#cinema: now you see me (now you don’t)

Da Matteobortolotti @bortolotti

Io da bambino, al di là che David Copperfield stava con la Schiffer e solo per questo lo stimavo a manetta, adoravo l’illusionismo americano.
Mi costringeva sempre a chiedermi: “Ma come caspita ha fatto? Che tipo di corda ha usato? Dov’è la botola?”. E’ anche merito dei maghi che ho visto e conosciuto se sono diventato un giallista. Cosa c’entra il giallo con la magia?
Nel mio caso, molto.

L’illusionismo è un’arte straordinaria che si basa sul principio della distrazione.

Su questo, e sull’abilità del mago: affabulatore, colto, generalmente veloce di mano e di testa.
Il mago è maestro della logica. E’ quest’ultima che utilizza principalmente per creare qualcosa di illogico e portare il suo pubblico in una dimensione dove le risposte ai perché non servono più. Perché l’illogico accade sotto gli occhi attenti del pubblico, e chi sta a sedere sulle poltrone non può che ammettere d’essersi fatto prendere per i fondelli.
Ecco, fin qui lo spirito che Leterrier & C. hanno cercato di raccogliere dal mondo della magia per portarlo in una commedia d’azione à la Ocean’s Eleven.

Poi finisce tutto in vacca, come se il trucco lo mettesse in scena lo sgangherato mago Casanova (già riciclatosi scrittore per ragazzi, che scrivere per ragazzi è anche più difficile di fare il mago…).

Leterrier, dicevamo. Un gruppo di attori piacevolissimi buttati lì, dentro una sceneggiatura che non regge… insomma, tutti scritturati per l’anima del cast.

‘Now you see me’ – nonostante l’ottima distribuzione e la produzione stellare, mi ha fatto parecchio arrabbiare, – perché è a tutti gli effetti un’occasione mancata.

Un’illusionista, un mentalista, un’escapista (cioè un’illusionista specializzata nel liberarsi dalle trappole) e un prestigiatore dalla mano lesta si ritrovano a lavorare tutti insieme per fare un colpaccio. Fin qui tutto bene, ma poi tutto diventa un nonsense dietro l’altro. I quattro sono stati messi insieme per ‘rubare’ alle banche e ai ricconi per ‘dare ai poveri’ (???), insomma per uno scopo superiore che spunta fuori dal nulla, legato scontatamente a un’antica setta di maghi egiziana (???) e per una vendetta personale di cui sappiamo a metà film, e che speriamo non riguardare l’unico personaggio insospettabile della pellicola.

L’idea del meta-film sull’illusionismo che funziona come un trucco di magia per gli spettatori è sempre una buona idea. A mio avviso, ogni buona narrazione (il giallo soprattutto) è illusione, suggestione, trucco. Vi diciamo che avete tutti gli indizi sotto gli occhi, ma in realtà li abbiamo nascosti così bene (si spera che un narratore lo sappia fare) che mentre vi godete la storia non li notate, e dopo, quando vi stupirete del finale, tornerete indietro e capirete dove vi siete persi questo e quell’elemento.

Questo film non è The Prestige e nemmeno Fight Club. Chiunque lo guardasse senza tirarsi i popcorn o smessaggiando con la tipa conosciuta in palestra si chiederebbe già alla fine del primo atto: “Ehi, ma che diavolo sto guardando? Eravamo partiti bene, ma ora non ha più senso…”.

Succede proprio così. Con un Michael Caine sempreverde, un Morgan Freeman che sente l’età e ormai prende tutte le parti che gli passa l’agente, e un gruppo di giovani e belli che sanno fare una parte soltanto. Eccezion fatta per Woody Harrelson che dà un minimo di spessore al suo gigioneggiante personaggio, tutti gli altri bisognano di un minimo di corpo che la sceneggiatura non gli da. Si seminano conflitti, backstory e rapporti tra i protagonisti che non si risolvono, anzi che neanche si riutilizzano durante il film. I personaggi sono troppi e Mark Ruffalo è un Fantozzi poco credibile. Pessima scelta, da questo punto di vista. Chi sa come va a finire il film, capisce anche cosa intendo.

Insomma, un vero peccato che nel tentativo di distrarci per stupirci, sia Leterrier a distrarsi. E alla fine io mi sono stupito comunque, non meravigliato. Stupito che il nonsenso della storia, il continuo spiegonamento avanti e indietro, durante il film, nel tentativo di creare il botto (per poi accertarsi che tutti capiscano cosa stia succedendo) sia passato invano fino all’uscita nelle sale.
Chi ha amato Ocean’s e non cerca per forza un senso nelle cose apprezzerà, ma chi dalla magia si aspetta alla fin fine una spiegazione del trucco avrà solo una bella bolla di sapone. Bella, però.


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