Quest’anno mi proposi per cucinarlo, lei rimase amminchionuta perché non se lo aspettava, di solito sono contraria. L’idea mi venne quando u babbasuni ri me maritu, so frati, annagghiò un bello succi talmente grosso che arristò inzirragghiatu nella gabbia. Certo non fu cosa semplice ammazzarlo e levare tutto quel pelo, per prima cosa tagliai la coda e le orecchie, asinnò si capiva che fossi succi, poi lo tagliai a metà, la testa la mise da parte, perché alla cognatina ci piace sucarisilla, poi prese una bagnina la riempì d’aceto e ci affucavu u succi. Tutto questo lo feci di nascosto a Cianeddu, me marito. Pure lui merita questo piatto, perché a so suoru se la difende sempre nel bene e nel male, stessa razza tinta suvricchiusa e ziccusa!
Per Natale il piatto ebbe successo, a stu povero succi su squartaru, parevanu tanti jatti! Ci rimase pure male perché ci piaciu troppo, pure a tigghia col pane si asciugarono. Ma la soddisfazione la ebbi mezz’ora dopo, cu si cacava a destra e cu si cacava a manca, marito, cognatina e suoceri tutti con la diarrea a pompa. Ora per Natale solo brociolone!
Caterina Guttuso