Cina: l’albero dei soldi (1)

Creato il 12 marzo 2013 da Davide

Con la crisi attuale e la teoria sulla ‘decrescita felice’ promossa da un accademico francese comodamente acquattato nel suo studio prestigioso, da dove sforna teorie per acchiappare diritti d’autore, ben sapendo di non dover pagare mai le conseguenze delle fesserie che scrive, viene bene un interessante post da un blog . In effetti, per poter avere un welfare triplicato e pagato dalla deindustrializzazione dell’Italia, ossimoro economico quant’altri mai, ci vorrebbe l’albero dei soldi. Sembrerebbe un modo di dire, che orecchia l’albero della cuccagna, ma la verità è che esiste davvero.
Una versione celtica esiste nello Yorkshire, ed è più un albero dei desideri, solo che invece di gettare una monetina in acqua gli abitanti del luogo la conficcano su un albero, come si vede dalle foto qui.

E’ stato da poco celebrato il Capodanno cinese, e un regalo tipico, che va bene fare anche in altre occasioni è quello di donare la Pachira aquatica, o castagna di Malabar, una Bombacoidea della famiglia delle Malvaceae originaria del Centro-Sudamerica e commercializzata come Albero dei soldi o albero del denaro. Attualmente è una voce importante nell’export agricolo di Taiwan, grazie alla moda che si è diffusa di portafortuna per uomini d’affari e al fatto che esiste anche la graziosa forma bonsai. L’albero era da tempo popolare in Giappone, ma nel 1986 un cinese di Taiwan cominciò a coltivare le prime cinque piante in vaso da alcuni semi; dato che era un camionista, è probabilmente lui il povero contadino che, secondo la leggenda legata all’albero, pregò per avere soldi, trovò la strana pianta dal tronco intrecciato in un campo, la portò a casa e diventò ricco vendendo le piante cresciute dai suoi semi. Dal Giappone e Taiwan in seguito la pianta ebbe sempre maggiore successo diffondendosi nel resto dell’Asia orientale e di qui all’Europa e all’America come pianta da appartamento legata al successo finanziario e talvolta ornata da nastri rossi. E qui comincia a confondersi, soprattutto nei centri commerciali e nei negozi asiatici, con l’albero di natale, fornendo un eccellente esempio di sincretismo culturale moderno.
L’albero dei soldi esiste anche come soprammobile come si vede qui. In questa versione è invece l’attualizzazione di un vero albero dei soldi assai antico; si può vederne un bellissimo esempio all’eccellente MOA di Torino (una visita obbligatoria, portatevi le scarpe comode), qui. E’ l’albero delle monete con supporto a forma d’orso, in bronzo parzialmente dorato, supporto in terracotta grigia con pigmenti e pietre turchesi, alto 139 cm e proveniente dalla regione dello Sichuan, dinastia degli Han Orientali, II– inizio III secolo d.C. L’ l’Albero delle monete, riprendente vari temi legati all’immortalità, è un importante esemplare di una tipologia di oggetti funerari utilizzata unicamente tra la fine del I e l’inizio del III secolo d.C., in una porzione di Cina sudoccidentale piuttosto ristretta. Gli alberi delle monete, alquanto suggestivi, sono reperti rari proprio per via della brevità del loro impiego e della limitatezza dell’area nella quale furono utilizzati, nonché per l’estrema fragilità di rami e tronco (spesso, infatti, di essi sono stati rinvenuti esclusivamente i supporti in terracotta). Tra i vari contenitori raccolti, da ricordare l’urna Hunping proveniente dalla Cina meridionale (dinastia Jin, 280-316 d.C.), che ben testimonia l’integrazione del buddismo indiano con le credenze religiose locali. Questo tipo di vasi veniva abitualmente deposto nelle tombe successivamente al rito funebre, in modo da accogliere e proteggere l’anima del defunto ma, altresì, al fine di preservarne i discendenti da ipotetiche influenze negative.
Le leggende cinesi parlano di un albero (yaoqianshu 摇钱树) che quando è scosso fa cadere dai rami delle monete e alcune storie sono persino menzionate in antichi testi cinesi come le Cronache dei Tre Regni (san guo zhi 三国志) scritte da Chen Shuo nel III secolo d.C. , che documentano la turbolenta storia degli antichi stati di Wei, Shu Han e Wu tra il 189 e il 280 d.C. .

Secondo le Cronache, un giorno un certo Bing Yuan scoprì una stringa di monete per terra mentre camminava lungo un’importante arteria viaria e, dato che non era in grado di scoprire il proprietario, appese la stringa a un albero vicino e se ne andò. All’epoca le monete erano rotonde con un foro quadrato al centro e infilate in stringhe. Altri viaggiatori arrivarono sulla strada, notarono la stringa di monete appesa all’albero e, credendo che la stringa fosse là perché si trattava di un albero sacro, aggiunsero altre stringhe all’albero, desiderando che l’offerta portasse maggiore ricchezza e fortuna in futuro, secondo un antico uso che si trova anche in Europa. E’ interessante notare che, lungi dal rubare la stringa iniziale o quelle che si accumulavano, i viaggiatori continuarono a far accumulare all’albero denaro. (segue)


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