O come Otranto, per l’Abbecedario Culinario d’italia – Ciceri e tria
L’allegra carovana dell’Abbecedario Culinario d’Italia, pensata, voluta e guidata con sapienza e tenacia dalla Trattoria Muvara, ha attraversato da Nord a Sud l’Italia e oggi è arrivata a Otranto! La Puglia ci accoglie nel suo splendore di luce e cultura, di bianche spiagge, olivi secolari, imponenti castelli e magiche cattedrali, splendidi palazzi, musica e tradizioni.
Da oggi, 16 luglio alla mezzanotte di domenica 29 luglio sarete miei ospiti alla tavola salentina, su cui poseremo i piatti saporiti e unici della cucina pugliese.
Che c’azzecco io con il Salento e la Puglia? Intanto me ne sono innamorata, perdutamente, tre anni fa, durante una splendida vacanza. Il legame è fortissimo, però, soprattutto a causa della Fotografa, che, per un quarto, è salentina (ecco dove ha preso quel carattere dolcissimo e tenace e quel suo essere, a volte, picciusa!! )
O, come oh che meraviglia questa terra splendente, antica e ricca!
O, come Otranto, a cui sono arrivata percorrendo la costiera che da Santa Maria di Leuca sfiora il mare e arriva alla città bianca e luminosa.
(Questo che segue è una parte di un post di tre anni fa)
Lungo tutta la litoranea, cornice dello splendido parco “Costa d’Otranto-Leuca-Bosco Tricase”, sorgono le antiche Torri Costiere, affacciate sul mare, risalenti per la maggior parte alla seconda metà del XVI secolo.
Molte di esse, vennero edificate per difendersi dalle incursioni dei pirati che giungevano dall’Albania, dalla Dalmazia e dalla Grecia, secondo un progetto del viceré Pedro di Toledo. Le torri costiere potevano essere di due tipi ed avevano funzioni diverse. Le torri di difesa, erano a pianta rettangolare ed erano dotate di catapulte ed armi da fuoco, le torri di avvistamento presentavano una pianta cilindrica.Sul finire del 1500 in tutto il territorio pugliese ne furono censite quattrocento.
E splendide masserie fortificate fanno capolino da centenari alberi di fichi.
Verso Otranto il panorama è più dolce: la costa si abbassa e si protende, quasi, a cercare l’oriente, che permea di sè questa zona raffinata e sensuale del Salento.
E Otranto ci accoglie con il suo fascino levantino e con la possanza del suo castello aragonese, che diede il nome alla celebre opera di Walpole, primo romanzo gotico della storia.
Affascinante e orientale, profumata di salsedine e gioiosa di luce, Otranto è splendida, nei suoi vicoli chiari, che portano ad un mare già mediorentale,
nelle sue piazze luminose
nelle sue ampie scalinate bianche
nelle sue case candide, accecanti nel sole del mezzogiorno, che immaginiamo fresche ad accoglienti,dietro le gelosie marine, nel segreto dei giardini interni.
L’imponente bellissima Cattedrale custodisce al fresco delle sue ampie navate tesori preziosi e le spoglie di coloro che furono trucidati durante l’invasione turca del 1480.
Passeggiando nel centro della città si resta incantati davanti a negozietti tentatori, ricolmi di prodotti tipici, profumati di spezie e finocchietto…
e si viene stregati dal sortilegio dell’ampia distesa del mare, immaginando partenze antiche, attese sognanti di fanciulle, promesse di amanti…ci vuol poco, qui, ad essere romantici!
Come vi dicevo, la Carovana dell’Abbecedario Culinario d’Italia, proveniente da Napoli, si fermerà in Salento fino al 29 luglio, per poi proseguire verso Pavia.
Come fare a partecipare alla raccolta? Facilissimo!
Postate sul vostro blog la ricetta pugliese che amate, aggiungete il logo dell’ Abbecedario e un link a questo post e poi lasciate un commento, sempre a questo post, con il link alla vostra ricetta, da oggi fino alla mezzanotte di domenica 29 luglio!
Avete ricette pugliesi già postate? Evviva, possono partecipare! Basterà semplicemente aggiungere il logo dell’Abbecedario e la frase
“Questa ricetta partecipa per la regione Puglia all’Abbecedario Culinario, organizzato dalla Trattoria Muvara“.
E se non avete un blog? Niente paura! Inviate un’e-mail a trattoriamuvara_at_gmail.com con la vostra ricetta e una foto e Aiuolik penserà a pubblicarla per voi: lasciate comunque il titolo della ricetta in un commento a questo post.
Tutto chiaro? Allora eccovi la prima ricetta!
La cucina salentina è cucina povera, fatta di farine poco raffinate, di verdure dell’orto o selvatiche, pesce azzurro, molluschi: poca , scarsissima la carne (le parti meno nobili dell’agnello, il cavallo..) . Proprio per questo è cucina di fantasia e di qualità e porta i segni delle tante dominazioni che si sono avvicendate in questa terra.
Il primo piatto che vi offro, per stuzzicarvi l’appetito, è un caso di archeologia vivente nel mondo della cucina (Luigi Sada, La cucina pugliese, ed.N&C) : Ciceri e tria, cioè ceci e pasta.
Il nome tria deriva dalla trasformazione dall’arabo itrìya, che significa vermicelli. Furono gli Arabi, nomadi, a pensare di essiccare le paste per lunghe conservazioni. Il nome itrìya dato ai vermicelli, si trova anche in siriaco e in aramaico, per indicare la pasta alimentare. Nei secoli, itrìya è diventato trii e in Sicilia e in Salento il termine è ancora utilizzato.
Ciceri e tria.
300g di semola di grano duro
200g di ceci secchi
1 cipolla
2 costole di sedano
1 foglia di alloro
1 spicchio d’aglio
olio evo
sale e pepe
Mettete i ceci a bagno la sera prima della preparazione.
il giorno seguente scolateli e metteteli in una casseruola (meglio di coccio) con abbondante acqua e una foglia d’alloro e fateli lessare per circa 1 ora e mezzo.
Intanto preparate la “tria”. Mettete la semola in una grande terrina e aggiungete gradualmente acqua tiepida, a sufficienza per ottenere un impasto liscio e compatto. Lavoratelo per qualche minuto, poi lasciatelo riposare per mezz’ora, coperto da un canovaccio.
Stendete ora la pasta in una sfoglia abbastanza sottile e tagliatela a strisce, di circa 1,5 cm .
Scolate i ceci, rimetteteli a cuocere in poca acqua bollente con la cipolla, l’aglio, il sedano per mezz’ora.
Intanto cuocete al dente metà della pasta in acqua bollente salata e l’altra metà la friggerete in olio evo, in una larga padella.
Eliminate la cipolla, l’aglio e il sedano dai ceci, unite la pasta lessata e quella fritta. Condite con un poco di olio della frittura e un filo d’olio crudo. Aggiustate di sale e pepe e servite.