Magazine Eventi

Cinque atti teatrali verso una nuova percezione dell’opera d’arte

Creato il 20 marzo 2012 da Theartship

Elena Scalia. La compagnia Krypton nasce nel 1982 delineando una linea di ricerca teatrale che fin dall’inizio giocherà sulla creatività visionaria di Giancarlo Cauteruccio, artista di teatro ma architetto di formazione. Il primo progetto, Corpo, ambient-video-laser,  si afferma come manifesto poetico della compagnia volta a sperimentare e a scandagliare il rapporto tra la parola e la luce, il corpo umano e la tecnologia, l’utilizzo del linguaggio e le possibilità del video come strumento per la manipolazione elettronica dell’immagine reale.

L’esito di questo primo lavoro sancisce, negli anni Ottanta, la nascita di una nuova sintassi della scena che scardina i codici drammaturgici, contaminandosi con altre discipline artistiche, verso la creazione di azioni tese a mettere la sensibilità dello spazio corporeo, della pittura, della scultura, dentro lo “stra-ordinario” mondo del teatro. Con l’ultimo lavoro, PROGETTO OA – cinque atti teatrali sull’opera d’arte, in scena al Teatro Studio di Scandicci, i Krypton portano agli estremi la propria “meta teatralità” dividendo l’opera in cinque atti che si svolgono in una successione temporale dilatata, a intervalli di un mese l’uno dall’altro. È un progetto che approfondisce la riflessione sulle lingue del teatro e su alcune forme fondamentali dell’azione scenica: parola, danza, musica, luce e canto.

La messa in scena non è veicolata da una drammaturgia letteraria ma scaturisce dal confronto con l’opera d’arte: cinque artisti contemporanei vengono chiamati, attraverso le loro opere, a riflettere sul senso profondo del teatro, definito non a caso “opera d’arte totale”. Cauteruccio mira, infatti, a concretizzare la concezione di luogo scenico come luogo centripeto, che attrae e metabolizza all’interno della propria “architettura” altre esperienze creative aprendo lo spazio del teatro all’intenzione poetica, estetica, formale di autori del panorama internazionale delle Arti Visive.

Il primo atto (29, 30, 31 gennaio) è dedicato alla centralità della parola suggerita dall’opera Gas di Alfredo Pirri; si tratta di un’installazione di sette elementi, costituiti da geometrie astratte e luce che (mette in) evidenzia “un problema teorico sulla crisi del modernismo e sulle sue conseguenze culturali”. Il corpo in scena, immobile, delega la manifestazione di senso alla voce recitante che rimanda alle “parole di Theodor Adorno e alla poesia di Paul Celan, autori qui chiamati a testimoniare la complessità della memoria e l’assurdità della storia”. Il secondo atto (23, 24, 25 febbraio) si  struttura intorno all’opera di Enrico Castellani Il muro del tempo: i sette metronomi, “caricati alle sette velocità della loro scala esaltano e negano il tempo, esprimendo l’incapacità dell’uomo di raccoglierlo, di descriverlo, di misurarlo”. Qui il corpo si esprime in un movimento senza ritmo, in una condizione di astrazione totale dove non trova strumenti che lo guidino o lo organizzino. Il terzo atto (24, 25, 26 marzo) si apre sull’opera che Jannis Kounellis ha pensato e realizzato espressamente per il progetto; come si legge nel testo a corredo della mise en scene “ tre grandi sacchi incombono sulla scena come corpi impiccati lasciando indovinare al loro interno le forme convulse di mobili e oggetti dismessi. La materia espressa nelle forme più arcaiche, ma con i materiali di scarto della cultura consumista, si fa metafora della condizione umana, intrisa di memoria come di dolore”.La forza evocativa della materia conversa con la simbologia degli elementi introdotti: “Sette cantanti liriche, sette presenze umane in movimento tra le opere, interpretano attraverso la parola cantata il conflitto tra il caos della materia e l’ordine cui aspira l’uomo. Il tormento e la centralità del corpo dominano l’azione scenica nella sintesi visiva di un altro oggetto sospeso: un crocifisso capovolto, dove al posto del braccio corto è stata innestata una campana che rintocca alle oscillazioni prodotte casualmente da un animale legato alla struttura”.

Nel quarto atto (14, 15, 16 aprile), l’ opera di Loris Cecchini apre alla possibilità di “un lavoro sulla luce come principio scultore delle materia; l’installazione, fatta di materiali sintetici, trasparenti e capaci di creare una distorsione ottica, viene abitata da corpi reali, diversi e quasi estremi, come per rappresentare alcune delle categorie con cui si definisce la fisicità. I canoni di bellezza, magrezza, prestanza trovano la propria specificità nella compresenza con i loro opposti” ed i performer mettono in scena con lentezza una serie di azioni minimali, conferendo, attraverso il corpo, un senso di attesa beckettiana che non trova compimento in nessuno scioglimento della tensione.

Nel quinto atto (18 maggio), conclusivo della linea di rappresentazione e di studio della compagnia,  dopo una serie di esplorazioni sul corpo si risale in superficie, alla pelle, all’abito. Pina Izzi, direttore artistico della compagnia la spiega così: “L’opera di Cristina Volpi mette in evidenza la percezione del corpo come sovrastruttura, come pelle altra: un abito da sposa in tessuto militare che descrive uno stato di conflitto permanente, una criticità dell’identità. La musica classica, nell’esecuzione dal vivo di tre musicisti tenta una ricostruzione di questa armonia interrotta e l’opera, che richiama anche la centralità del costume nel teatro, diviene il testo di un’azione fortemente poetica”. OA, acronimo di Opera e Azione, è un progetto teatrale fortemente innovativo in cui l’opera di ogni artista diviene struttura dinamica, attiva e generatrice di nuove inaspettate condizioni espressive che la dilatano e la amplificano attraverso il linguaggio del corpo, della luce, della musica, contribuendo alla nascita di nuova percezione dell’opera d’arte. Ma per cogliere l’essenza e per fruire a pieno di questo lavoro è necessario “assistere”: essere presente all’evento come “spet-attori”  testimoni  delle suggestive, potenti e “maieutiche” azioni ricreate sulla scena.  Appuntamento il 24, 25, 26 marzo al Teatro Studio di Firenze con il Terzo Atto.

’’


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :