Proprio recentemente, leggendo un pezzo di Bradipo, mi è tornato alla vista un titolo per me “temutissimo”, uno di quelli dai quali io me ne sto cautamente alla larga. Non parlo di pellicole dell'orrore, né di film strappalacrime che, a volte, ci vuole un po' di fegato per vedere anche quelli. No. Parlo di film che incutono semplicemente disagio. Puro disagio. Non ho potuto fare a meno comunque di leggere il pezzo di Bradipo che recensiva l'ultimo di casa The Human Centipede. Questo è uno di quei titoli che a me di disagio ne crea assai. Confesso subito di non aver visto nessuno dei tre Centipede, quindi, non conoscendoli, non provo neanche a giudicarli dal punto di vista filmico. Li prendo solo come riferimento per una riflessione. Il cinema è arte, e su questo non ci sono dubbi. Espressione artistica allo stato puro. Ma quando il soggetto rappresentato è squallido, quando si mette in mostra la degrazione umana, quando lo schermo si fa vetrina di un disagio che spinge lo spettatore sulla misera soglia dubitativa, è ancora “arte”o solo spettacolarità? Non riuscirò mai a rispondermi perchè, probabilmente, ogni film è un caso a sé. Però di fronte al disagio che ho provato per pellicole come Salò o le 120 giornate di Sodoma, per esempio cito questa (e l'ho vista), mi viene ancora di più il dubbio che io di cinema non ci capisco un cavolo. Condanno lo squallore perchè non lo reggo di stomaco o forse perchè non so riconoscerci un fondamento artistico che giustifichi lo sforzo. Certo anche la degradazione umana va saputa rappresentare e di certo Pasolini l'ha rappresentata in tutta la sua ripugnanza. Il disagio che si può provare di fronte a titoli di questo tipo è probabilmente la testimonianza della buona riuscita della pellicola, che non è stata concepita per appassionare il pubblico ma per turbarlo. Per parte mia però resta inevitabile la conigliata. E anche qui è il caso di dire che è proprio questione di gusti.
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