Il viaggio è stato coinvolgente e mi ha trascinata in una dimensione che ormai non ricordavo da tempo.
Dopo aver preso possesso dei miei appartamenti e ritrovata con le altre blogger, l'intero staff ci ha invitate nel giardino di Torre Sant'Antonio per un apericena a base di prodotti tipici autoctoni.Come molti di voi sapranno già, la Calabria è una regione ricca di prodotti tipici di qualità o d'eccellenza alimentare e di tradizioni eno-gastronomiche, grazie ai vari popoli ( Greci, Romani, Normanni, Arabi, Angioini,Borboni, Spagnoli, Francesi ) che hanno vissuto in questa estrema regione della penisola italiana.
Insomma, tra un buon bicchiere di vino e dell'ottimo cibo, abbiamo avuto modo di presentarci a tutti gli operatori, scambiando quattro chiacchiere insieme, conoscendoci per poi dirci "Arrivederci a domani".
Si, perché il giorno successivo ci ha viste impegnate in una giornata alquanto particolare. Ci siamo ritrovate tutte al chiosco nel giardino di Torre Sant'Antonio per una colazione genuina: cappuccino, cornetto e tanta frutta per un ottimo risveglio.
Finita la colazione, raggiungiamo l'Agriturismo La Sena dove ci aspettano dei teneri cavalli da domare. Diligentemente scelgo il mio cavallo e con molta pazienza prendo familiarità e confidenza. Non andavo a cavallo da circa 20 anni e la "paura" si è fatta viva.
Ma sono stata tranquillizzata da Adriano e le sue meravigliose figlie Nadia ed Erica affidandomi alle grazie di Sacura, uno splendido esemplare di Anglo Arabo. C
ome indica il nome, questa razza deriva dall’incrocio tra Purosangue Inglese con Purosangue Arabo, racchiudendo in sé l’anima delle due razze più famose al mondo.L'anglo-arabo la considero una perfetta combinazione perché unisce la velocità del Purosangue Inglese alla resistenza del Purosangue Arabo. Sacura è un cavallo molto intelligente, docile e ubbidiente.
E' stato un rapporto entusiasmante. Abbiamo imparato a conoscerci e a volerci bene trasformando una semplice passeggiata in qualcosa di più avventuroso tra le campagne calabre. Tra un'andatura a passo ed una al trotto, mi sono lanciata in qualche galoppo da brivido. Un'avventura unica ed intensa. Abbiamo percorso un primo tratto (1 ora e mezza circa) fino al casale di caccia della famiglia Badolato (in località Zoccolà) che sovrasta la vallata.
La vista era incredibile ed è stata l'occasione per una piccola sosta ed un mini ristoro a base di centrifughe e gustosi succhi, prima di riprendere la nostra passeggiata fino al Borgo di Santa Caterina dello Ionio, un piccolo villaggio cinto da mura difensive, nelle quali si aprivano quattro porte, di cui una sola - la "Porta dell'acqua" - è ancora possibile ammirare.
Così ci lanciamo alla scoperta del Borgo passando subito per il Vicolo più Stretto d'Italia. Ebbene si, si trova proprio a Santa Caterina dello Ionio.
Dopo siamo andati presso il Catojo di Franco Leto che ci ha fatto trovare una stupenda tavola imbandita piena di prodotti tipici autoctoni.
Ma voi vi chiederete, cosa è un Catojo? E' un tipico locale dove venivano conservati e consumati i cibi autoctoni. Come vi ho anticipato, le famiglie calabresi hanno una cultura alimentare prevalentemente autosufficiente: producono internamente i loro prodotti per poi consumarli.
Il Catojo è un luogo fresco, dai profumi intensi, dal cibo e dal vino ottimo, un ritrovo dove le occasioni non mancano mai. Pensate che durante le festività natalizie e/o per i festeggiamenti della patrona Santa Caterina, i Catoi del Borgo vengono aperti per accogliere i visitatori. Tutti saranno pronti a deliziarvi e a farvi gustare i prodotti che il territorio offre.
Qui abbiamo avuto il piacere di mangiare e bere del buon vino in piacevole compagnia e di ascoltare la storia e gli aneddoti del luogo raccontate dal Prof. Salvatore Marino.
Ci ha raccontato che la data di fondazione del Borgo di Santa Caterina dello Ionio è incerta: di sicuro risale a prima dell'anno 1000, perché a causa degli assalti dei Saraceni, gli abitanti dei vari villaggi si rifugiarono in luoghi isolati della zona, scegliendo il poggio sul quale oggi sorge Santa Caterina dello Ionio, situata a quasi 500 m di altezza sul livello del mare, a circa 7 Km dalla marina.
Tra tante vicissitudini susseguite, varie dominazioni, nel 1983 uno spaventoso incendio inflisse il "colpo mortale" a questo borgo davvero speciale, pieno di magia, tradizioni e ricchezza.
Dopo aver mangiato, bevuto ed ascoltato ci spostiamo verso un altro catojo, quello di Lele Pilato, passando per le strette vie del paese dove troviamo Rina che fila la lana come da tradizione.
Lele ha voluto farci gustare un buon piatto di pasta all'aglio ed olio al profumo di alici. Certo, un tocco di peperoncino avrebbe reso il piatto davvero unico, ma chi sarebbe rimasto vivo? Il peperoncino di quella zona (quello di Soverato) è un vero e proprio toccasana. Assolutamente da provare!
Ph. Federica Soletti
Grazie ai mezzi tecnologici ed iper moderni che si possono utilizzare in queste strette vie, l'ape car di Agostino Fabio, ci siamo dirette verso il Catojo di Rosella e Giuseppe, dove abbiamo avuto modo di conoscere un artista incredibile, Domenico Guarna.
Il catojo di Rosella e Giuseppe è meno rustico degli altri. Loro tengono molto alla cura e alla rivalutazione di questi catoi e devo dire che ci riescono alla grande. Il loro catojo è molto raffinato senza lasciare nulla al caso.
Al Catojo di Rosella e Giuseppe una ricca tavola imbandita ci attendeva.
Specialità calabre come il pane casareccio bagnato con i pomodori, ricetta di cui Rosella va fiera, accompagnate da mandorle, ricotta squisita, gli immancabili salumi e, ovviamente il pane con la 'nduja, alimento tipicamente calabrese, preparata con le parti grasse del maiale, con l'aggiunta del peperoncino piccante calabrese, insaccata nel budello, per poi essere affumicata.
Prima di finire il giro dei Catoi, facciamo un salto in un luogo incantato con una vista mozzafiato. Anche quì nulla è lasciato al caso. Tanti i particolari accattivanti.Questa sple
ndida chiesa delXVII secolodi forma a croce latina a tre navate è stata eretta dal popolo sul punto in cui apparve la Santa Patrona ai saraceni, scacciandoli dal paese.Il nostro giro continua. Ultima tappa Il B&B "La Perla del Borgo" (di cui presto vi parlerò) dove Laura Fontana ci ha deliziato vista e palato con un aperitivo a base di "pitta", pomodoro e ricotta, miele e marmellate, dolci squisitamente fatti in casa e frutta fresca (ciliegie, melone, gelsi).
Atmosfera da brividi con il sottofondo musicale, del buon prosecco e le candele sparse (come piace a me) per tutto il B&B e sul terrazzo (dove era stato allestito il rinfresco), creando un ambiente caldo ed accogliente e godendoci anche un tramonto spettacolare sul Borgo di Santa Caterina dello Ionio. Che dire? La pace dei sensi.
Santa Caterina dello Ionio è un borgo che ha voglia di raccontare la propria storia. Per capire le emozioni che suscita l'unica soluzione è vivere il Borgo in modo intenso e coinvolgente.
E comunque un altro giro a cavallo lo farei volentieri...ma su questooooooo. Ahahahahahha!