Ex è la quintessenza del rock cinemadelico. Ordine e armonia distrutti da scosse elettriche. La forma strumentale che si (dis)fa fiera poetica. Il nuovo disco Abuse (quarto della serie, scaricabile gratuitamente dal sito del gruppo, come i precedenti) è un'autentica avventura. Abuso, possesso, lotta. Un album che si dipana come un fiume in piena, un arrembaggio acido che in Italia ha pochi eguali. Viene piuttosto da pensare alle esperienze free form dei vari Bevis Frond, Kawabata Makoto, Gary Arce. Arpeggi melanconici, giri di chitarra onirici, ritmiche ora delicate ora impetuose, riff ipnotici e inzuppati di mescalina. Nel rispetto del sacro motto: less is more. Abuse segna un netto passo in avanti nella definizione del suono. Quello che inizialmente era un "semplice" heavy psych o acid rock diventa altro. Una mutazione che passa dalla musica cinematica al desert sound, senza aver paura di "sporcarsi" con melodie malinconiche ed intense. Pier Paolo Pasolini, Lucio Fulci, Elio Petri, Gian Maria Volontè e Ugo Tognazzi sono i numi tutaleri. Perché l'opera è costellata da samples e citazioni che imbevono le nove tracce dello spirito critico e militante che il miglior cinema italiano degli anni Sessanta e Settanta ha lasciato in eredità.
Velvet & Latex e Capital Desert sono i primi due tasselli di un percorso che inizia luminoso, seppure sommesso e distante. Da God's Spirit i toni si fanno oscuri, minacciosi. L'abuso religioso apre qualche spiraglio di luce, pur sempre da tramonto. Nella title track la divisa blocca e cavalca le parole di Orazio Orlando in La proprietà non è più un furto («Mi approprio di parti più o meno importanti dell'esistenza altrui, così mi consumo nel pessimismo e mi consolo nell'egoismo dei miei privilegi, primo fra tutti la libertà di arrestare chi voglio. Arrestare è bellissimo...»). La liberazione è un riff a dir poco catacombale, soffocante, eterno. I Black Sabbath in chiave massimalista. Se Good Woman penetra sottopelle nell'intimità, nei pensieri profondi, Into You segna la frattura definitiva, che Change's Blues dilata in un vortice che si sovrappone strano dopo strato. Il finale con Wandering Mountain trascina lì dove l'impossibile diventa realtà e all'orizzonte il quotidiano si tramuta in fantasia.
E allora io penso questo... Che in un regime democratico, dobbiamo rimpiangere il cimema che fu e auspicare la psichedelia al potere.
Per ascoltare il disco e lasciarsi ammaliare dalla poster art lisergica di Ex Lab, basta cliccare www.exlab.altervista.org