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Cinque Allegri Ragazzi Morti: una generazione in cerca del proprio futuro

Creato il 09 novembre 2011 da Lospaziobianco.it @lospaziobianco

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Serializzato originariamente a puntate dal 1999 al 2001 sulla rivista Fandango, edita da Panini, e poi riproposto e concluso dalla Coconino in tre volumi (contenenti anche i cd della band) in un arco temporale di ben dieci anni, il lavoro di Toffolo trova la sua consacrazione come opera d’autore proprio con questa edizione definitiva, che dona un’integrità e una solidità narrativa che le precedenti versioni non consentivano di cogliere in pieno.

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il 1°numero della rivista Fandango

Il volume racconta la storia di cinque ragazzi (Gianny Boy, Vasco, Sumo, Sleepy e Mario) che vengono tramutati in zombie dopo che Lidia, una loro compagna di classe, e la sua tutrice Mama, in realtà una strega haitiana, lanciano su di loro una maledizione per vendicare la ragazza da un’umiliazione subita a causa loro. Da qui in poi, prende il via una vera e propria odissea, che porterà i cinque ragazzi in un lungo viaggio “on the road”, dove faranno la conoscenza di svariati personaggi, le cui storie andranno a formare un mosaico narrativo che prenderà definitivamente forma nell’onirico e liberatorio finale.

Con questo suo lavoro Toffolo si dedica approfonditamente a un argomento a lui caro, vista la sensibilità e la cognizione con cui lo racconta: l’adolescenza e le conseguenze della crescita. La maturazione diventa metafora poetica di una difficoltà cronica a crescere, maturare e poi morire. Un mondo a sé dove gli adulti sono alieni e non si vede alcuna possibilità di rapportarsi a loro. Una generazione alle cui domande nessuno sembra dare risposta e in preda a forti contrasti e ambiguità morali.

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Sabina la Ragazza Lupo

Faremo così la conoscenza della ragazza lupo, simbolo della rabbia femminile, che ha ripudiato l’amore dal suo cuore e disprezza quel mondo maschile e maschilista che considera la donna mero oggetto di divertimento. Seguiremo le gesta di tre ragazzini che si inventano cacciatori di mostri (e indossano le stesse maschere scheletriche della band di Toffolo), fino a quando uno di loro compirà i “fatidici” 14 anni e si trasformerà egli stesso in una orrenda creatura “adolescenziale”.

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la saggia cagna Berna

Oppure lo struggente episodio incentrato su Berna, cane da caccia alla sua ultima uscita e avviata al pensionamento forzato: Berna decide di dimostrare quanto ancora possa valere, ma una volta scoperta la tana della volpe, si troverà davanti ai suoi cuccioli e, impietosita, non riuscirà a portare a termine il suo compito naturale, accettando il cambiamento che la vecchiaia porta con sé.
Si può dunque supporre che cambiamento è il termine su cui poggia il significato preponderante dell’opera: vecchiaia, adolescenza, dolore, vita e morte; situazioni giornaliere che lasciano un cambiamento come lascito del loro passaggio.

Il volume è una costante “opera in movimento” che passa rapidamente da un protagonista all’altro con una naturalezza di scrittura e di cambio di registro che, se all’inizio lascia leggermente spaesati, poi cattura il lettore per la quantità di idee grafiche, tematiche e invenzioni narrative che l’autore miscela con sapienza per tutta la durata della storia.

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la tenue colorazione blu delle tavole

L’intero volume è una continua fonte di sorprese, citazioni, creazioni surreali, tenere e introverse, che sono al tempo stesso allegorie della instabile sfaccettata condizione umana. Amore, solitudine, razzismo o ancora “fumetto nel fumetto” come nel bellissimo episodio Guerre Private, al cui interno è contenuto il fumetto La Storia Piccola creato da Toffolo e Giovanni Mattioli. Un piccolo gioiello che racconta gli orrori della guerra attraverso lo sguardo innocente di animali antropomorfi e dove faremo la conoscenza del malinconico e dolcissimo Bric.

Certo, un opera che offre una narrazione complessa, ricca ma molto frammentaria, lascia il fianco scoperto a alcune ingenuità, come ad esempio le storie un po’ leggere e mal sincronizzate della prima parte del volume, sulle quali però si può tranquillamente soprassedere, visto l’origine episodica della serie e la forte vena ironica e grottesca del volume.

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l'eccellente tratto stilizzato usato nell'ultimo episodio

Il termine “cambiamento” è associabile anche al tratto di Toffolo, che per tutta la durata del libro sperimenta diverse soluzione grafiche.
Dall’iniziale tratto morbido e pieno con una resa quasi caricaturale dei volti ma una realistica ed eccellente costruzione dei corpi, che si spiega con la sua laurea in disegno anatomico, con il procedere della storia il suo stile subisce un radicale cambiamento: la linea diventa sottile, il segno morbido lascia il posto a volti duri e tirati, il disegno si fa etereo, stilizzato quasi a volere seguire il corso della narrazione sempre più sintetica e stringata.
I cinque zombie non sono più così “allegri” da vedere e così, guidati dal loro leader Gianny boy, bullo e vuoto in vita quanto saggio e meditabondo in morte, andranno incontro al loro destino in una bellissima sequenza finale che li vede camminare sul fondale marino verso un futuro sconosciuto. Benché 5 allegri ragazzi morti sia una delle sue prime opere come autore completo, possiede già quella forte “sensazione onirica” che, con il tempo e la sua costante maturazione, ha portato poi Davide Toffolo alla stesura di grandi storie quali Pasolini, il recente e straziante L’Inverno D’Italia oppure il bellissimo Il Re Bianco.

Sebbene il volume risulti funestato, più che altro nella prima parte, da innumerevoli refusi e scambi di dialogo, l’Omnibus di Cinque Allegri Ragazzi Morti riesce a dimostrarsi come un’opera fondamentale per il fumetto italiano d’autore e un degno omaggio a uno dei nostri più grandi e poliedrici autori.

 

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protagonisti e comprimari

Cinque allegre domande morte: una chiaccherata con Davide Toffolo

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la maschera simbolo dei 3 Allegri Ragazzi Morti

Benvenuto Davide e grazie per avere accettato di rispondere a queste cinque domande sull’edizione Omnibus di un tuo vecchio lavoro e su qualche curiosità sul tempo che passa. Cominciamo: cosa provi a rileggere una tua opera, nell’occasione della sua raccolta in un volume unico, che racconta un periodo che, forse, non ti appartiene più? Riesci ancora a riconoscerti nelle tematiche del libro?
E’ come vedere una foto di quando eri più giovane. Un po di tenerezza e un po di invidia per la bellezza della giovinezza che nessuno ti ridarà. Ma ho un’idea precisa rispetto a questo lavoro. E’ un classico. Gli allegri ragazzi morti, sia nella musica che nelle storie, rischiano di diventare un classico. Un po’ per il tema, un po’ per i concetti che ci sono dietro. Io personalmente mi soffermo su alcuni disegni non troppo riusciti ma è un problema mio e dei disegnatori in generale. Oggi che sto disegnando la biografia di Magnus, che di questa ossessione per il raggiungimento della perfezione ne ha fatto uno stile e una gabbia, mi rendo conto che in questo delirio non sono solo.

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Certo. Questo è il senso della storia. Si cambia, ci si scopre umani. L’ultima storia è stata disegnata quasi dieci anni dopo la prima. Avrei potuto disegnare come facevo dieci anni prima, ma ho preferito essere sincero con me e con i lettori. Oggi i ragazzi morti sono questo segno. Per me il segno è importantissimo. La mia formazione di autore l’ho avuta a Bologna e lì il segno è tutto.

Gran parte del libro gira attorno al mondo adolescenziale. Ritieni possibile per un adolescente di oggi riconoscersi nei tuoi personaggi, o credi che la società e il periodo storico/politico che l’Italia sta attraversando abbia creato una generazione diversa da allora?
Non penso di aver fatto un ritratto generazionale. Penso di aver cercato di raccontare l’adolescente assoluto. Il periodo di passaggio che tutti incontrano. L’ambiente nel quale si sviluppa, nonostante geograficamente sia l’Italia, è in realtà il genere e in questo caso la commedia horror. Il resto che ci trovi dentro penso sia piuttosto universale. L’idea è nata 20 anni fa e oggi risulta ancora stimolante.

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Il Re Bianco uno dei capolavori di Toffolo

Se mi permetti, le mie ultime due domande le riservo per parlare un po’ di tè. Con il tuo ultimo lavoro, “L’Inverno di Italia”, hai lasciato da parte i tuoi lavori più onirici, filosofici e sopratutto personali, come “Pasolini” e “Il Re Bianco” (che ritengo uno dei migliori fumetti italiani di sempre). E’ finito il tuo bisogno di raccontarti attraverso il fumetto o è solo un cambio di registro momentaneo?
Il prossimo libro che darò alle stampe ha ancora me come protagonista. Sono cambiato e spero che la mia scrittura sia cambiata assieme a me. L’inverno d ‘Italia è un libro di denuncia; il primo che ho fatto. Ha una forma totalmente nuova rispetto alle avventure precedenti. E’ una specie di poesia sulla violenza dell’uomo sull’uomo vista dalla dalla parte di due bambini. E’ dentro ad una cosa che si chiama Graphic Novel ma è una poesia. Mi piace giocare con le forme del fumetto.

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3 Allegri Ragazzi Morti: autoritratto

Ultima domanda! Sei fumettista e musicista. Secondo tè è più facile far recepire e esprimere i propri concetti e pensieri, attraverso la musica o con le nuvole parlanti?
Diciamo che suonare è più “sociale”, disegnare è più intimo. Suonando ho raggiunto un pubblico più vasto, certo. Il fumetto però è il mio vero amore. Tutto quello che faccio parte da li, e se ho avuto credibilità come musicista lo devo al fumetto. Il fumetto è il più bel laboratorio di comunicazione personale che io conosca. La palestra dell’auto produzione.

Davide grazie mille per il tempo concessomi e in bocca alla ragazza lupo per i tuoi concerti e per i tuoi prossimi volumi!
A risentirci presto!


Abbiamo parlato di:

Cinque Allegri Ragazzi Morti Omnibus
Davide Toffolo
Coconino Press, 2011
432 pagine, rilegato, bianco e blu – € 11,90
ISBN: 9788876181030


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