CINEMA | “Suffragette” ovvero ode alla disobbedienza civile

Creato il 22 marzo 2016 da Siboney2046 @siboney2046

Quando andavo al liceo mi capitava di discutere di frequente con un amico su un argomento in particolare: lui sosteneva che l'arte, la scienza, la filosofia, fossero un'inclinazione essenzialmente maschile e a testimonianza della sua tesi portava il fatto che la maggior parte delle figure più illustri nel campo della cultura (per non dire tutte le figure) nel passato fossero uomini. Nulla da dire, la statistica sarebbe stata senz'altro dalla sua parte, ed io da donna di scienza mai avrei potuto non avallare questi indiscutibili fatti numerici. Eppure, come in ogni studio che si rispetti, bisogna osservare bene le condizioni al contorno: se non si può negare che per secoli la cultura fosse il domino incontrastato dell'uomo, non si può neanche negare che negli stessi secoli le donne fossero relegate ad una posizione decisamente marginale, senza alcun diritto, neanche quello su se stesse. E come si può pretendere che in queste condizioni la donna si sia potuta distinguere in un qualsiasi campo? Il problema è che la donna è un essere libero solo da pochissimi decenni (e spesso non è neanche poi così libera) e Suffragette, il film di Sarah Gavron, fornito di un cast veramente stellare, racconta proprio la lotta che le donne hanno compiuto agli albori del Novecento per garantire a noi, donne di oggi, il diritto ad avere istruzione, stipendio, libertà di espressione, libero arbitrio; e non è affatto stato una lotta all'acqua di rose, è stata sanguinosa, violenta e straziante, ben lontana dall'idea che spesso si ha dei movimenti femministi, tutti reggiseni bruciati e striscioni polemici.

Penso che Suffragette sia un film che tutte le donne dovrebbero vedere, meglio se in giovane età, ancora durante la formazione intellettuale, perché possano capire quanto è prezioso quello che possono imparare a scuola, a lavoro, nella vita. Penso anche che sia importante che lo vedano in quello specifico periodo dell'esistenza perché è lì che sono più sensibili, più ricettive, più passionali. Il messaggio che trasmette il film non è pacifico: le suffragette del film non cercano di guadagnarsi i diritti che spettano loro di natura attraverso il dialogo e lo scambio, le suffragette di Mrs Pankhurst combattono il loro status con la disobbedienza civile, con i disordini, con la violenza.

"Non possiamo rispettare una legge che non ci rispetta"

In linea generale io non sarei favorevole a questo approccio: la violenza è quanto più lontano ci sia dalla mia indole, ma ci sono delle circostanze che spingono l'essere umano oltre i propri naturali limiti e la violazione dei diritti più imprescindibili, come quello di autodeterminarsi, di decidere per sé, di decidere se essere o meno madri, di scegliere come crescere il proprio figlio, di garantire delle possibilità alla propria discendenza, è decisamente un buon motivo per scegliere la violenza, specialmente se il dialogo ha fallito miseramente, il più delle volte non solo non accettato ma neppure ascoltato. Quando il vostro interlocutore vi vieta anche il semplice ascolto allora spaccate le vetrine, fate saltare le cassette postali, tagliate i fili del telegrafo e lottate per predervi ciò che vi spetta, per difendere i vostri diritti e per garantire un futuro migliore a chi verrà dopo di voi. La disubbedienza civile non è sempre una scelta: oggi come in passato non possiamo sempre scegliere la via comoda, la via facile, ma bisogna essere pronti a combattere, anche ad un prezzo molto alto.

"Non sottovalutate mai il potere che abbiamo di essere artefici del nostro destino"

Questo è il messaggio di Suffragette, un film potente, per trama, tematica, per cast (Carey Mullighan, Helena Bonham Carter, Meryl Streep), ma allo stesso tempo intimo, delicato, sofferente, un po' come lo spirito duale della donna: forte e fragile allo stesso tempo.

"Siamo metà della popolazione. Siamo in ogni casa, diamo la vita. Non riuscirete a fermarci. Vinceremo noi"