Ebbene ho trascorso 7 gg in Cina. Era da alcuni anni che pensavo di voler andare a vedere di persona come vivesse nella sua terra la gente che più velocemente si sta diffondendo per il mondo e più o meno alla luce del sole lo sta iniziando a dominare. Vedere le case, assaggiare il cibo, sfatare o confermare i miti che troppe volte si basano sul sentito dire. Ecco la missione.
Pechino
È iniziato tutto in un'atmosfera polverosa a Pechino, anche detta Beijing. Una cappa di inquinamento colossale ci ha accolti in una capitale da 20 milioni di abitanti. Ecco la prima constatazione: le polveri sottili e lo smog sono una realtà tangibile. Le auto in numero incredibile erano tutte ricoperte di uno strato bianco, esattamente come le foglie di tutti gli alberi lungo la strada. Quando poi ho passato la giornata a camminare in giro, ho avvertito nitida la necessità di una doccia. L'accumulo orribile di particolato è stato testimoniato da una soffiata del naso che sembrava più la pulizia di un camino.
Il traffico mi ha messo decisamente in crisi. Provenendo da Napoli pensavo di averle viste tutte, ma la follia di cambi di direzione, l'indisciplina irrequieta e l'assenza completa di regole e di qualsiasi controllo, mi hanno veramente sconvolto. Tassello importante tuttavia delle conclusioni cui sono al fine giunto, posso aggiungere che in Cina ci sono moltissime auto, una gran quantità vecchie e chiaramente usurate, ma soprattutto ci sono milioni di cinesi che hanno fretta. Poi c'è stata una prima immersione nella massa liquida di teste e corpi. La metropolitana stracolma dove il contatto fisico non è delimitato. È terribile consuetudine non tenere per sé la propria saliva: starnuti e sputi sono condivisi con i passanti e i vicini. Forse l'effetto aviaria non ha creato alcun cambiamento culturale. Nessun giudizio morale su questo comportamento. Solo una diversa abitudine igienica. D'altronde anche il dubbio su che cosa accadrebbe al mondo se un miliardo di cinesi utilizzassero i fazzoletti di carta.
Xian
E da Pechino a Xian. Non dirà molto a molti questo nome. Ben più facile che si sappia del poderoso esercito di terracotta. Una magnifica follia imperiale che testimonia uno splendore culturale indimenticato, ma forse anche un po' sepolto.
Ma anche Xian una città imperiale fondamentale. E i suoi monumenti a testimoniare epoche andate. Anche qui con un pezzo di tarocco: la maggior parte edifici ricostruiti per essere contemporaneamente memoria e bene comune. In un mix a volte sconcertante di tradizione che si mescola alla nuova Cina degli edifici enormi, nuovi e allo stesso tempo troppo spesso dozzinali.
Shanghai
Ma è anche forse la città che più possiamo comprendere. L'antica porta alla Cina è oggi un centro finanziario irrinunciabile per il mondo e conseguentemente ricco di influssi ormai indistinguibili e che fanno sentire coinvolti tanti, ma forse a casa nessuno. Un albergo neutro per una gran massa. Una casa instabile per tanti altri che aspettano che il loro tetto venga schiacciato dal pachidermico piede dell'ennesimo colosso di cemento armato. Risucchiati innaturalmente ad altezze vertiginose, lottano tutti per la propria stabilità. Tra 24 linee della metro e decine di viadotti e di uscite dell'autostrada, gli uomini sono punti consapevolmente invisibili che non possono riconoscersi.
È tuttavia una città discoteca perché riesce a stupefare con suoni e colori. Cosa resti di questa modernità tanto attuale eppure tanto anacronistica non è chiaro. Non credo che vivere in un simile ambiente sia facile. L'impressione è che la droga della velocità sia assorbita in modo inconsapevole e che poi renda inaccettabile un rallentamento. Effetti collaterali si vedranno nel lungo termine...