Cinquanta sfumature di nero: quando la Dea interiore si ribella

Creato il 01 luglio 2012 da Alessandraz @RedazioneDiario

Pubblicato da Elena Bigoni Cari lettori,  ve lo devo proprio dire: se Anastasia Steele ha una Dea del sesso, io ho un pantheon di Dei e la Dea lettrice che è in me ha vinto sul Dio recensore che le stava accanto. Lo ha fatto ruzzolare a calci nel sedere giù dal monte Olimpo, dove sedeva tronfio della sua obbiettività. Ebbene si, cari lettori, se il primo libro di “Cinquanta sfumature di grigio” l’ho letto e l’ho recensito per voi, non accadrà la stessa cosa per “Cinquanta sfumature di nero”. La lettrice che è in me ha vinto contro il recensore, si proprio quello, là seduto sul trono, quello che pensava fosse corretto, da parte sua, portare avanti la lettura dell’intera trilogia per poterne dare, a lettura ultimata, un giudizio onesto e sincero, ma sempre obiettivo. Il recensore ha perso perché “Cinquanta sfumature di nero” è spazzatura. Si, avete sentito bene, se volete lo dico ancora più forte: SPAZZATURA e la Dea lettrice, amante del bello e delle storie coinvolgenti che ti riempiono l’anima, o anche solo un po’ di tempo libero, si è leggermente alterata (non ha fatto crollare l’intero monte Olimpo solo per non rovinare la sua amata libreria)  Perché si è alterata la Dea lettrice? 
Perché un libro che usa questo linguaggio e cito “sguardo rovente brucia–mutandine” non può che essere definito SPAZZATURA. Come? Vi sembra poco? C’è di peggio in giro? È vero, c’è anche di peggio in giro, ma quante di queste schifezze cosmiche hanno avuto il successo pubblicitario e di vendite di questa cosa chiamata “Fifty Shades of Grey Series”? Non molte, o sbaglio? Il problema, però, non è solo questo, poiché in tal caso sarei passata oltre, facendomi una sonora risata e confermando il mio giudizio sulla mediocrità della scrittrice. C’è, a mio parere, di peggio e quello sguardo rovente brucia–mutandine alla sessantesima pagina è stata solo la goccia che ha fatto traboccare un vaso già stracolmo.
Ma, prima di iniziare, facciamo un passo indietro nella storia, tornando alla precedente narrazione. Il nostro divino recensore, la scorsa volta, vi aveva lasciato dicendo che l’opera aveva del potenziale non sviscerato a causa della mediocrità dello stile dell’autrice. Si era chiesto, con tutta la pacatezza e il rispetto possibili, quale fosse il punto di forza di questo romanzo e lo aveva trovato nell’ipotetico “istinto da crocerossina hot” delle lettrice (per ulteriori specifiche vi rimando alla recensione QUI). Aveva sottolineato come il rapporto tra la nostra protagonista, Anastasia, e Mister Grey si fosse evoluto durante la narrazione e come questo elemento potesse essere interessante ai fini dei libri successivi

Beh… Il divino recensore si rimangia ogni singola parola, perché questo secondo libro non porta assolutamente a niente, se non a una riproposizione nauseante degli schemi narrativi iniziali del primo romanzo, associata ad un’involuzione nello spessore dei personaggi, a cui fa da cornice uno stile ancora più sciatto rispetto al precedente libro. Probabilmente, cari lettori e care amanti della saga, vi starete già innervosendo perché non espongo fatti ma solo opinioni personali. Dopo una notte di sonno in cui la mia Dea lettrice e il mio Dio recensore hanno fatto pace con dell’ottimo sesso al cioccolato fondente variegato al caramello (son Dei, amano i gusti forti, e cielo, terra e mare gli appartengono), sono pronta a portarvi dei fatti, ogni singola riga che mi ha spinto alla fine a mollare la lettura. E’ mio dovere comunque avvertirvi che saranno presenti spoiler (nessun contenuto scabroso, quelli si trovano con il binocolo) sul finale di “Cinquanta sfumature di grigio” e sulle prime pagine di “Cinquanta sfumature di nero” per cui, se avete intenzione di acquistarli e amate questa saga alla follia, non leggetelo, per il mio e il vostro bene: non ho intenzione di perdere tempo a dover difendere il mio giudizio dalle appassionate del ragguardevole membro del signor Grey.  Se, invece, volete continuare in questo periglioso viaggio, eccovi accontentati…  Titolo: Cinquanta sfumature di nero  Autrice: E. L. James  Casa editrice: Mondadori  Genere: Romance, erotico, Adult  Pagine: 594  Costo: 14,90 euro  Data di uscita: 26 Giugno 2012  Trama  Profondamente turbata dagli oscuri segreti del giovane e inquieto imprenditore Christian Grey, Anastasia Steele ha messo fine alla loro relazione e ha deciso di iniziare un nuovo lavoro in una casa editrice. Ma l'irresistibile attrazione per Grey domina ancora ogni suo pensiero e quando lui le propone di rivedersi, lei non riesce a dire di no. Pur di non perderla, Christian è disposto a ridefinire i termini del loro accordo e a svelarle qualcosa in più di sé, rendendo così il loro rapporto ancora più profondo e coinvolgente. Quando finalmente tutto sembra andare per il meglio, i fantasmi del passato si materializzano prepotentemente e Ana si trova a dover fare i conti con due donne che hanno avuto un ruolo importante nella vita di Christian. Di nuovo, il loro rapporto è minacciato e a questo punto Ana deve affrontare la decisione più importante della sua vita, e può prenderla soltanto lei...  NON–RECENSIONE  Facciamo un breve riassunto delle puntante precedenti: abbiamo una lei chiamata Anastasia Steele, detta Ana, (malaugurata traduzione che trasforma la nostra eroina in un’Ana d’acciaio!), giovane donzella senza esperienza che incappa in un lui formidabile, ricco e bello, che è pazzo di lei. I due si conoscono e, come in ogni storia d’amore, c’è molta incomunicabilità. Lui è un uomo che nella vita sessuale ha bisogno di Dominare le sue donne a causa del suo passato travagliato: una madre drogata e prostituta, il protettore della madre che, a quanto sembra, l’ha usato come portacenere e una Mrs Robinson (cit. dal film “Il Laureato”) che lo ha iniziato al bondage hanno creato uno Stalker, maniaco del controllo fuori e dentro la camera da letto. La nostra Ana, però, lo ama e sa che lui la ama per cui, tra incomprensioni, lunghi dialoghi e ancora più lunghe mail, decide di continuare questo rapporto. Il sesso estremo (se musica, mascherina da notte, manette con cui viene legata al letto e una frustino piumato sono sesso estremo, significa che la mia idea di BDSM è decisamente antiquata e più “macabra”) comunque attizza la nostra giovane e inesperta donzella; l’unica cosa che non apprezza molto sono le punizioni ricevute se non si comporta bene ma, per compiacere il suo lui e perché lo ama, decide ad un certo punto di farsi prendere a cinghiate sul suo bel sederino per capire quale sia la sua soglia del dolore. Ovviamente il dolore provato, almeno speravo, le mette un po’ di sale in zucca e scappa a gambe levate… fine primo libro.  Tra un fiume di lacrime e inappetenza siamo al fantomatico “Cinquanta sfumature di nero”. La nostra Ana ha appena iniziato il suo primo lavoro e già ha trovato un nuovo personaggio che le fa l’occhiolino… non vi ricorda un certo Josè del libro precedente? È chiaro, lampante come il sole, che la nostra povera Ana si ritroverà, magari per poco, ad essere l’oggetto concupito di due diversi uomini. Comunque sono passati 5 lunghi, anzi lunghissimi GIORNI, anzi 4, visto che al 5° loro si incontrano nuovamente e lei al 3° riceve delle rose da parte del nostro amato Mr Grey.

“Sono bellissime e non riesco a decidermi a buttarle nella pattumiera. Per senso del dovere, vado in cucina e cerco un vaso.” 

E qui, cari lettori, la Dea lettrice e il Dio recensore hanno cominciato a battibeccare – ah, non ve l’ho detto, ma anche loro sono una coppia ed i battibecchi sono all’ordine del giorno. Comunque la diatriba era la seguente: il Dio recensore mal gradiva l’idea che lei, per senso del DOVERE, decidesse di tenere i fiori. In quale mondo una donna, con il sedere viola per le scudisciate e dal cuore spezzato, tiene delle rose per “senso del dovere”? La Dea lettrice, con 4 moine e un po’ di pucci pucci, ha convinto il Dio recensore che non era una cosa così grave ma… non sapeva cosa stava per succedere! 

 “Sa che numero di scarpe porto. Un indirizzo di posta elettronica non rappresenta certo un problema per lui.” 

Lui, come un perfetto hacker, si fa nuovamente sentire tramite alcune mail indirizzate alla casella di posta elettronica del lavoro di Ana e la invita ad uscire, o meglio si offre di accompagnarla alla mostra fotografica dell’amico Josè e lei, ovviamente, decide che si può fare perché:

“Mi manca. Sono passati cinque giorni, cinque giorni di agonia che mi sono parsi un’eternità. Mi stringo forte le braccia intorno al corpo, tenendomi insieme. Lui mi manca. Mi manca davvero… Lo amo.” 

In simultanea, alla Dea lettrice e al Dio recensore è partito un tic nervoso alla palpebra sinistra. La Dea lettrice mal tollera l’idea che una donna diventi uno zerbino di fronte ad un uomo che conosce più o meno da tre settimane in tutto. Il Dio recensore, invece, è particolarmente perplesso davanti alla scelta della James di tagliare per le corte qualunque descrizione, atmosfera o contestualizzazione. Ana è un’aliena che lavora in una casa editrice, sappiatelo, per cause di forza maggiore non ha un’amica che sia una, all’infuori di Kate (che nel frattempo si sta allegramente divertendo con il secondo signor Grey – fratello minore del primo signor Grey), nessuno con cui sfogare il suo dolore fisico e emotivo, nessuno con cui condividere un’enorme scatola di cioccolatini o una coppa gelato; è vero, non è un problema, perché tanto Ana per 5 giorni praticamente non mangia… Comunque la lettura prosegue con una serie di bla, bla bla atti a riempire le pagine fino all’incontro con il nostro conturbante, quanto mai afflitto Mr Grey. Pagine in cui: 

“Quella notte, a letto, mi giro e mi rigiro, di dormire. È la prima volta che non piango fino a addormentarmi.” 

Finalmente si incontrano e l’unica nota degna di tal nome è l’insistente richiesta di Mr Grey di sapere la dieta seguita dalla nostra cara Ana negli ultimi 5 giorniDella serie: 

«Allora? L’ultimo pasto?» «Christian, davvero non ti riguarda» mormoro sentendomi straordinariamente coraggiosa. «Tutto quello che fai mi riguarda. Dimmelo.» (...)

Il tutto termina con un:

«Christian… per favore… Ho pianto così tanto» sussurro, cercando di tenere sotto controllo le emozioni. «Oh, piccola, no.» Lui mi tira per la mano, e prima che me ne accorga sono seduta sulle sue ginocchia. Mi circonda con le braccia e affonda il naso tra i miei capelli. «Mi sei mancata così tanto, Anastasia» sospira. Vorrei divincolarmi da quella stretta, mantenere una certa distanza, ma le sue braccia mi trattengono. Mi stringe contro il suo petto. Mi sciolgo. “Oh, qui è dove voglio essere.” 

La mia divina coppia interiore nuovamente si sente male: tutto il dolore, la frustrazione, l’emotività dei 5 giorni peggiori della loro vita puff, spariscono in un istante; nessun bruciore al sederino, nessuna perplessità, nessuna paura. Ciò che il lettore nota è esattamente l’inizio del primo romanzo: Ana sa che Grey è un uomo pericoloso, strano, diverso, ma è talmente bonazzo e lei talmente idiota che non importa, tanto è uno strafigo della madonna. In questo secondo volume lei sa che il rapporto che lui le può offrire non è ciò che vuole, eppure l’amore vince su tutto, anche sull’amor proprio. Frasette inutili qua e là: 

“Mi crogiolo nella sensazione della sua mano e delle sue abili dita intorno alle mie.” 

I divini si son chiesti: che mai potrà fare quest’uomo con le sue abili dita mentre le sta tenendo la mano? Non ci è dato saperlo, ma soprattutto si conferma l’idea che Ana non ha nemmeno un po’ di spina dorsale e rispetto per se stessa: anche ammettendo che lei ami alla follia quest’uomo, lasciarsi andare così, come se nulla fosse capitato, vi sembra, cari lettori, qualcosa di normale? Niente imbarazzi o tentennamenti, niente, semplicemente la protagonista si lascia andare e appena lui la guarda poco ci manca che ha un orgasmo: 

 “Lui mi guarda, i suoi occhi grigi brillano, e l’attrazione elettrica è palpabile. Riesco quasi a sentirne il sapore, pulsa, ci spinge l’uno verso l’altra. «Oddio» ansimo mentre mi abbandono per un attimo all’intensità di questa energia viscerale, primitiva. «La sento anch’io» mi dice, lo sguardo ombroso e intenso. Un desiderio, oscuro e mortale, mi si addensa nel basso ventre. Christian mi afferra la mano e mi accarezza le nocche con il pollice, e tutti i miei muscoli si tendono deliziosamente dentro di me.” 

Ad un certo punto lei, dopo il classico noioso viaggio in elicottero di cui non frega a nessuno, visto che non succede niente e ai fini della narrazione è pressoché inutile, si fa prende dall’ansia: 

“La mia ansia è tornata, forte come non mai, e mi rendo conto che il tempo passato su Charlie Tango è stato una momentanea tregua. Christian è silenzioso e pensieroso… persino apprensivo” 

Ma, esattamente 4 righe dopo (le abbiamo contate): 

“Christian si volta e mi guarda, i suoi occhi sono cupi e attenti, non si lasciano sfuggire niente. La sua bocca… oh, la sua bocca è una fonte di distrazione così irresistibile. La ricordo su di me. Dappertutto. La mia pelle brucia. Lui si muove sul sedile e aggrotta la fronte.” 

Dimmelo, cara signora James, che mi stai prendendo irrimediabilmente per i fondelli facendoti chiamare scrittrice. Ma vabbè, il Dio recensore ricorda alla Dea lettrice che se la sono andata a cercare e che in giro c’è comunque di peggio e, per le successive pagine, la narrazione procede più o meno sui binari oramai già prestabiliti dal primo libro: vuoto cosmico di descrizioni, se non per sottolineare che i nostri due protagonisti farebbero sesso dove gli capita, se solo potessero. 

“Il suo sguardo è ardente, mi brucia dentro, e per un momento ci perdiamo l’uno nell’altra. «Oddio…» Quest’uomo mi rivuole, e nel profondo della mia anima sboccia lentamente una gioia dolce, come una campanula nell’alba appena sorta.” 

A questo punto l’umore della Dea lettrice e il suo disinteresse nei confronti del libro sono palpabili: nubi dense che minacciano tempeste affollano il monte Olimpo. Com’è possibile che, dopo 680 pagine, si sia tornati al punto di partenza? Il caro e fantasmagorico Mr Grey ha dimostrato, con dell’ottimo sesso alla vaniglia, punizioni, regali e ogni altra cosa, l’interesse che prova nei confronti della piccola ingenua Ana e questa non solo si sbalordisce che lui provi questi sentimenti per lei, ma soprattutto ha la gran capacità di resettare tutto il dolore che questo le ha provocato. Il Dio recensore, però, convince la Dea che forse il libro migliorerà, forse magari non nello stile, ma almeno nello sviluppo della narrazione. La narrazione continua tra alti bassi e nulla assoluto, intervallati da momenti di autentica e inestimabile verità:

«Io non do mai appuntamenti a donne, Anastasia. Solo a te. Ma questo lo sai.» I suoi occhi bruciano di sincerità. «Così non porti mai le tue…» mi guardo intorno per controllare che nessuno ci ascolti «… le tue Sottomesse fuori?» «Qualche volta. Ma non per un appuntamento. Per fare shopping, sai.» Si stringe nelle spalle, senza staccare gli occhi dai miei. Oh, così solo nella sua stanza dei giochi. La sua Stanza Rossa delle Torture e il suo appartamento. Non so che cosa provare al riguardo. «Solo a te, Anastasia» ripete, in un sussurro. Io arrossisco e mi fisso le dita. A suo modo, Christian ci tiene a me.

Come noterete, gran parte delle citazioni sono dialoghi: perché? Perché non c’è altro: i due protagonisti parlano, parlano e parlano. Se nel primo libro c’era una moltitudine di descrizioni, qui sono state praticamente cancellate tutte, se non quelle necessarie per passare da un dialogo ad un altro. La Dea lettrice ne ha le scatole piene: non ama le descrizioni fini a se stesse, arzigogolate e troppo auliche, ma il minimo necessario per stimolare la fantasia del lettore, fargli vivere i luoghi e le atmosfere in cui vivo i due protagonisti sembra il minimo. Visto che la James è una scrittrice alle prime armi e probabilmente non sa veramente fare delle descrizioni decenti, ovvia al problema frantumandoci i cosiddetti con lunghi, logorroici dialoghi in cui tenta, senza riuscirci, di trasmettere le insondabili sensazioni che albergano nell’anima dei protagonisti. Altri inutili dialoghi ci raccontano per l’ennesima volta cosa significhi essere sottomessa, le paure di Ana e le reticenze di Mr Grey, abbondantemente sviscerate nelle precedenti 680 pagine del primo libro. Ci troviamo coinvolti, nostro malgrado, in una simil-scena di gelosia, che sfocia in un: 

Mi bacia, con violenza. Per un istante i nostri denti si scontrano, poi la sua lingua è nella mia bocca. «Tu. Sei. Mia» ringhia, enfatizzando ogni parola. Si stacca da me e si piega, le mani sulle ginocchia, come se avesse corso la maratona. «Per l’amor di Dio, Ana.»

Dopodiché arriva il primo fattaccio, la prima volta in cui la Dea Lettrice, stanca e annoiata, si chiede: “che cazzo sto leggendo e, soprattutto, perché lo sto leggendo?” Siamo arrivati al primo momento topico di una narrazione assolutamente inutile e priva di qualunque appeal fino a questo momento: finalmente i due protagonisti, a cuore aperto, sviscerano il problema della punizione (tasto dolente che noi lettori abbiamo subito indirettamente per 700 pagine). In particolare, i due protagonisti ritornano a quelle fantomatiche 6 cinghiate che hanno fatto scappare Ana e cito: 

«Perché non hai pronunciato la safeword, Anastasia?» Il suo tono diventa accusatorio. “Cosa? Alt! Cambio di direzione.” «Rispondimi.» «Non lo so. Ero sopraffatta. Stavo cercando di essere quella che volevi che io fossi, cercavo di gestire il dolore, e la cosa mi è sfuggita di mente. Capisci… me ne sono dimenticata» sussurro vergognandomi, e mi stringo nelle spalle con aria di scuse. “Forse potevamo risparmiarci tutto questo dolore.” «Te ne sei dimenticata!» esclama lui con orrore, afferrando l’estremità del tavolo e fissandomi truce.” (...)  «Mi dispiace» sussurro, sentendomi improvvisamente una stupida. “Me ne sono andata perché pensavo che fossimo incompatibili, ma lui mi sta dicendo che avrei potuto fermarlo?” «Ti dispiace per cosa?» chiede allarmato. «Per non aver usato la safeword.» Lui chiude gli occhi, come se fosse sollevato. «Avremmo potuto risparmiarci tutta questa sofferenza» mormora. «Tu hai un bell’aspetto.» “Più che bello. Il tuo.” «Le apparenze possono ingannare» ribatte con tranquillità. «Sto tutt’altro che bene. Mi sento come se il sole fosse tramontato e non sorgesse più da cinque giorni, Ana. Vivo in una notte perpetua.»

A questo punto il Dio recensore ha dovuto legare la Dea Lettrice alla sedia prima che la sua ira imperversasse su tutto il orbe terraqueo. L’idiozia di questo passaggio rasenta l’indicibile: come si fa a passare da “avremmo potuto risparmiarci tanta sofferenza” a “hai un bell’aspetto” così, senza trasporto, senza sentimenti, emozioni trasmesse sulla carta da poter far arrivare al lettore? Non è questo lo scopo dello scrittore? Esprimere attraverso parole, idee e pensieri mondi che noi lettori non riusciamo a immaginare, esprime con parole nostre? A quanto pare mi sono sbagliata. Sull’Olimpo la tempesta imperversava e il Dio recensore continua la sua opera, cercando di non sentire l’ira furibonda della Dea lettrice incatenata alla sedia. A questo punto i nostri protagonisti decidono di cambiare i termini dell’accordo: niente più sesso estremo (anche se a lei la cosa non dispiaceva), ma solo sesso alla vaniglia.

«Anastasia, voglio ricominciare tutto daccapo. Limitarci al sesso vaniglia e poi forse, quando tu ti fiderai di più di me e io confiderò che tu sia sincera e comunichi con me, potremo andare oltre e fare alcune delle cose che mi piacciono.»

Domanda numero 1: ma quello che hanno fatto non era, alla fine dei conti, sesso alla vaniglia?  Domanda numero 2: cosa succederà adesso? Solo tanto sesso, inutile sesso, per 600 pagine. L’unico elemento di rottura della narrazione viene cancellato così in quattro e quattr’otto, come se niente fosse?  Mesto, il recensore continua a leggere fino ad arrivare ad un nuovo punto topico, punto in cui cominceremo finalmente a scoprire qualcosa del passato di Mr Grey; momento che, nuovamente e irrimediabilmente, viene buttato lì, senza nessun desiderio di approfondimento dei veri sentimenti, delle emozioni e turbamenti dei due protagonisti, ormai trasformati a delle semplici macchiette prive di qualunque spessore o personalità: 

«Il toccare è un limite assoluto per me, Anastasia» sussurra. «Lo so. Vorrei capire perché.» Dopo un po’, lui sospira, e con dolcezza dice: «Ho avuto un’infanzia terribile. Uno dei protettori della puttana drogata…». La voce gli viene a mancare e il suo corpo si tende mentre rievoca qualche inimmaginabile orrore. «Ricordo tutto» mormora rabbrividendo. Mi si stringe il cuore al ricordo delle cicatrici di bruciature che gli marchiano la pelle. “Oh, Christian.” Lo abbraccio ancora più forte. «E lei era violenta? Tua madre?» La mia voce è bassa, addolcita dalle lacrime non versate. «Non che io ricordi. Era indifferente. Non mi proteggeva dal suo magnaccia.» Sospira. «Penso di essere stato io a prendermi cura di lei. Quando alla fine si è ammazzata, sono passati quattro giorni prima che qualcuno desse l’allarme e ci trovasse… Me lo ricordo.» Non riesco a contenere un sussulto di orrore. “Gesù!” La bile mi sale in gola. «È veramente un gran casino» sussurro. «In cinquanta sfumature» aggiunge lui.

Credo che la citazione sopra inserita non abbia bisogno di ulteriori commenti. A questo punto, solo un angelo custode, che dall’alto dei cieli ha suonato “Claire de lune” di Debussy, non ha permesso alla nostra lettrice di scatenare qualunque tipo di piaga e cataclisma sul genere umano. Il Dio recensore, decisamente intimorito, ha deciso comunque di andare avanti, rimanendo basito e perplesso per i continui riferimenti e modalità narrative presenti nel primo volume, a dimostrare che niente in realtà è cambiato; della serie: “è prepotente ma mi piace, così sono io che non ti merito ecc”. Nuovi dialoghi inutili, bla bla bla, mail, bla bla e a un certo punto appare quello che sarà probabilmente il nuovo punto di rottura della storia, ossia la comparsa di una ex-sottomessa di Grey, elemento che non migliora di certo lo sviluppo della trama e della narrazione, che appare comunque lenta e noiosa. 

Appare poi LA FRASE: 

“Le mie guance diventano di un rosa intenso, sapendo che Taylor può sentirci, grata che non possa vedere lo sguardo rovente, brucia-mutandine che Christian mi lancia. Devo fare appello a tutte le mie forze per non saltargli addosso proprio qui, sul sedile posteriore della macchina.” 

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di questa settimna

Si, quella che ha fatto esaurire l’ormai limitata pazienza della Dea Lettrice che, stanca dei continui soprusi dovuti alla lettura di “Cinquanta sfumature di nero”, si è liberata dal giogo del Dio recensore e lo ha massacrato di botte per averla sottoposta ad una tortura come questa. 

È per questi motivi che la sottoscritta non ha alcuna intenzione di terminare il secondo libro di questa serie. È questione di amor proprio e di amore nei confronti non solo del mio gusto letterario, ma anche della mia essenza di donna, che si ritrova ad essere accomunata a un tipo di lettura di questo genere. Forse, altre mie colleghe, prenderanno il mio testimone e tenteranno la recensione dell'intera trilogia ma, io, me ne chiamo fuori! Per cui, cari lettori, come sapete i gusti sono gusti, ognuno è libero di leggere ciò che vuole e quando vuole: se volete leggere il libro dopo questa mia non-recensione, beh buona lettura. 

Cos’altro posso augurarvi se non ogni bene? 

Fifty Shades of Grey Series  Cinquanta sfumature di Grigio – 8 giugno 2012  Cinquanta sfumature di Nero – 26 giugno 2012  Cinquanta sfumature di Rosso – In uscita in Italia il 17 luglio  L’AUTRICE: 

Erika Leonard, vero nome di E. L. James, è una scrittrice inglese che per lungo tempo e tutt’ora lavora per la televisione inglese. Sposata con Neill Leonard, ha due figli adolescenti. Ha cominciato la sua esperienza come autrice con le fan-fiction con lo pseudonimo di Snowqueens Icedragon. “Cinquanta sfumature di grigio” nata come una fan –fiction di Twlight, ben presto è diventata una storia a se stante, primo titolo di una trilogia dedicate alla relazione tra Anastasia Steele e Christian Grey.


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