Dopo dissenso espresso dal Parlamento al provvedimento originario del Governo di Cipro, secondo il quale si sarebbero dovute tassare le giacenze dei conti correnti con un prelievo del 6.75% sulle somme fino a 100.000 euro, e del 9,90% su quelle superiori a tale cifra, pare che, nella notte di domenica, sia stato raggiunto un accordo di massima su quello che secondo la stampa sussidiata si potrebbe definire il "salvataggio di Cipro". Ma le cose, come sapete, non stanno esattamente in questi termini e ieri ce lo ha ricordato proprio la banca spagnola Bankia che in borsa è arrivata a perdere oltre il 50%, a seguito del downgrade di S&P, ma soprattutto a causa del timore che il modello di "salvataggio cipriota" possa essere esportato in qualche modo anche in altri casi di ristrutturazione bancaria in giro per l'Europa e, segnatamente, proprio in Spagna, le cui banche sono fallite non meno di quelle cipriote.
Dall'accordo per il salvataggio di Cipro emerso in seno all'Eurogruppo, è stato deciso che:
I quasi 6 miliardi di euro che si vanno ad aggiungere ai 10 miliardi di aiuti da parte della Ue, debbono essere pagati prevalentemente dai correntisti di Bank Of Cyprus e Laiki Bank con giacenze superiori a 100 mila euro. Laiki Bank, verrà chiusa e gli obbligazionisti, così come gli azionisti, ne subiranno le relative perdite con il valore dei titoli che, verosimilmente, verrà azzerato. I correntisti di Laiki Bank con giacenze superiori a 100 mila euro, subiranno un feroce taglio da quantificarsi in relazione alle necessità che emergeranno dalle procedure di liquidazione, ma già si parla di ben oltre il 40%. E' evidente che i conti verranno congelati per tutto il tempo necessario all'assolvimento delle procedure di liquidazione. Bank of Cypros, i cui correntisti con giacenze superiori a 100 mila euro, anch’essi patiranno il taglio di circa il 40%, assorbirà gli asset buoni della banca liquidata. Tuttavia, al momento, sono fatti salvi i depositi inferiori ai 100 mila euro, ma non è da escludersi che anche questi possano contribuire al salvataggio.L'intesa raggiunta, trattandosi in buona sostanza di procedure "tipiche" previste per la ristrutturazione di banche, non dovrebbe necessitare di voto parlamentare. Anche se, essendo un accordo di massima, non sarebbe affatto remota la possibilità che possano essere introdotti nuovi provvedimenti. Soluzione ottimale? Direi non affatto, stando la fragilità del cotesto in cui tale decisione si inquadra. Tant'è, che ciò che sta accadendo nella gestione della crisi cipriota, (ri)accende il fuoco in casa spagnola, a dire il vero, mai domato. In sostanza, si teme che il modello applicato nella gestione della crisi cipriota possa essere utilizzato su scala europea, e questo sembra essere confermato anche dal presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem.E chi meglio della Spagna con il sistema bancario anch'esso fallito? Dopo Cipro, quindi, potrebbe essere la volta di Spagna e magari anche qualche altro Paese alle prese con le difficoltà di qualche banca non del tutto in forma. Con il piano uscito dall'Eurogruppo, che ha comunque riformato l'orientamento originario, si è cercato di tenere indenni (per il momento) i correntisti con giacenze inferiori a 100 mila euro, poiché salvaguardati dalla garanzia statale. Ma allo stesso tempo, con l'intento di colpire principalmente i capitali stranieri (soprattutto russi) poiché ritenuti di dubbia provenienza, si colpiscono anche conti correnti riconducibili a patrimoni leciti o a società ed imprese che ne subiranno le relative perdite, determinando un escalation di fallimenti a catena che, verosimilmente, condanneranno l'economia cipriota ad una lunga e profonda depressione rendendo impagabile il debito che, per effetto degli aiuti ricevuti (10 Mld di euro), arriverà al 140% del Pil, se non oltre. In questi caso, la Grecia insegna e le conseguenze sono del tutto immaginabili. Con l'operazione di "salvataggio" uscita dall'Eurogruppo, quindi, si afferma il principio secondo il quale chi ha depositato i soldi presso un conto corrente di qualsiasi banca, in quanto ritenuto strumento di gestione della liquidità privo di rischio, potrà rispondere del dissesto bancario in maniera più o meno analoga a chi, in quella stessa banca, ha investito in capitale di rischio per ottenere un elevata remunerazione, ma accollandosi i rischi connessi: gli azionisti e gli obbligazionisti.
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