Cinque domande a Giulio Tremonti

Creato il 14 dicembre 2012 da Antscar @AntScar

Nel confuso e confusionario salotto di Servizio Pubblico, il programma condotto da Michele Santoro su La7, il redivivo Giulio Tremonti ha catechizzato la platea, sempre con la consueta modestia, in merito a crisi dell’euro, IMU, governo Monti e quant’altro. Una versione sui generis di populismo, non quello urlato à la Grillo, non quello sensazionale di Berlusconi, pacato nei toni ma come sempre intriso di una serie di sentenze e profezie.

Nel mezzo di una filippica contro le ingerenze europee e l’egemonia di alcuni Stati all’interno dell’UE, l’ex ministro del Tesoro ha fornito anche un confuso accenno alla necessità di farsi riconoscere nella comunità europea ed internazionale e, conseguentemente, di partecipare alle missioni internazionali sostenute da Nazioni Unite e Consiglio d’Europa (sono convinto che l’ex ministro, che ieri orgogliosamente ricordava di essere stato in passato presidente dei ministri del Tesoro del PPE, conosca bene la differenza tra quest’organo ed il Consiglio Europeo e l’abbia ignorata per rimanere fedele ai toni di campagna elettorale). Dulcis in fundo, per evitare che il tema diventasse preda facile dell’ideologica opposizione agli armamenti da parte della sinistra, Tremonti ha ricordato come il giorno prima il Canada avesse abbandonato il programma F-35, troppo costoso e non in linea con le capacità operative richieste. Morale: anche l’Italia può farne a meno.

Tremonti ha la sua parte di ragione ma, nel discorso come sempre intriso di un velo di saccenza, pare dimenticare che gran parte della gestione di quel programma sia stata appannaggio dei governi in cui ha servito come ministro dell’Economia. Non diretto responsabile, in quanto tale, degli stanziamenti per l’acquisizione di armamenti ma indirettamente coinvolto grazie alla quota di maggioranza del 30% che il Tesoro detiene in Finmeccanica, che tramite la controllata Alenia partecipa al programma F-35 come sub-fornitore della Lockheed Martin.

Se ora gli F-35 diventano improvvisamente insostenibili, politicamente ed economicamente, mi pare corretto chiedere conto del suo operato nel corso del decennio appena trascorso:

  • In quanto primo azionista di Finmeccanica, che ruolo ebbe nelle negoziazioni che portarono nel 2002 a firmare (fu proprio l’attuale ministro Di Paola a recarsi a Washington, in quanto responsabile nazionale per gli armamenti) il Memorandum per la fase di sviluppo: impegno da 1028 milioni di dollari da diluire in dieci anni.

  • Perché contemporaneamente ci si ritirò dal programma Airbus A400M, in cui Alenia partecipava come progettista, abbandonando il più importante progetto europeo per aereo da trasporto tattico militare e acquistando il C-130 di Lockheed ?

  • Nei dieci anni della fase di sviluppo ormai quasi al termine, il programma ha subito ritardi e aumenti di costi; paesi come Olanda e, appunto, il Canada hanno tenuto sempre alta l’attenzione e gli stessi Stati Uniti, tramite il GAO, hanno lanciato vari allarmi. Perché i governi di centrodestra, in carica per otto dei dieci anni considerati, non hanno mai posto un serio dibattito sulla questione dei costi ?

  • Il governo Berlusconi tagliò nel 2010 l’acquisto di 25 Eurofighter Typhoon appartenenti alle tranche di produzione 3B, per risparmiare due miliardi di euro. La Russa si mostrò cauto sugli F-35 ma non seguì nessun ripensamento. Perché si tagliò su un aereo di cui l’Italia, e segnatamente proprio Alenia, è progettista e produttore anziché semplice subfornitore? Con la successiva perdita di commesse internazionali, la linea di produzione Eurofighter rischia di fermarsi fra due anni.

  • Se il Canada ha rinunciato agli F-35, dopo anni di dibattito e di allarmi lanciati dall’organo revisore, è chiaro che il programma avrebbe meritato la stessa attenzione di cui è stato fatto oggetto anche Olanda, Danimarca e Norvegia. Anziché profetizzare con molto ritardo l’insostenibilità di tale velivolo, perché non ammettere gli errori compiuti e cercare quantomeno di giustificare il denaro pubblico stanziato in un programma dall’esito più che mai incerto ?



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