La crisi dell’economia mondiale sta ora colpendo la Cina. La tigre asiatica, che per qualcuno sembrava inespugnabile, sta mostrando la propria vulnerabilità. Si parla infatti che in un prossimo futuro la Cina vedrà un maxi-taglio dei posti di lavoro. Un terremoto del comparto economico che non tarderà certo a ripercuotersi nel tessuto sociale del Paese. Qualcuno parla già addirittura di ripercussioni a livello mondiale col sorgere di nuovi flussi migratori. I dati sono allarmanti: 1,8 milioni di disoccupati sono attesi in breve tempo. Il settore colpito da quest’ondata di maxi-licenziamenti è principalmente quello siderurgico. A darne la notizia allarmante è stato Yin Weimin, il ministro delle Risorse umane e della Sicurezza sociale.
Da qualche tempo l’economia della Cina sta perdendo la forza e la compattezza che l’hanno per tanto contraddistinta. Ora il governo è costretto ad adottare misure straordinarie per limitare – quanto possibile – l’annichilimento dell’economia del Paese. Bisogna affrettarsi per “ridisegnare il sistema industriale della Cina”, che sta subendo attualmente la rivoluzione dell’economia mondiale. Le parole del ministro cinese, Yin Weimin, hanno letteralmente allarmato i vertici dello Stato in occasione di una recente conferenza stampa. Sono attesi 1,3 milioni di licenziamenti nel settore del carbone, ai quali si aggiungerebbero altri 500mila futuri disoccupati del comparto siderurgico. Un terremoto per la Cina di Xi Jinping, che sta tremando di fronte a un cambiamento epocale.
Qualcuno ha fatto presente che mai in passato un funzionario di governo aveva reso noti pubblicamente i dati di una simile “catastrofe”. “Forse” dice qualcuno, “l’entità del disastro si può evincere già da questo. Dall’impossibilità di nasconderlo agli occhi della gente comune”. Nessuno poteva prevedere una simile battuta d’arresto per la principale delle tigri asiatiche dopo Hong Kong, Taiwan, Singapore e Corea del Sud. “Che un’economia possa rallentare” dice qualcuno, “ci può anche stare. Ma un’esplosione simile con quasi 2 milioni di posti di lavoro persi è una vera e propria catastrofe sociale”. E’ una Cina che soffre quella di oggi. Una Cina che sta faticando a stare al passo coi tempi, e si vede probabilmente inghiottire dalla rivoluzione che da qualche anno ha investito l’economia del mondo.
L’unico modo per controbilanciare l’attuale emorragia della Cina è trovare una valida strategia di reinserimento di quanti perderanno il posto di lavoro. “Non possiamo certo porci obiettivi differenti. Chi perde il lavoro ha diritto di trovarne un altro. E’ una questione di principio” spiega qualcuno. Ma dai vertici del potere fanno sapere che sarà un compito difficile. Un’economia consolidata nel tempo si è improvvisamente arrestata e sta ora presentando le prime notevoli fratture. Il ministro Yin Weimin si dice ottimista, ma non nega la complessità della situazione odierna in Cina. Intanto il governo di Pechino è pronto a stanziare 15,27 miliardi di dollari in un biennio per “trasferire i lavoratori e sopperire ai vuoti del comparto industriale”. Buona parte di questi soldi verrà stanziato per i settori energetici del carbone e del siderurgico, là dove per l’appunto si sono avvertite le sofferenze maggiori. L’economia della Cina sta affrontando grandi pressioni, mentre le industrie presentano difficoltà notevoli nella produzione. Quello che avverrà nei prossimi mesi in Cina può essere solo stimato, anche se per qualcuno le conseguenze non si verificheranno soltanto internamente.
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