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“Cinque anarchici del Sud”: il libro di Fabio Cuzzola diventa copyleft ed è scaricabile dalla Rete in versione integrale

Creato il 25 luglio 2012 da Antonellabeccaria

Cinque anarchici del SudTempo addietro si è parlato degli anarchici della Baracca e del libro che racconta la loro storia, Cinque anarchici del Sud, scritto da Fabio Cuzzola e pubblicato nel 2001 da Città del Sole Edizioni. Da qualche giorno, trascorso tanto tempo dall’uscita in libreria, in volume passa a una modalità copyleft e diventa liberamente scaricabile in formato pdf (204MB), cliccando qui. Dalla prefazione si introduce quanto segue:

Quella maledetta notte del 26 settembre ha segnato, distrutto, violentato tante famiglie, ha spezzato legami forti, amicizie sanguigne, ha cancellato le speranze e i sogni di cinque giovani del sud. Del Profondo Sud. I meridionalisti d’inizio secolo scrivevano polemicamente che l’Italia si divideva in nordici e sudici, e forse non sbagliavano. Se una strage, perché di strage si è trattato, di queste dimensioni si fosse registrata in altra parte dell’Italia che conta ci sarebbero state inchieste, dossier e quant’altro perché tutti i dati, immediatamente disponibili, sul cosiddetto “incidente” non convincevano. Ed invece niente. Il silenzio è sceso come una fossa comune dove sono state sepolte e cancellate le storie, i documenti e i terribili segreti che questi giovani portavano con sé.

Ci sono voluti 25 anni perché un magistrato, il giudice Guido Salvini del tribunale di Milano, riaprisse il dossier relativo al deragliamento del treno a Gioia Tauro il 22 luglio del 1970. Anche in questo caso si parlò subito di incidente, ma qualche anno dopo si scoprì che si trattava di un attentato, senza per altro che emergessero colpevoli e mandanti. Era proprio quello che avevano scoperto questi giovani anarchici e avevano raccolto in un dossier che stavano portando a Roma. Ci son voluti dei pentiti fascisti e mafiosi che parlassero di tutto questo perché, per un attimo, ritornasse l’attenzione su quella notte maledetta quando, in un’ora incerta, improbabile, tra la fine dell’ora legale e l’inizio dell’ora solare, un camion di frutta (probabilmente con l’ausilio di un’altra macchina) spargesse sull’asfalto il sangue innocente di chi credeva veramente nella libertà e nella giustizia.

I post che hanno preceduto questo sullo stesso libro sono La storia di cinque anarchici del sud e I cinque anarchici della Baracca: la memoria a quarant’anni dall’autotreno che li uccise.


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