Pubblicato da Elena Bigoni
Perché un libro che usa questo linguaggio e cito “sguardo rovente brucia–mutandine” non può che essere definito SPAZZATURA. Come? Vi sembra poco? C’è di peggio in giro? È vero, c’è anche di peggio in giro, ma quante di queste schifezze cosmiche hanno avuto il successo pubblicitario e di vendite di questa cosa chiamata “Fifty Shades of Grey Series”? Non molte, o sbaglio? Il problema, però, non è solo questo, poiché in tal caso sarei passata oltre, facendomi una sonora risata e confermando il mio giudizio sulla mediocrità della scrittrice. C’è, a mio parere, di peggio e quello sguardo rovente brucia–mutandine alla sessantesima pagina è stata solo la goccia che ha fatto traboccare un vaso già stracolmo.
Beh… Il divino recensore si rimangia ogni singola parola, perché questo secondo libro non porta assolutamente a niente, se non a una riproposizione nauseante degli schemi narrativi iniziali del primo romanzo, associata ad un’involuzione nello spessore dei personaggi, a cui fa da cornice uno stile ancora più sciatto rispetto al precedente libro. Probabilmente, cari lettori e care amanti della saga, vi starete già innervosendo perché non espongo fatti ma solo opinioni personali. Dopo una notte di sonno in cui la mia Dea lettrice e il mio Dio recensore hanno fatto pace con dell’ottimo sesso al cioccolato fondente variegato al caramello (son Dei, amano i gusti forti, e cielo, terra e mare gli appartengono), sono pronta a portarvi dei fatti, ogni singola riga che mi ha spinto alla fine a mollare la lettura. E’ mio dovere comunque avvertirvi che saranno presenti spoiler (nessun contenuto scabroso, quelli si trovano con il binocolo) sul finale di “Cinquanta sfumature di grigio” e sulle prime pagine di “Cinquanta sfumature di nero” per cui, se avete intenzione di acquistarli e amate questa saga alla follia, non leggetelo, per il mio e il vostro bene: non ho intenzione di perdere tempo a dover difendere il mio giudizio dalle appassionate del ragguardevole membro del signor Grey. Se, invece, volete continuare in questo periglioso viaggio, eccovi accontentati…
“Sono bellissime e non riesco a decidermi a buttarle nella pattumiera. Per senso del dovere, vado in cucina e cerco un vaso.”
E qui, cari lettori, la Dea lettrice e il Dio recensore hanno cominciato a battibeccare – ah, non ve l’ho detto, ma anche loro sono una coppia ed i battibecchi sono all’ordine del giorno. Comunque la diatriba era la seguente: il Dio recensore mal gradiva l’idea che lei, per senso del DOVERE, decidesse di tenere i fiori. In quale mondo una donna, con il sedere viola per le scudisciate e dal cuore spezzato, tiene delle rose per “senso del dovere”? La Dea lettrice, con 4 moine e un po’ di pucci pucci, ha convinto il Dio recensore che non era una cosa così grave ma… non sapeva cosa stava per succedere!
“Sa che numero di scarpe porto. Un indirizzo di posta elettronica non rappresenta certo un problema per lui.”
Lui, come un perfetto hacker, si fa nuovamente sentire tramite alcune mail indirizzate alla casella di posta elettronica del lavoro di Ana e la invita ad uscire, o meglio si offre di accompagnarla alla mostra fotografica dell’amico Josè e lei, ovviamente, decide che si può fare perché:
“Mi manca. Sono passati cinque giorni, cinque giorni di agonia che mi sono parsi un’eternità. Mi stringo forte le braccia intorno al corpo, tenendomi insieme. Lui mi manca. Mi manca davvero… Lo amo.”
In simultanea, alla Dea lettrice e al Dio recensore è partito un tic nervoso alla palpebra sinistra. La Dea lettrice mal tollera l’idea che una donna diventi uno zerbino di fronte ad un uomo che conosce più o meno da tre settimane in tutto. Il Dio recensore, invece, è particolarmente perplesso davanti alla scelta della James di tagliare per le corte qualunque descrizione, atmosfera o contestualizzazione. Ana è un’aliena che lavora in una casa editrice, sappiatelo, per cause di forza maggiore non ha un’amica che sia una, all’infuori di Kate (che nel frattempo si sta allegramente divertendo con il secondo signor Grey – fratello minore del primo signor Grey), nessuno con cui sfogare il suo dolore fisico e emotivo, nessuno con cui condividere un’enorme scatola di cioccolatini o una coppa gelato; è vero, non è un problema, perché tanto Ana per 5 giorni praticamente non mangia…
“Quella notte, a letto, mi giro e mi rigiro, di dormire. È la prima volta che non piango fino a addormentarmi.”
Finalmente si incontrano e l’unica nota degna di tal nome è l’insistente richiesta di Mr Grey di sapere la dieta seguita dalla nostra cara Ana negli ultimi 5 giorni. Della serie:
«Allora? L’ultimo pasto?» «Christian, davvero non ti riguarda» mormoro sentendomi straordinariamente coraggiosa. «Tutto quello che fai mi riguarda. Dimmelo.» (...)
Il tutto termina con un:
«Christian… per favore… Ho pianto così tanto» sussurro, cercando di tenere sotto controllo le emozioni. «Oh, piccola, no.» Lui mi tira per la mano, e prima che me ne accorga sono seduta sulle sue ginocchia. Mi circonda con le braccia e affonda il naso tra i miei capelli. «Mi sei mancata così tanto, Anastasia» sospira. Vorrei divincolarmi da quella stretta, mantenere una certa distanza, ma le sue braccia mi trattengono. Mi stringe contro il suo petto. Mi sciolgo. “Oh, qui è dove voglio essere.”
La mia divina coppia interiore nuovamente si sente male: tutto il dolore, la frustrazione, l’emotività dei 5 giorni peggiori della loro vita puff, spariscono in un istante; nessun bruciore al sederino, nessuna perplessità, nessuna paura. Ciò che il lettore nota è esattamente l’inizio del primo romanzo: Ana sa che Grey è un uomo pericoloso, strano, diverso, ma è talmente bonazzo e lei talmente idiota che non importa, tanto è uno strafigo della madonna. In questo secondo volume lei sa che il rapporto che lui le può offrire non è ciò che vuole, eppure l’amore vince su tutto, anche sull’amor proprio. Frasette inutili qua e là:
“Mi crogiolo nella sensazione della sua mano e delle sue abili dita intorno alle mie.”
“Lui mi guarda, i suoi occhi grigi brillano, e l’attrazione elettrica è palpabile. Riesco quasi a sentirne il sapore, pulsa, ci spinge l’uno verso l’altra. «Oddio» ansimo mentre mi abbandono per un attimo all’intensità di questa energia viscerale, primitiva. «La sento anch’io» mi dice, lo sguardo ombroso e intenso. Un desiderio, oscuro e mortale, mi si addensa nel basso ventre. Christian mi afferra la mano e mi accarezza le nocche con il pollice, e tutti i miei muscoli si tendono deliziosamente dentro di me.”
Ad un certo punto lei, dopo il classico noioso viaggio in elicottero di cui non frega a nessuno, visto che non succede niente e ai fini della narrazione è pressoché inutile, si fa prende dall’ansia:
“La mia ansia è tornata, forte come non mai, e mi rendo conto che il tempo passato su Charlie Tango è stato una momentanea tregua. Christian è silenzioso e pensieroso… persino apprensivo”
Ma, esattamente 4 righe dopo (le abbiamo contate):
“Christian si volta e mi guarda, i suoi occhi sono cupi e attenti, non si lasciano sfuggire niente. La sua bocca… oh, la sua bocca è una fonte di distrazione così irresistibile. La ricordo su di me. Dappertutto. La mia pelle brucia. Lui si muove sul sedile e aggrotta la fronte.”
“Il suo sguardo è ardente, mi brucia dentro, e per un momento ci perdiamo l’uno nell’altra. «Oddio…» Quest’uomo mi rivuole, e nel profondo della mia anima sboccia lentamente una gioia dolce, come una campanula nell’alba appena sorta.”
A questo punto l’umore della Dea lettrice e il suo disinteresse nei confronti del libro sono palpabili: nubi dense che minacciano tempeste affollano il monte Olimpo. Com’è possibile che, dopo 680 pagine, si sia tornati al punto di partenza? Il caro e fantasmagorico Mr Grey ha dimostrato, con dell’ottimo sesso alla vaniglia, punizioni, regali e ogni altra cosa, l’interesse che prova nei confronti della piccola ingenua Ana e questa non solo si sbalordisce che lui provi questi sentimenti per lei, ma soprattutto ha la gran capacità di resettare tutto il dolore che questo le ha provocato. Il Dio recensore, però, convince la Dea che forse il libro migliorerà, forse magari non nello stile, ma almeno nello sviluppo della narrazione. La narrazione continua tra alti bassi e nulla assoluto, intervallati da momenti di autentica e inestimabile verità:
«Io non do mai appuntamenti a donne, Anastasia. Solo a te. Ma questo lo sai.» I suoi occhi bruciano di sincerità. «Così non porti mai le tue…» mi guardo intorno per controllare che nessuno ci ascolti «… le tue Sottomesse fuori?» «Qualche volta. Ma non per un appuntamento. Per fare shopping, sai.» Si stringe nelle spalle, senza staccare gli occhi dai miei. Oh, così solo nella sua stanza dei giochi. La sua Stanza Rossa delle Torture e il suo appartamento. Non so che cosa provare al riguardo. «Solo a te, Anastasia» ripete, in un sussurro. Io arrossisco e mi fisso le dita. A suo modo, Christian ci tiene a me.
Come noterete, gran parte delle citazioni sono dialoghi: perché? Perché non c’è altro: i due protagonisti parlano, parlano e parlano. Se nel primo libro c’era una moltitudine di descrizioni, qui sono state praticamente cancellate tutte, se non quelle necessarie per passare da un dialogo ad un altro. La Dea lettrice ne ha le scatole piene: non ama le descrizioni fini a se stesse, arzigogolate e troppo auliche, ma il minimo necessario per stimolare la fantasia del lettore, fargli vivere i luoghi e le atmosfere in cui vivo i due protagonisti sembra il minimo. Visto che la James è una scrittrice alle prime armi e probabilmente non sa veramente fare delle descrizioni decenti, ovvia al problema frantumandoci i cosiddetti con lunghi, logorroici dialoghi in cui tenta, senza riuscirci, di trasmettere le insondabili sensazioni che albergano nell’anima dei protagonisti. Altri inutili dialoghi ci raccontano per l’ennesima volta cosa significhi essere sottomessa, le paure di Ana e le reticenze di Mr Grey, abbondantemente sviscerate nelle precedenti 680 pagine del primo libro. Ci troviamo coinvolti, nostro malgrado, in una simil-scena di gelosia, che sfocia in un:
Mi bacia, con violenza. Per un istante i nostri denti si scontrano, poi la sua lingua è nella mia bocca. «Tu. Sei. Mia» ringhia, enfatizzando ogni parola. Si stacca da me e si piega, le mani sulle ginocchia, come se avesse corso la maratona. «Per l’amor di Dio, Ana.»
«Perché non hai pronunciato la safeword, Anastasia?» Il suo tono diventa accusatorio. “Cosa? Alt! Cambio di direzione.” «Rispondimi.» «Non lo so. Ero sopraffatta. Stavo cercando di essere quella che volevi che io fossi, cercavo di gestire il dolore, e la cosa mi è sfuggita di mente. Capisci… me ne sono dimenticata» sussurro vergognandomi, e mi stringo nelle spalle con aria di scuse. “Forse potevamo risparmiarci tutto questo dolore.” «Te ne sei dimenticata!» esclama lui con orrore, afferrando l’estremità del tavolo e fissandomi truce.” (...) «Mi dispiace» sussurro, sentendomi improvvisamente una stupida. “Me ne sono andata perché pensavo che fossimo incompatibili, ma lui mi sta dicendo che avrei potuto fermarlo?” «Ti dispiace per cosa?» chiede allarmato. «Per non aver usato la safeword.» Lui chiude gli occhi, come se fosse sollevato. «Avremmo potuto risparmiarci tutta questa sofferenza» mormora. «Tu hai un bell’aspetto.» “Più che bello. Il tuo.” «Le apparenze possono ingannare» ribatte con tranquillità. «Sto tutt’altro che bene. Mi sento come se il sole fosse tramontato e non sorgesse più da cinque giorni, Ana. Vivo in una notte perpetua.»
A questo punto il Dio recensore ha dovuto legare la Dea Lettrice alla sedia prima che la sua ira imperversasse su tutto il orbe terraqueo. L’idiozia di questo passaggio rasenta l’indicibile: come si fa a passare da “avremmo potuto risparmiarci tanta sofferenza” a “hai un bell’aspetto” così, senza trasporto, senza sentimenti, emozioni trasmesse sulla carta da poter far arrivare al lettore? Non è questo lo scopo dello scrittore? Esprimere attraverso parole, idee e pensieri mondi che noi lettori non riusciamo a immaginare, esprime con parole nostre? A quanto pare mi sono sbagliata. Sull’Olimpo la tempesta imperversava e il Dio recensore continua la sua opera, cercando di non sentire l’ira furibonda della Dea lettrice incatenata alla sedia. A questo punto i nostri protagonisti decidono di cambiare i termini dell’accordo: niente più sesso estremo (anche se a lei la cosa non dispiaceva), ma solo sesso alla vaniglia.
«Anastasia, voglio ricominciare tutto daccapo. Limitarci al sesso vaniglia e poi forse, quando tu ti fiderai di più di me e io confiderò che tu sia sincera e comunichi con me, potremo andare oltre e fare alcune delle cose che mi piacciono.»
«Il toccare è un limite assoluto per me, Anastasia» sussurra. «Lo so. Vorrei capire perché.» Dopo un po’, lui sospira, e con dolcezza dice: «Ho avuto un’infanzia terribile. Uno dei protettori della puttana drogata…». La voce gli viene a mancare e il suo corpo si tende mentre rievoca qualche inimmaginabile orrore. «Ricordo tutto» mormora rabbrividendo. Mi si stringe il cuore al ricordo delle cicatrici di bruciature che gli marchiano la pelle. “Oh, Christian.” Lo abbraccio ancora più forte. «E lei era violenta? Tua madre?» La mia voce è bassa, addolcita dalle lacrime non versate. «Non che io ricordi. Era indifferente. Non mi proteggeva dal suo magnaccia.» Sospira. «Penso di essere stato io a prendermi cura di lei. Quando alla fine si è ammazzata, sono passati quattro giorni prima che qualcuno desse l’allarme e ci trovasse… Me lo ricordo.» Non riesco a contenere un sussulto di orrore. “Gesù!” La bile mi sale in gola. «È veramente un gran casino» sussurro. «In cinquanta sfumature» aggiunge lui.
Credo che la citazione sopra inserita non abbia bisogno di ulteriori commenti. A questo punto, solo un angelo custode, che dall’alto dei cieli ha suonato “Claire de lune” di Debussy, non ha permesso alla nostra lettrice di scatenare qualunque tipo di piaga e cataclisma sul genere umano. Il Dio recensore, decisamente intimorito, ha deciso comunque di andare avanti, rimanendo basito e perplesso per i continui riferimenti e modalità narrative presenti nel primo volume, a dimostrare che niente in realtà è cambiato; della serie: “è prepotente ma mi piace, così sono io che non ti merito ecc”. Nuovi dialoghi inutili, bla bla bla, mail, bla bla e a un certo punto appare quello che sarà probabilmente il nuovo punto di rottura della storia, ossia la comparsa di una ex-sottomessa di Grey, elemento che non migliora di certo lo sviluppo della trama e della narrazione, che appare comunque lenta e noiosa.
“Le mie guance diventano di un rosa intenso, sapendo che Taylor può sentirci, grata che non possa vedere lo sguardo rovente, brucia-mutandine che Christian mi lancia. Devo fare appello a tutte le mie forze per non saltargli addosso proprio qui, sul sedile posteriore della macchina.”
Perchè piacciono tanto i romanzi antifemministi di
E. L. James. La storia di copertina di Panorama
di questa settimna
Si, quella che ha fatto esaurire l’ormai limitata pazienza della Dea Lettrice che, stanca dei continui soprusi dovuti alla lettura di “Cinquanta sfumature di nero”, si è liberata dal giogo del Dio recensore e lo ha massacrato di botte per averla sottoposta ad una tortura come questa.
È per questi motivi che la sottoscritta non ha alcuna intenzione di terminare il secondo libro di questa serie. È questione di amor proprio e di amore nei confronti non solo del mio gusto letterario, ma anche della mia essenza di donna, che si ritrova ad essere accomunata a un tipo di lettura di questo genere. Forse, altre mie colleghe, prenderanno il mio testimone e tenteranno la recensione dell'intera trilogia ma, io, me ne chiamo fuori! Per cui, cari lettori, come sapete i gusti sono gusti, ognuno è libero di leggere ciò che vuole e quando vuole: se volete leggere il libro dopo questa mia non-recensione, beh buona lettura.
Cos’altro posso augurarvi se non ogni bene?Fifty Shades of Grey Series Cinquanta sfumature di Grigio – 8 giugno 2012 Cinquanta sfumature di Nero – 26 giugno 2012 Cinquanta sfumature di Rosso – In uscita in Italia il 17 luglio