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Cina, inaugurato in Tibet l’aeroporto più alto del mondo

Creato il 22 settembre 2013 da Jackfide

watoday
Il “mondo perduto” è sempre meno prossimo al paradiso. Sulle cime delle montagne dove un tempo viaggiavano i missionari da cui James Hilton trasse ispirazione per scrivere Orizzonte perduto, cominciano a rimbombare gli echi di una deprecabile speculazione che potrebbe trovarsi solo agli inizi; le prime premonizioni sono riscontrabili nel rumore dei motori degli aerei che prendono quota.

Ad inizio settimana sono ufficialmente iniziate le operazioni di volo presso Daocheng Yading, l’aeroporto civile più alto del mondo, inaugurato dal governo cinese con l’intento di promuovere il turismo nella prefettura tibetana di Garzè, situata nella parte occidentale della provincia di Sichuan. Ma lo scopo recondito della realizzazione dello scalo punta ad estendere e rafforzare il dominio politico di Pechino su un territorio tanto vasto quanto strategico, in una zona del Tibet calda e irrequieta dal punto di vista delle proteste contro le repressioni del governo centrale. Domi militiaeque, il campo aviatorio permetterà alle truppe governative di raggiungere l’are

Daocheng Yading
a nel più breve tempo possibile. Soprattutto in caso di rimostranze da parte della comunità tibetana, come quelle che infervorarono nel 2008.

Posto ad un’altitudine di 4.411 metri sul livello del mare, l’aeroporto di Daocheng Yading supera e surclassa lo sbarco che in precedenza è stato titolare del primato. Si tratta dello scalo Bangda, sempre nella Regione Autonoma del Tibet, che si trova a 4.334 metri di altezza. L’area rappresenta una via d’accesso fondamentale per il Tibet; nondimeno sembrano essere ambigui i presupposti di Pechino, sintetizzabili nella massima di Seneca “chi ha minori desideri ha minori bisogni”. Così, con l’idea di promuovere il turismo come strumento di “attenuazione” del dissenso della popolazione tibetana, la magnus opa di Daocheng mira alla stabilizzazione della regione attraverso lo sviluppo economico. Si calcola che, nel corso del tempo, Pechino abbia speso complessivamente 3,68 miliardi di dollari per la costruzione nell’area circostante di una serie di aeroporti poco utilizzati, senza dimenticare la realizzazione della ferrovia “più alta” del mondo, che collega la capitale del Tibet, Lhasa, al resto della regione.

Secondo i media statali, i voli dall’aeroporto di Daocheng Yading ridurranno notevolmente i tempi di viaggio. Si stima che per effettuare la tratta da Daocheng Yading a Chengdu, capitale della provincia del Sichuan, si passerà dalla media di due giorni in autobus ai soli 65 minuti in aereo. Ma in alta quota, a causa dell’aria rarefatta, i motori degli aerei producono spinte idrodinamiche inferiori. Così, le ditte impegnate nella costruzione dello scalo hanno pensato di montare una pista d’atterraggio più estesa: il circuito di Daocheng Yading è lungo 4.200 metri e misura soltanto 242 metri in meno della pista dell’aeroporto John F. Kennedy di New York.

Nella speranza che i turisti sarebbero stati attratti dal richiamo della terra himalayana, le autorità governative nel 2001 hanno deciso di cambiare il nome alla contea di Zhongdian, ribattezzandola in Shangri-la, l’Eden immaginario descritto nel romanzo di James Hilton del 1933. Ma al di là della straordinaria e unica bellezza di questa regione, ogni presunta apparenza di quiete è continuamente minacciata dalle repressioni del governo di Pechino, che riportano all’inferno delle auto-immolazioni compiute dai monaci tibetani in segno di protesta. D’altro canto la realtà è quella cosa che, anche se smetti di crederci, non svanisce. Questo vale perfino nel “fantastico” mondo perduto di Shangri-la.

@JackFide



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