In un attimo non ci vedo più dagli occhi. Prendo il ferro che ho in mano e le assesto un colpo netto sulla testa. Niente, ha capito. Si agita un po’, esanime, mentre una goccia di sangue - solo una goccia - esce dalla tempia riversa. Sono pronta ad un secondo colpo, ma non è necessario. Calma, attizzo ancora un attimo il fuoco, e mi pare che la sua mal'anima bruci pure. La prendo per i piedi e la trascino nella verandina della cucina. Ho preparato i sacchi della spazzatura, quelli da cinquanta litri. Quello grande nero le calza a pennello, meglio del vestitino rosso che si era messo. In fondo era una zoccola di piccola misura. Chiudo con un bel fiocco dorato e la poso lì, tra il bidone dell'indifferenziata e quello dell'umido. Domani alle dieci viene Amhed - mi sono già accordata anche se è il giorno di Natale - e si porta tutto. Pulisco quella goccia di sangue sul parquet davanti al camino e arrivano gli altri invitati. Ceniamo e dodici a tavola siamo il numero giusto. La tavola è bellissima e l'atmosfera calda come la ricorrenza merita. Un Natale senza stonature, finalmente. A mezzanotte scendiamo tutti e ci avviamo alla Santa Messa. Per strada canticchio Bianco Natal a braccetto con Manfredi - che bell'uomo, questo mio uomo - e comincia a nevicare piano piano. Che serata perfetta. Un gatto nero ci attraversa la strada da sinistra e si sofferma un attimo a guardarci. Punta proprio noi due. Manfredi si volta e mi sento che gli dico - Ma dai, non siamo superstiziosi, è la notte di Natale. - Dalla chiesa viene un canto. Veniiiite, aadoreeeemus. Veniiite adooreeeeemus. Veniiite adoreemus. DoooominuuuumMonica Sapio
In un attimo non ci vedo più dagli occhi. Prendo il ferro che ho in mano e le assesto un colpo netto sulla testa. Niente, ha capito. Si agita un po’, esanime, mentre una goccia di sangue - solo una goccia - esce dalla tempia riversa. Sono pronta ad un secondo colpo, ma non è necessario. Calma, attizzo ancora un attimo il fuoco, e mi pare che la sua mal'anima bruci pure. La prendo per i piedi e la trascino nella verandina della cucina. Ho preparato i sacchi della spazzatura, quelli da cinquanta litri. Quello grande nero le calza a pennello, meglio del vestitino rosso che si era messo. In fondo era una zoccola di piccola misura. Chiudo con un bel fiocco dorato e la poso lì, tra il bidone dell'indifferenziata e quello dell'umido. Domani alle dieci viene Amhed - mi sono già accordata anche se è il giorno di Natale - e si porta tutto. Pulisco quella goccia di sangue sul parquet davanti al camino e arrivano gli altri invitati. Ceniamo e dodici a tavola siamo il numero giusto. La tavola è bellissima e l'atmosfera calda come la ricorrenza merita. Un Natale senza stonature, finalmente. A mezzanotte scendiamo tutti e ci avviamo alla Santa Messa. Per strada canticchio Bianco Natal a braccetto con Manfredi - che bell'uomo, questo mio uomo - e comincia a nevicare piano piano. Che serata perfetta. Un gatto nero ci attraversa la strada da sinistra e si sofferma un attimo a guardarci. Punta proprio noi due. Manfredi si volta e mi sento che gli dico - Ma dai, non siamo superstiziosi, è la notte di Natale. - Dalla chiesa viene un canto. Veniiiite, aadoreeeemus. Veniiite adooreeeeemus. Veniiite adoreemus. DoooominuuuumMonica Sapio