Pubblicato da Maria Grazia Casella
Buona parte del suo territorio è Patrimonio dell'Umanità. E come se non bastasse è anche considerato la culla della Dieta Mediterranea, iscritta, sempre dall'Unesco, nella lista dei patrimoni culturali immateriali dell'Umanità. Un doppio riconoscimento, più unico che raro, per il Cilento. E per me, due buonissimi pretesti per visitare questa zona del salernitano con il blogtour #salernoC2C organizzato in collaborazione con #Tbnet. Un viaggio che mi ha portato a scoprire per la prima volta il territorio del Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano, considerato dagli esperti dell'Unesco il parco mediterraneo per eccellenza, in quanto racchiude tutti gli elementi, naturalistici, artistici, culturali e gastronomici, che lo contraddistinguono. Ecco quali sono, dove trovarli ed, eventualmente, gustarli.
I templi di PaestumUn vero e proprio nubifragio infuriava su Paestum il giorno della nostra visita, ma ciò non ci ha comunque impedito di ammirare ciò che resta di una delle più belle città della Magna Grecia, considerata la porta del Parco Nazionale del Cilento. Protetti da chilometri di cinta muraria, i templi dorici di Paestum, risalenti al VI e V sec. a.C., si ergono in tutta la loro magnificenza. Il tempio di Hera, che si innalza solenne nella campagna con le colonne doriche del porticato, è una vera apparizione.
L'affianca il tempio di Poseidon, l'esempio più classico e perfetto di tempio dorico del mondo greco, mentre il Tempio di Cerere, più distanziato, sorge all'estremità settentrionale della zona sacra. Gli scavi riguardano una vasta area, che va ben al di là dei tre templi principali. Se avete tempo, potete quindi visitare altre grandiose rovine come le terme, il portico del foro, l'anfiteatro.
Paestum
Gita in barca a Capo PalinuroLa costa cilentana è un susseguirsi di belle spiagge, centri balneari e aree marine protette, come quelle di Santa Maria di Castellabate e di Costa degli Infreschi. Palinuro è famosa per il suo mare, ma se vi trovate in zona non perdetevi l'escursione in barca alle grotte marine di Capo Palinuro, che vi rivelerà paesaggi e ambienti naturalistici integri, accessibili solo dal mare. Imbarcatevi sui battelli della Cooperativa Palinuro Porto e via verso le grotte: durante la gita ne visiterete almeno quattro, una più sorprendente dell'altra, garantito.
La Grotta Azzurra di Capo Palinuro
La prima tappa è alla straordinaria Grotta Azzurra, meno famosa di quella di Capri, ma non meno suggestiva. Del resto, il gioco di luci e colori è lo stesso, prodotto dai raggi del sole che filtra all'interno da un cunicolo situato a 18 metri di profondità. A differenza della grotta caprese, però, qui non c'era il circo di barcaioli e turisti vocianti, ma eravamo gli unici visitatori, quindi abbiamo potuto goderci questa meraviglia naturale in tutta tranquillità.
Circumnavigando il capo, visiterete poi la grotta del Sangue, dove l'acqua ha un'inquietante sfumatura rossastra; quella Sulfurea, caratterizzata dalla presenza di fenomeni idrotermali; e quella dei Monaci, piena di stalagmiti che sembrano, appunto, fraticelli col saio. Alla fine, approderete alla strepitosa Baia del Buon Dormire, un nome che è tutto un programma, per un tuffo memorabile nelle acque che, secondo la leggenda, erano l'antica dimora delle sirene.
Capo Palinuro
Una gastronomia Patrimonio dell'UmanitàForse non lo sapete, ma i benefici della Dieta Mediterranea, il più virtuoso tra gli stili di vita alimentari, dichiarato dall'Unesco patrimonio culturale immateriale dell'umanità, emersero da uno studio condotto proprio nel Cilento negli anni '60 e '70. La ricerca evidenziò una maggiore longevità delle popolazioni di quest'area rispetto a quelle dei paesi anglosassoni e del Nord Europa. Merito del regime ricco e bilanciato di alimenti, che privilegia alcuni ingredienti come cereali, verdura e frutta, olio d'oliva e legumi, e in misura più ridotta pesce, carni e formaggi. Un modello alimentare che ha anche un grande valore culturale, visto che si fonda sul rispetto del territorio, della biodiversità e delle tradizioni.
Lavorazione della mozzarella di bufala dop al caseificio Barlotti
Sarà anche per questo che ogni volta che ci si siede a tavola, da queste parti, è una festa.
Avete mai assaggiato una mozzarella di bufala campana dop appena fatta? Un'esperienza quasi mistica, vi assicuro. Che potete fare anche voi nei numerosi caseifici sparsi nella piana del Sele. Noi ci siamo fermati da Barlotti, a Capaccio Paestum, a due passi dagli scavi, dove dopo aver visitato le stalle in cui vengono allevate le bufale, abbiamo assistito alla lavorazione a mano della mozzarella secondo il metodo tradizionale. E poi degustato il prodotto finito ancora tiepido, che letteralmente si scioglieva in bocca. Una vera bontà!
Se le mozzarelle di bufala sono universalmente note e le trovate anche al super sotto casa, qui scoprirete piatti e prodotti che difficilmente potrete gustare altrove, perché indissolubilmente legati al territorio cilentano.
Antiche ricette cilentane tutte da gustareCome gli spaghetti con le alici di menaica e pan grattato, piatto semplice ma gustosissimo che ci è stato servito al ristorante del Grand Hotel San Pietro di Palinuro. Questo tipo di alici, presidio Slow Food, si chiamano così perché pescate ancora con la menaica, un tipo di rete tradizionale, dai pescatori della costa cilentana e messe in salagione in vasetti di terracotta secondo tecniche antichissime.
Spaghetti con le alici di menaica e pan grattato
Se però volete fare una cena completa a base di piatti tradizionali e antiche ricette della più autentica cucina cilentana, non dovete far altro che andare alla Cantina del Marchese a Marina di Camerota, dove vi aspetta un'esperienza che non dimenticherete facilmente.
Nonostante sia sul mare, non stupitevi di trovare una cucina tipicamente di terra, in cui predominano legumi, erbe selvatiche, formaggi e salumi, come il caciocavallo podolico o le soppressate e salsicce dei norcini della zona, tanto per cominciare. Poi lanciatevi su piatti veraci come i fusilli di farina di castagne con funghi porcini, i cavatelli con il ragù di castrato, i ceci maritati (gustosa zuppa di legumi e cereali) e, last but not least, la maracucciata.
Scommetto che non l'avete mai sentita nominare, vero? Nemmeno io, prima di questa prelibata cena alla Cantina del Marchese. Si tratta di una polenta di farina di maracuoccio di Lentiscosa, un legume simile al pisello, coltivato solo nei dintorni di Camerota. Buonissima, viene servita insaporita con cipolla e crostini di pane rosolati in olio. Un piatto terragno, semplice e povero, ma che è l'emblema della ricchezza della biodiversità di questo territorio.
Fusilli di farina di castagna con funghi porcini della Cantina del Marchese