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Cinque domande a Rita Charbonnier, autrice de “La sorella di Mozart”. Piemme Bestseller

Creato il 24 gennaio 2011 da Rita Charbonnier @ritacharbonnier
Cinque domande a Rita Charbonnier, autrice de “La sorella di Mozart”. Piemme BestsellerDa domani la nuova edizione de La sorella di Mozart sarà in libreria. Questo mio romanzo, il primo, uscito originariamente nel 2006, è stato tradotto in diverse lingue (qui l’elenco e le copertine). Ho scelto cinque tra le domande che mi hanno posto altrettanti blogger (quattro italiani e una americana, che è anche una scrittrice), e relative risposte, e le ho riunite.
Con questa pagina chiudo la rubrica “Cinque domande a…”. Continuerò ad accogliere contributi esterni e trattare argomenti che non riguardino solo i miei romanzi, ma questa particolare rubrica comporta un impegno che (purtroppo) non posso più assumermi. Onore ai blogger che proseguono su questa strada, grazie di cuore a quanti hanno intervistato me e molte scuse a coloro le cui interviste non hanno trovato posto in questa pagina. L’elenco completo delle interviste, recensioni, segnalazioni dei miei romanzi pubblicate sui blog italiani si trova qui.
1. Nel tuo romanzo La sorella di Mozart, il personaggio principale è Nannerl, sorella per l’appunto del famoso Wolfgang. Come e quando hai scoperto la sua storia, le sue vicende?
Non saprei dire con chiarezza quando avvenne, probabilmente ero ancora adolescente; ma rivedo la mia sorella maggiore parlarmi di questa Nannerl, che era una bambina prodigio e un genio musicale, come Wolfgang Amadeus, ma che a un certo punto fu messa da parte perché femmina. La sua storia evidentemente mi colpì. Diversi anni dopo scrissi un articolo per una rivista nel quale citai la “sorella di Shakespeare” di Virginia Woolf: un personaggio immaginario che serve alla grande scrittrice inglese per dimostrare quante e quali difficoltà incontrino le donne nell’esprimere il loro talento. Subito mi tornò alla mente la figura di Nannerl.
Quando decisi di scrivere la sua storia, andai a Salisburgo per prendere informazioni di prima mano. Volevo accedere alla biblioteca del Mozarteum e visitare i luoghi nei quali i Mozart nacquero e vissero; e più andavo avanti nelle ricerche, più mi convincevo non solo che dovevo raccontare quella storia, ma che quella storia meritava di essere raccontata. In una delle due case-museo della famiglia Mozart entrai in una stanza dedicata a Nannerl, dove troneggiava una scritta a caratteri cubitali: “Abbandonò la propria carriera artistica a vantaggio di suo fratello”. Rimasi stupefatta al pensiero che nessuno avesse ancora raccontato una vicenda dal potenziale drammatico così alto, e che è sempre stata sotto gli occhi di tutti.
[Romanzistorici.it]
2. Quanto c’è di storicamente accertato, nel romanzo, e quanto di inventato?
I personaggi principali sono tutti esistiti, tranne un personaggio femminile, che è di fantasia. Per il resto ho aggiustato alcune date, ideato molti episodi, ma nella sostanza mi sono attenuta ai fatti documentati. La parte d’invenzione riguarda soprattutto la psicologia dei personaggi, il loro modo di agire e le ragioni per le quali agiscono proprio in quel modo.
Ad esempio, nel romanzo ho creato un legame molto stretto tra Mozart e suo padre, Leopold, che diventa sempre più stretto con il passare degli anni; quando Wolfgang lascia Salisburgo e va a vivere a Vienna, lo fa con la piena approvazione del padre, che anzi organizza viaggio e trasferimento. Nella realtà, questo episodio si è svolto in modo diverso: Mozart è rimasto a Vienna contro il volere del padre, dal quale probabilmente non vedeva l’ora di staccarsi. A me però serviva creare una dinamica coerente con il tessuto emotivo del mio racconto, e creare anche una sorta di alleanza maschile contro la protagonista, che in quel momento è completamente schiacciata.
[History Buff]

Cinque domande a Rita Charbonnier, autrice de “La sorella di Mozart”. Piemme Bestseller

Rita Charbonnier ritratta dall'artista
e musicista Paul Barton

3. Quanta libertà narrativa ci si può concedere quando si decide di scrivere un romanzo basato su personaggi realmente esistiti? Dove si ferma la realtà e inizia il romanzesco?
Ogni scrittore ha la propria risposta. Secondo alcuni bisogna essere assolutamente fedeli ai fatti storici; secondo altri, in un’opera di finzione ci si può concedere qualunque cosa, perché la finzione è finzione. Io penso che quello della “realtà storica” sia un concetto discutibile, e che anche gli storici esprimano il loro punto di vista; infatti sono spesso in disaccordo gli uni con gli altri.
Certo, i fatti documentati esistono e un autore di romanzi storici non dovrebbe, che so, raccontare che Mozart è vissuto fino a 99 anni, quando tutti sappiamo che purtroppo è morto giovane. Altrimenti ne viene fuori un romanzo fanta-storico. Ma per il resto, la linea di separazione tra realtà e finzione è talmente sfumata che l’unico criterio dovrebbe essere quello dell’onestà: se scelgo di violare i fatti, devo farlo consapevolmente e per una ragione narrativa precisa.
[Isn’t it romantic?]
4. Wilde si inchinò di fronte alla tomba di Keats a Roma, Marinetti desiderava “sputare” sull’altare dell’arte; qual è il tuo rapporto con i grandi scrittori del passato? È cambiata nel tempo tale relazione?
Più che con Marinetti, io sono con Oscar Wilde – un grandissimo ingegno che avrebbe potuto lasciarci molte altre splendide opere e che invece abbiamo perso precocemente per l’ipocrisia e la crudeltà degli umani. Proprio di recente ho visitato il cimitero acattolico di Roma dove riposa John Keats e, se non mi sono inchinata davanti alla sua tomba, mi sono comunque profondamente commossa. Ho immaginato che il suo bruciante spirito poetico aleggiasse ancora in quel luogo – e come potrebbe non essere così, visto che la sua lapide riporta solo le parole “Qui giace uno il cui nome fu scritto nell’acqua”? I grandi artisti del passato sono numi tutelari, geni che continuano a proteggerci, figure fondamentali di riferimento senza le quali la vita di ognuno di noi, oggi, non sarebbe ugualmente ricca.
[Sul Romanzo]
5. Credi che l’attività di una scrittrice si differenzi in qualche modo dall’attività di uno scrittore? Secondo te esiste una “scrittura femminile”?
Una volta sentii una giornalista che aveva scritto un libro dichiarare: “Io credo nel pensiero della differenza, cioè nel fatto che le donne sono diverse dagli uomini”. Di fronte ad affermazioni come queste (sospetto che il pensiero della differenza sia più complesso di così), mi cadono le braccia. Che gli uomini e le donne siano diversi è un’ovvietà: alcuni organi non sono gli stessi e generalmente – ripeto, generalmente – gli uomini hanno le spalle larghe e le donne il sedere rotondo. Ma che a una differenza nel fisico corrispondano differenze “naturali” e “innate” nella psicologia, nel comportamento e magari nelle attitudini, io non riesco a crederlo. Queste differenze non sono mai state chiaramente definite e non si può spaccare il mondo in due sole categorie; ce ne sono molte di più.
Forse qualcuno potrebbe affermare, che so, che le donne scrivono in modo più sottile o profondo; che sanno gestire meglio i sentimenti… ma a me sembra che affermazioni così facilmente confutabili (e anche criptodiscriminatorie) non abbiano una grande utilità. E in ogni caso, se è vero che una storia sul pugilato viene scritta più probabilmente da un uomo, non è solo per via del testosterone; è soprattutto perché veniamo tutti educati in modo da aderire a uno stereotipo di mascolinità e di femminilità. Piuttosto che interrogarsi sulla specificità della scrittura femminile, quindi, mi sembrerebbe interessante occuparsi dei dati: ci sono, tuttora, molte meno scrittrici che scrittori. Possiamo intervenire su questo?
[Delt@ News]
Se volete leggere in anteprima le prime 20 pagine de La sorella di Mozart, potete scaricarle sul vostro computer facendo clic qui (file Pdf – 84 Kb). Segue il video trailer del romanzo.
“La sorella di Mozart” si può ordinare su:

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