Citazione: “Ladri di sogni”, Maggie Stiefvater.

Creato il 31 gennaio 2015 da Chiara

Noah si strofinò la macchia sul viso. Ma non se ne andò. Non se ne andava mai. Disse: «Conosco qualcuno che potresti baciare».
«Chi?» Lei notò che aveva uno sguardo divertito. «Oh, aspetta.»
Lui scrollò le spalle. Probabilmente era l’unica persona che Blue conosceva che potesse dare un’alzata di spalle da sdraiato. «Tanto non mi ucciderai. Voglio dire, se sei curiosa…»
Lei non pensava di essere curiosa. Dopotutto, non era mai stata una possibilità. Non poter baciare nessuno era come essere povera. Provava a non soffermarsi su cose che non poteva avere. Ma ora…
«Okay» disse lei.
«Cosa?»
«Ho detto okay.»
Lui arrossì. O meglio, dato che era morto, assunse un colorito normale. «Uh.» Si alzò su un gomito. «Bene.» Lei alzò il viso dal cuscino. «Ma tipo…»
Lui si chinò verso di lei.
Blue sentì un brivido per mezzo secondo. No, per un quarto di secondo. Perché dopo quello sentì l’increspatura fin troppo consistente delle sue labbra tese. La bocca di lui le premette sulle labbra finché non incontrò i denti. Era tutto semplice, elettrizzante ed esilarante al tempo stesso. Entrambi scoppiarono in una risata imbarazzata. Noah disse: «Bah!». Blue pensò di pulirsi la bocca, ma sapeva che sarebbe stato maleducato. Non era affatto coinvolgente.
«Bene» disse lei.
«Aspetta» replicò Noah «aspettaspettaspetta.» Le tolse un capello dalla bocca. «Non ero pronto.»
Agitò le mani come se le labbra di Blue fossero un evento sportivo e ci fosse una buona possibilità di farsi venire i crampi.
«Vai» disse Blue.
Questa volta arrivarono solo a un respiro dalle reciproche bocche prima di iniziare a ridere. Lei accorciò la distanza e fu premiata con un altro bacio, che le diede la sensazione di baciare una lavatrice.
«Sto facendo qualcosa di sbagliato?» suggerì.
«A volte è meglio con la lingua» rispose lui, dubbioso.
Si guardarono.
Blue strizzò gli occhi. «Sei sicuro di averlo già fatto?»
«Ehi!» protestò lui. «Per me è strano, perché sei tu
«Be’, per me è strano perché sei tu
«Possiamo fermarci.»
«Forse dovremmo.»
Noah si raddrizzò di più, sempre puntellandosi con il gomito, e fissò vagamente il soffitto. Infine le lanciò un altro sguardo.
«Hai visto qualche film… con dei baci? Le tue labbra devono essere, tipo, devono voler essere baciate.»
Blue si toccò la bocca.
«Cosa stanno facendo adesso?»
«Sono serrate.»
Lei unì e separò le labbra. Noah aveva ragione.
«Quindi immaginati uno di quelli» suggerì Noah.
Lei sospirò e frugò nei suoi ricordi fino a trovarne uno che faceva al caso.
Non era il bacio di un film, però. Era il bacio che l’albero sognante le aveva mostrato a Cabeswater. Il suo primo e unico bacio con Gansey, prima che lui morisse. Pensò alla sua bocca sottile mentre sorrideva. Ai suoi occhi belli quando rideva. Chiuse i suoi. Puntellando l’altro gomito accanto alla testa di lei, Noah si avvicinò e la baciò di nuovo. Questa volta era più un pensiero che una sensazione, un soffice calore che partiva dalla sua bocca e si espandeva nel resto del corpo. Una delle sue mani fredde scivolò dietro il collo di lei, e continuò a baciarla, schiudendo le labbra. Non era solo un tocco, un’azione. Era un tentativo di semplificazione da parte di entrambi: non erano più Noah Czerny e Blue Sargent. Erano solo lui e lei. Nemmeno quello. Erano solo il tempo che tenevano tra di loro.
Oh, pensò Blue. Quindi è questo che non potrò avere.
Non poter baciare la persona di cui si sarebbe innamorata non sembrava tanto diverso dal non avere un cellulare come tutti gli altri. Non sembrava diverso dal sapere che non avrebbe studiato ecologia all’estero, o che non sarebbe mai andata all’estero e basta. Non sembrava tanto diverso dal sapere che Cabeswater sarebbe stata l’unica cosa straordinaria della sua vita .
E ciò voleva dire che era insopportabile, ma lei doveva sopportarlo comunque.
Perché non c’era nulla di male nel baciare Noah Czerny, a parte il suo essere freddo. Lei gli permise di baciarla, e lo baciò a sua volta, fino a quando lui si appoggiò di nuovo sul gomito e, goffamente, le asciugò le lacrime che le rigavano le guance con il polso. La macchia sul suo viso era diventata molto scura, e lui era abbastanza freddo da farla rabbrividire. Blue gli rivolse un sorriso umido. «È stato super bello.»
Lui si strinse nelle spalle, gli occhi tristi. Stava scomparendo. Non che potesse vedere attraverso di lui, ma diventava difficile ricordarsi come fosse fisicamente anche mentre lo guardava. Quando lui voltò la testa, lo vide deglutire.
«Ti chiederei di uscire, se fossi vivo» farfugliò.
Il mondo era ingiusto.
«Ti direi di sì» rispose lei.
Ebbe solo il tempo per vederlo sorridere appena. E poi lui scomparve. Blue si alzò a sedere al centro di quel letto improvvisamente vuoto. Sopra di lei, le travi brillavano nella luce estiva. Blue si toccò la bocca. La sensazione fu quella di sempre. Per niente come se avesse avuto il suo primo e ultimo bacio.


La magica linea di prateria è stata risvegliata e la sua energia affiora. I ragazzi corvo, un gruppo di studenti della scintillante Aglionby Academy, sono sulle tracce del mitico re gallese Glendower, che dovrebbe essere nascosto nelle colline intorno alla scuola. Con loro c’è Blue, che vive in una famiglia di veggenti tutta al femminile. A lei è stato predetto più volte che quando bacerà il ragazzo di cui sarà davvero innamorata, questi morirà. Sulle prime sembra che il suo cuore batta per Adam, ma forse è Gansey quello che ama davvero… Intanto Ronan s’inoltra nei suoi sogni, da cui può uscire di tutto. Del resto è uno che ama sfidare il pericolo. Mentre il tormentato Adam, con un passato pesante alle spalle, s’inoltra sempre più in se stesso, cercando una sua strada nella vita. Nel frattempo c’è un individuo sinistro che è anche lui sulle tracce di Glendower. Un uomo pronto a tutto.
Di Raven Boys, Entertainment Weekly ha scritto: “L’avventura paranormale di Maggie Stiefvater si legge d’un fiato e vi farà chiedere a gran voce il secondo libro.” Ecco il secondo libro, con la stessa fervida immaginazione, lo stesso intreccio inquietante e romantico, e le svolte mozzafiato che Maggie Stiefvater sa costruire.




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