Infatti, nonostante il parere positivo di Spicy, Ciliegine non mi è piaciuto molto.
Opera prima di Laura Morante in veste di regista e di co-sceneggiatrice, oltre che di protagonista, il film, francese, si svolge a Parigi. La Morante interpreta Amanda, una donna nevrotica che non riesce a trovare un uomo di cui innamorarsi: quelli che incontra infatti sono pieni di difetti che in realtà negli “uomini normali” (ma anche nelle donne!) sono la regola, ma che lei non riesce proprio a tollerare. La sua amica, le fa conoscere un collega, Antoine (interpretato da Pascal Elbé) che, per un banale gioco di equivoci, lei crede sia gay. Il film racconta l’evoluzione di quest’amicizia che nasce e cresce basandosi su questo dubbio iniziale.
Sulla trama, come nostra abitudine, mi fermo qui (anche se è così banale da non configurarsi alcun pericolo di “spoiler”).
Per il resto cosa dire? La nevrotica Morante sembra la trasfigurazione femminile di Woody Allen; lui, il gay o pseudo gay di cui Amanda si innamora, è un personaggio appena accennato. Per non dire un pesce lesso: sia nella recitazione sia per il ruolo assegnatogli. In sostanza chi la fa da padrone è la Morante stessa che emerge in modo asimmetrico rispetto al resto del cast: non tanto perché è brava (non dico che non lo sia), ma per lo scarso valore dei colleghi di cui si è circondata. Tutto ciò lo dico dal basso della mia inesperienza, sia chiaro! La storia non posso dire che non sia piacevole: l’idea di fondo è carina, ma è rimasta un po’ troppo “di fondo”. Diciamo che bastava poco poco per darle un po’ di spessore e riuscire a fare la differenza.
Vi serve altro?
Ah! Si! Una cosa positiva c’è: io sono sempre convinta che i film mi piacciano solo perché vado al cinema tanto di rado, per cui temo sempre di avere poche pretese culturali dal punto di vista cinematografico. Dopo aver visto Ciliegine, e averlo considerato una bufala, invece, almeno la mia autostima in materia è decisamente salita.