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Cinema - Leviatano (Il Ministro - L'esercizio dello Stato) - di Angela Laugier

Creato il 28 aprile 2013 da Tafanus

LesercizioLeviatano (Il ministro - L’esercizio dello Stato) - Recensione di Angela Laugier

Titolo originale:L’exercice de l’Etat.
Regia: Pierre Schoeller
Principali interpreti: Olivier Gourmet, Michel Blanc, Zabou Breitman, Laurent Stocker, Sylvain Deblé. – -112 min. – Francia, Belgio - 2011.

Dopo ben due anni dalla sua presentazione al Festival di Cannes, arriva finalmente in Italia il film di Pierre Schoeller L’Exercice de l’Etat, titolo ben più significativo della scialba traduzione italiana, Il ministro, che crea nello spettatore l’attesa di un film psicologico sul potere. Il film è, invece,  una riflessione sul potere politico, così come oggi, in piena economia globalizzata, si presenta agli occhi di chi sa guardare e comprendere.

La prima scena del film, dal forte carattere allegorico, presenta una bella donna nuda attratta da un orribile e gigantesco coccodrillo, alle cui fauci mostruosamente spalancate, quasi ipnotizzata, si avvicina per farsi inghiottire, mentre misteriosi uomini, col volto celato da spessi veli neri, assistono e ci fanno assistere al singolare evento. Comprendiamo subito che si tratta del sogno, anzi dell’incubo, di un uomo, il ministro Bertrand Saint Jean (Olivier Gourmet), che, nel cuore della notte, sta dormendo accanto alla moglie, appena prima  che una telefonata gli comunichi la notizia di un gravissimo incidente nella zona delle Ardenne con morti e feriti, fra cui molti bambini. Dovrà recarsi, al più presto, sul luogo del disastro, a testimonianza della solidarietà del governo, del quale egli fa parte come ministro dei trasporti. Il suo staff, molto efficiente è pronto ad aiutarlo e assisterlo anche in momenti duri e difficili come questo. Nel gruppo dei suoi addetti si distingue Pauline, la segretaria, che non si limita a ricordargli tutti gli impegni, anche quelli familiari (compresi i compleanni della moglie), ma che gli suggerisce persino le parole, le battute e le risposte nonché l’abbigliamento e i comportamenti adatti, di volta in volta, alle circostanze: tutto ciò che, evitandogli gaffes e imprudenze, può far crescere il consenso attorno all’esecutivo. Si distingue anche, fra i suoi più stretti collaboratori, il fedelissimo Gilles (eccezionale interpretazione di Michel Blanc), il suo capo di gabinetto, Grand Commis alla francese, di quelli che si formano alla grande e severissima scuola dei funzionari pubblici, che ha un’altissima concezione dei compiti e delle funzioni dello stato e che si dedica con molta serietà e lealtà al suo servizio, consigliando o tacendo, al momento opportuno ed eseguendo con scrupolo e apparente distacco gli ordini senza mai discuterli. Appare chiaro immediatamente, però, che il compito di molti dello staff di Bertrand non è soltanto quello di offrirgli l’assistenza tecnica che gli occorre, quanto piuttosto quello di costruire la sua immagine e il suo personaggio, in modo che risulti funzionale a raccogliere attorno a tutto il governo e non solo a lui il massimo consenso elettorale, indispensabile per portare avanti in modo quasi indolore, con gradualità, una politica estremamente impopolare, di cui la privatizzazione delle stazioni ferroviarie, nella prospettiva dello smantellamento del trasporto pubblico, è la decisione più urgente. Su questo tema, il ministro Bertrand sembra deciso a opporre una certa resistenza, proprio perché paventa lo scontento sociale che infatti non tarderà a emergere attraverso grandi manifestazioni sindacali. Gilles sta però pensando di abbandonare il suo servizio, poiché ha maturato, insieme a pochi altri, un profondo pessimismo circa le prerogative rimaste allo stato quando, ormai, le decisioni economiche sono prese da gruppi molto ristretti di privilegiati, fuori dai confini nazionali, che, nascondendo il loro vero volto, riescono nell’ombra a orientare le scelte politiche dei governi nazionali, a cui rimane il solo compito di studiare le strategie per mettere in atto progetti “alieni”, incaricandosi anche di “smorzare,smorzare,smorzare”… l’inevitabile protesta popolare.

Percorrere un’altra strada è molto rischioso, come presto capirà Bertrand, a proprie spese. In ogni caso, se proprio non vorrà cedere, un altro ministero, magari quello del lavoro, è già pronto per lui e anche per Gilles che lo seguirà ancora, nelle mutate condizioni. Il film è magnifico: una grande regia, tiene saldamente in mano l’intreccio del racconto, molto originale e denso di allegorie e simboli capaci di tradursi in avvincente narrazione, in cui al chiacchiericcio, molto spesso incomprensibile, dei politici per interposta persona, si alternano squarci drammatici di una realtà umana molto viva e talvolta tragica, che forze oscure destinano alla crescente irrilevanza sociale. Straordinaria la recitazione di Olivier Gourmet, ministro senza qualità, uomo plasmabile da un potere opaco, capace di ogni ferocia.
Il Leviatano del mio titolo di lancio fa riferimento al mostro biblico, di derivazione fenicia, identificato in passato col coccodrillo. Il filosofo inglese Thomas Hobbes (1588-1679) titolò nel 1651 “Leviathan” la sua più famosa opera politica che indaga, richiamandosi a quel mostro, sulle origini del potere assoluto dello stato. Chi vuole approfondire può cliccare su questo link


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