Ma dietro questa trasferta moscovita potrebbe esserci anche una precisa volontà di Nicosia di tirar dentro la Russia nell’operazione di salvataggio di un Paese al collasso. L’anomala presenza del ministro cipriota per il Commercio, Industria e Turismo Lakkotripis, in una delegazione diretta ad un vertice finanziario, lascia infati pensare che a Mosca la rinegoziazione del prestito del 2011 non sia stato l’unico tema in agenda, e che le parti stiano lavorando a qualcos’altro.
L’ipotesi è che la Russia, concedendo una nuova linea di credito che eviti di metter mano sui soldi dei suoi cittadini, possa chiedere a Cipro qualcosa in cambio. Che cosa? Ad esempio le quote azionarie della Laiki Bank, di fatto nazionalizzata nel 2012 dopo un maxiprestito statale da 1,8 miliardi di euro (anche se la notizia, riportata dal Washington Post, è stata smentita in serata) oppure concessioni in campo energetico. La Gazprom, ad esempio, è interessata alle promettenti riserve di gas cipriote, e aveva già in precedenza proposto a Nicosia un piano di salvataggio privato attraverso un prestito in cambio dei diritti di sfruttamento su giacimenti off-shore nel Mediterraneo orientale.
Una situazione molto simile a quella verificatasi nella primavera 2011 in Bielorussia, dopo il crack monetario che colpì l’ex repubblica sovietica: il maxiprestito di salvataggio concesso da Mosca consentì al colosso energetico russo di fare un sol boccone della BeltransGaz, la compagnia energetica nazionale di Minsk.