La curiosità di provare un luogo che scegli quasi per caso. Meglio, che la tua amica Daniela sceglie per te, perché ieri sera la cena l’ha decisa lei. E ne sono felice.
Borgo San Paolo a Torino. Quartiere popolare amato dal mondo dell’arte, con le Fondazioni Sandretto e Merz che animano questo volto della cultura torinese. Ma anche nuovo polo di residenza universitaria con il Campus San Paolo che, una volta a regime, ospiterà oltre 500 posti letto. Bene, qui ha aperto un paio di anni fa Ciclocucina, un piccolo ristorante che basa la sua filosofia su un binomio ben preciso: l’amore per il ciclismo e per la buona tavola. In cucina Fabrizio Platzer, sportivo e cuoco di ultima generazione perché qualche anno fa ha deciso di rimettersi in gioco attraverso la sua personale passione per il cibo.
Fabrizio cambia lavoro, apre con la compagna questa attività in una zona poco frequentata, non per caso, ma per scelta. “Se la mia cucina piacerà – racconta simpaticamente – le persone si muoveranno e verranno fino a qui”. E in questi anni pare che non si sia sbagliato. Anzi, meno male che si sono imprenditori così, che con lungimiranza cercano di contribuire alla “rinascita” di zone lontane dal centro cittadino e in forte ricerca di identità. E chissà che anche per il Borgo San Paolo non sia finalmente arrivato il momento giusto di svoltare, visto il fermento che ultimamente lo contraddistingue .
Ciclocucina è aperto solo la sera, dal martedì al sabato. Il menù cambia settimanalmente pur mantenendo i must in carta come l’insalata russa veg, le acciughe al verde, gli spaghettoni freschi burro, acciughe e pan grattato, l’hamburger La Granda presidio Slow Food e il Tiramisù espresso. Inutile dire, si capisce già, che l’offerta rispecchia la tradizione piemontese (dicono che sia da provare la bagna caoda) e strizza l’occhio con qualche piatto alle esigenze dei vegetariani. I formaggi sono dell’Azienda Agricola Corbusier di Novalesa, la birra del Birrificio San Paolo, il pane del Forno del Borgo di Avigliana, la verdura di stagione e a km zero, le bibite Lurisia. E qui, dove è possibile anche effettuare il servizio di take away, si possono acquistare il cioccolato di Modica della Cooperativa Quetzal, il fagiolo Badda presidio Slow Food e alcuni prodotti forniti dalla coop. Mondo Nuovo- Altromercato: riso basmati, couscous, riso thai, riso rosso; zucchero: picaflor, dulcita, mascobado; caffè da moka: pregiata, classica, intensa; tè in filtri: verde, nero, nero all’arancio e spezie, ai frutti di bosco, alla menta e mango-vaniglia; tisane: della luna, della terra, del sole; golosità come la crema spalmabile cajita.
Ma veniamo alla bicicletta. Oltre all’ambientazione del locale che richiama questo sport (non dimenticate di guardare le maniglie delle porte), Ciclocucina è ormai diventato un punto di riferimento per gli appassionati del settore: qui infatti si organizzano eventi, si presentano libri, si discute di viaggi, di sport, di passioni comuni. “Perché pedalare – spiegano – è sentire l’odore dell’aria, avere male alle gambe in salita e i muscoli tesi in discesa, ascoltare il silenzio correndo da soli e contare sulla solidarietà della strada in mezzo a un gruppo di volti che non hanno bisogno di nomi. E perché il cibo è sentire l’odore di un piatto genuino che sa tanto di tradizionale e di terreno di casa, è riconoscerne uno di cucina «lontana» che invece corre su una strada del Sud o del Nord del mondo. Ruote e cucina dunque insieme per sentirsi in un luogo come si potrebbe stare su un sellino: quella postazione d’equilibrio da cui puoi prendere una nuova direzione ogni volta ti venga in mente, solo o fra persone che non vorrebbero essere altrove”. Bravi!