Arrivo a casa, svuoto lo zaino, non faccio in tempo a stendermi sul divano. Battere il ferro quando è ancora caldo…….
Dopo due giorni in Catinaccio, oscurata da tanta bellezza, la testa fa pendere l’ago della bilancia in favore delle Dolomiti. C’è urgente bisogno di compensare e quindi si va sulle Alpi Giulie, medicina necessaria affinchè il corpo e la mente riacquistino il loro equlibrio.Non serve fare una grande sfacchinata, basta andare a vedere dove sono, ammirarne le conosciute forme, le creste, i pinnacoli e le cime. Abbiamo bisogno di un balcone privilegiato dove star lì, solo a guardare.Marisa propone Cima Cacciatore, io sono ancora che mi preparo che le è già seduta in macchina. Almeno il tempo di togliere qualche sassolino di Re Laurino colorato di Enrosadira dagli scarponi, no, neanche quello, si parte. Arriviamo a Camporosso, è lunedi e non c’è molto traffico, così decidiamo di fare i turisti e imbrogliamo sul dislivello salendo al Lussari con la funivia, le mie ginocchia ringraziano.L’arrivo al Santuario, solito colpo d’occhio che ridà serenità e tranquillità, dietro già spunta cima Cacciatore e il Montasio con la cresta dei Draghi. Velocemente attraversiamo il paesino del Lussari, poi chiudendo gli occhi per non vedere il risultato dei lavori necessari alle piste di sci ( li riapriamo un attimo per un saluto misto a commozione alla cappelletta dove ‘è una bella targa in legno con dedica a Luca Vuerich) raggiungiamo l’inizio del sentiero per la cima.
Non ci si mette molto ad arrivare su, pertanto cerchiamo di goderci un bel tratto di boschetto, tra pini e larici, scorci panoramici sul Montasio, sull’Alta Spragna e sulla Val Saisera.
Raggiunto l’anfiteatro roccioso sotto la cima ci fermiamo un attimo. Bellissima vista sul Lussari, sulle ultime propaggini arrotondate delle Alpi Carniche e sul catino di pietra con quella strana erba a forma di cuore proprio al centro.
Un breve tratto ripido sulla destra del catino. Poi dentro uno stretto canale un po’ più tortuoso accompagnati da un cavetto passamano utile a ridurre praticamente a zero le difficoltà e si sale in cima.
Fortunatamente e stranamente non c’è nessuno, solo dopo un po tre , quattro persone ci raggiungono. Così nella pace e nella tranquillità della vetta, senza troppe fatiche, dopo un rintocco di campana e una firmetta sul libro di vetta ci godiamo le Giulie in prima fila, catturando contorni e profili tra l’azzurro del cielo, il controluce del sole e i giochi bizzarri delle nuvole.
Belle, archittettoniche, aspre e selvagge, maestose e romantiche.
Prima di scendere per una visita al paesino del Lussari un bel venticello arriva da est, gioca con il Mangart e le nuvole, poi ti accarezza dicendo: “ senti che aria buona” ………………..