Magazine Società

Cinema - Fellini secondo Scola (Che strano chiamarsi Federico) - di Angela Laugier

Creato il 22 settembre 2013 da Tafanus
Scola-felliniRecensione del film: "CHE STRANO CHIAMARSI FEDERICO – SCOLA RACCONTA FELLINI" (di Angela Laugier)

Regia: Ettore Scola

Principali interpreti: Giulio Forges Davanzati, Tommaso Lazotti, Maurizio De Santis, Giacomo Lazotti, Emiliano De Martino – 90 min.- Italia 2013

Fellini se ne andò vent’anni fa, il 31 di ottobre del 1993. E’ prevedibile, oltre che sperabile, che per quella data vengano riproposti alcuni dei suoi film in TV e che molti giornalisti, critici e intellettuali approfondiscano l’importanza della sua figura nella storia del cinema.

Ettore Scola, da parte sua, gli ha dedicato il piccolo e prezioso omaggio di questo film, presentato fuori concorso all’ultimo Festival di Venezia, che ha il pregio di ricordare a tutti noi il maestro indimenticabile di una indimenticabile stagione del nostro cinema, senza l’enfasi retorica o trionfalistica che di solito si accompagna a queste celebrazioni, e che mantiene, anzi,  per tutta la sua durata, il carattere dell’affettuosa rievocazione di un amico, di dieci anni più anziano, conosciuto nella redazione del Marc’Aurelio, ma noto a lui fin da piccolo, quando leggeva per il nonno gli articoli che Fellini pubblicava su quel giornale.

A Roma e al Marc’Aurelio, Fellini era arrivato nel 1939 direttamente da Rimini, portando con sé una cartella piena di disegni, schizzi, scritti umoristici, racconti e sceneggiature, oltre che molte speranze per il suo futuro nella capitale. Scola entrò al Marc’Aurelio molto più tardi, nel 1948, dopo cinque anni di chiusura del giornale, mentre Fellini, ormai fuori, stava trovando la sua strada nel cinema, come sceneggiatore di importantissime pellicole, come Roma città aperta e Paisà di Rossellini. Diventati amici, Scola gli fu compagno inseparabile di scorribande notturne per le strade della capitale, dove Federico indugiava volentieri a chiacchierare con personaggi stravaganti, estrosi e trasgressivi, curioso com’era degli uomini e dei loro comportamenti, materia prima importantissima che avrebbe rielaborato e inserito nei suoi film. La ricostruzione di questi momenti è sorridente e lieve e ci introduce nel mondo felliniano, fatto di invenzioni fantastiche, di meraviglia per la varietà e la ricchezza dell’agire umano, e anche di molta voglia di trasgressione, accompagnata sempre dal desiderio di protezione sicura e indulgente, costituita dai valori più autentici della tradizione civile e religiosa. In questa luce, secondo Scola, può essere letta l’intera filmografia di Fellini, ma anche la sua vita, che nel momento dell’addio parve essere quasi simboleggiata dalla scenografia della camera ardente: due carabinieri che vegliavano su di lui, grande e fantasioso visionario, bugiardo e trasgressivo, novello Pinocchio fra i gendarmi, sullo sfondo del famoso Studio 5 di Cinecittà, fucina delle meravigliose e magiche invenzioni felliniane, capaci di illudere e incantare migliaia di spettatori.

In questa commossa rievocazione non mancano rapide carrellate sui suoi film, nonché divertenti cenni sui suoi rapporti con gli attori: il suo alter ego Mastroianni, prima di ogni altro, al quale, curiosamente, egli non volle affidare l’interpretazione di Casanova. Spezzoni di pellicole e registrazioni vocali, che si alternano ai ricordi personali di chi aveva collaborato ai suoi lavori, ci consegnano il bellissimo e tenero ritratto di un uomo grandissimo.

Vorrei aggiungere, ma senza cattiveria: si dice che dietro un grande uomo sia sempre presente una grande donna. Qui la grande donna c’era, eccome: si chiamava Giulietta Masina. Scola, però, non ce ne ha quasi parlato…

Angela Laugier


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :