L’appiglio per ricordare Ettore Scola è debole, poco più di un pretesto: un suo film, neppure tra i più noti, a dire il vero, che ha praticamente lo stesso titolo di un mio racconto. Il film è Il mondo nuovo (La nuit de Varennes) del 1982, il racconto è Mondo nuovo. Anche il tema è diverso, come l’epoca storica e l’ambientazione. In sostanza, come direbbero a Livorno, “un ci ‘ombina nulla”, non c’entra niente. O forse sì. Perché Scola, senza mai pontificare, ci ha insegnato a guardare con occhio critico nei saloni dei palazzi illuminati a festa da infiniti specchi e candele, o sulle eleganti terrazze romane, e magari ci ha consigliato di tenere vivo un sorriso, anche e soprattutto quando ci vogliono far ricordare che siamo noi quelli brutti, sporchi e cattivi. Allora, soprattutto allora, è bene ricordarci con più forza che c’eravamo tanto amati, e, che, a dispetto di tutto, ciò che abbiamo tanto amato lo amiamo anche oggi.
IM
MONDO NUOVO
Quando vidi quel cartello pensai ad uno scherzo. Sulla mia solita strada piena di curve e prati stinti, coperti da un velo di gelo di notte e storditi di giorno dal sole e dal niente, spiccava un rettangolo colorato con su scritto “Mondo Nuovo – Inaugurazione”. Rallentai, tolsi il piede dall’acceleratore e la macchina si fermò davanti a quel prodigio di nome, incredula, anch’essa, come il cavallo di Don Chisciotte di fronte ai mulini a vento.
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