“Inferno sono strade da cui non si vedono le stelle, perché non è concesso alzare gli occhi. Inferno è una famiglia che decide chi e cosa sarai. Inferno è la consapevolezza fredda della disperazione altrui. Inferno è farla pagare ad altri perché sentano il sapore amaro che mastichiamo. Inferno è quando le cose non si compiono. Inferno è ogni seme che non diventa rosa. Inferno è quando la rosa si convince che non profuma. Inferno è un passaggio a livello che si apre su un muro. Inferno è ogni bellezza volontariamente interrotta.”
Sembra che ci sia solo uno sguardo che regge tutto, uno sguardo che regge il mondo…che se smetti di guardare crolla tutto! Palermo. Estate 1993. Federico è un ragazzo di 17 anni, pronto a festeggiare la fine dell’anno scolastico con i suoi amici. L’aspettano il mare, la spensieratezza ed un viaggio a Londra per imparare l’Inglese. Un adolescente come gli altri, che però porta con sé una sensibilità non comune. Quando il suo professore di religione lo invita a dargli una mano con i bambini del suo quartiere accetta di andarci almeno una volta prima della partenza, inconsapevole del fatto che superato quel passaggio a livello non sarà più lo stesso! In effetti niente nella sua vita sarà più come prima. Perché il suo professore è Don Pino Puglisi, perché quel quartiere è il Brancaccio e non ha nulla a che vedere con la Palermo che lui è abituato ad amare, a vivere, ad osservare. Perché quello è l’inferno. E non sarà facile scegliere di restare in quell’ade, di affrontarlo, di imparare a vedere oltre quell’angoscia diffusa e di crescere…improvvisamente.
Il luogo che lo aspetta è il centro “Padre Nostro” del Brancaccio dove Don Pino accoglie i ragazzi offrendogli un’alternativa alla strada; un’alternativa alla miseria (quella vera anche dell’anima), all’abbandono, alla violenza, allo spaccio e al malaffare. Un’alternativa al vuoto, alla bruttezza, all’odio inconsapevole, alla rabbia! Il Padre Nostro vuole essere la forza che tutto ingloba e tutto trascina, via da quelle regole di soprusi perpetrati e sangue. La lotta di Don Pino Puglisi è chiaramente scomoda per quelli che strumentalizzando paura ed ignoranza, alimentano l’omertà ed il servilismo alla mafia. Nel giorno del suo 56° compleanno, il 15 Settembre 1993, nella Palermo dove è nato, nella Brancaccio dove ha vissuto, Don Pino verrà ucciso. Sembra ad un tratto che tutto si logori, tutto appassisca, tutto finisca. Una stretta al cuore. Pagine che ti strattonano e ti prendono a pugni…ma inevitabili. E sul suo viso, ancora, un sorriso. Un sorriso che anche nell’ora più tragica della fine è riuscito a essere per molti un arcobaleno di fede e speranza. Un sorriso che ha liberato tanti cuori dalle paure e dalle violenze subite. Un sorriso che ha dato magia ai nuovi giorni, fiducia alle persone e ai corpi tormentati. Un sorriso che continua ad essere la spalla forte che sostiene quando non ce la fai più, la mano che tiene la tua per consolarti da quella ferita che sgualcisce l’anima. Leggere questo libro mi ha costretta a fare una foto di me stessa, che di sicuro avrò voglia di tornare a curiosare nei tempi a venire, quando avrò una faccia diversa e pensieri diversi. Mi ha, ancora di più, aiutato a sgranare gli occhi e si, potrei spendere qualche parola in più per spiegarmi meglio, ma la sostanza è che…”ho visto cose”.
Video realizzato per la presentazione del nuovo romanzo di Alessandro D’Avenia
Ho visto tormento, oscurità, disperata miseria. E poi, accanto a tutto questo ho visto persone che hanno ammesso di avere torto e si sono sentite libere, ho visto persone credere che anche il male ha una data di scadenza, ho visto ragazzi che hanno avuto la possibilità di scegliere e padri e madri che hanno detto di “no”, senza rimorso né timore! Ho visto quella forza di gravità che tiene legati all’amore, alla grazia, al bene…ho visto momenti di esagerata bellezza in occhi pieni ancora di coraggio, ho visto momenti di perfezione spudorata che vanno oltre ogni inimmaginabile violenza! E così, nell’inferno più abissale, quello che toglie l’amore da dentro le cose, ho visto anch’io ciò che inferno non è! Perché il vuoto è sempre quello che resta, dopo tutto. Ma per fortuna il destino di ogni vuoto è d’essere colmato.
Recensione a cura di ELENA LUCENTE