"Chi accresce la conoscenza accresce la sofferenza." (1)
S
ta scritto nella Bibbia, da qualche parte nel Libro del Qohèlet. E così ci si ritrova ancora spaiati, lei se ne è andata, la casa è di nuovo vuota, le valigie che si sono fatte quasi da sole, i fatti sono accaduti con una tale rapidità che si potrebbe ben dire con il poeta che"richiesero meno tempo, di quanto è necessario a me per raccontarli." (2)
Ora è buio al mattino, quando un sole rachitico che non scalda arriva regolarmente in ritardo per andarsene presto al pomeriggio, con me che lo spreco tutto voltato di spalle dietro le vetrate dell'ufficio. I rami fuori dalla finestra sono spogli, la casa non è più un nido tra gli alberi, ora da lontano si vedono fabbriche e capannoni dentro mattine fredde e piovose.La Tour, la bella Tour, è per metà perennemente inghiottita dalla nebbia, dall'umidità, dalla pioggia o dalla foschia (chiamamole come vogliamo, non sono altro che quella cosa che fa solo venir voglia di cioccolata calda con panna barricati in un bistrot), noi umani stiamo a tossire sotto i berretti, dentro le sciarpe e in cappotti ben sigillati, arrancando sulle salite di boulevard Pasteur, camminare ogni giorno lungo strade bagnate, con milioni di vite che scorrono intorno stando insieme come singole gocce d'acqua nella corrente di un fiume. Camminare e correre, correre e camminare isolati in un iPod come unico antidoto per non pensare, per passare oltre e dimenticare. Fuori è acqua che batte insistente e obliqua su stanchezze da jet-lag, su corse a gambe dure e fiato corto, su parchi deserti, è acqua che sbatte a ripetizione contro alberi e marciapiedi, sulle auto nuove a fare poltiglia di depliants pubblicitari e guasti di piccione.
E il vento porta in giro le foglie, a svolazzare come se pure loro stessero facendo jogging, almeno fino a quando una pioggia più forte le trascina giù sotto i marciapiedi.
Il traffico indisciplinato con la pioggia di Boulogne è insopportabile così ho smesso di gironzolare come un gatto per i sentieri delle Plaines e dei Monquartiers, a annusare i rosai di rue Madame e Mademoiselle, a esplorare il quartiere degli Armeni lassù dove Issy incontra Camart.
Intanto, nel mondo di fuori, Parigi si mette tutta in vendita: arte africana, vasi cinesi, macarons e galettes des rois, abiti di marca e croste di quadri. Parigi vende tutto ciò che è inutile a Parigini che hanno già tutto quello che gli servirebbe. Troppi arredi al Jaquemart Andrè, troppe statue alle Tuileries, è l’Occidente che si arrotola su se’ stesso mentre altrove, più a sudest, il mondo avanza.
Il negozio degli Algerini sotto casa è troppo caro come fornitore di verdure appassite e di burri scaduti, il Franprix in fondo alla via ha commessi troppo scortesi quando di malavoglia consegnano a domicilio mandando in frantumi bottiglie di aceto balsamico che si trasformano come per cattiva magia in macchie marroni sulle scale che non vanno più via.
E il laptop perde la connessione, lo streaming va a strappi, la TV si blocca, persino la Juve perde in casa contro la Sampdoria e l'iphone suona troppo di giorno e troppo poco la sera, quando torno a casa troppo tardi e la serranda della panetteria è già chiusa abbassata e io non ho più la mia baguette a confortarmi, a regalarmi un sorriso.Lo ha detto bene Olli:
"Perdonerò, lo farò non per bontà d’animo ma per amore della libertà, perché i rancori sono catene alle caviglie lei è una che ama correre" (3).
Intanto a me resta solo la Regina di Pietro a Montparnasse per consolarmi mentre questa pioggia si stende sulla città come mercurio-cromo arancione (che fa anche un bel contrasto contro questo cielo grigio).
Citazioni:
(1) Conferenza episcopale italiana - "La Sacra Bibbia - Libro del Quelet" - Edizioni San Paolo, 2008
(2) Alvaro Mutis - "Abdul Bashur, sognatore di navi" - Einaudi, 2001
(3) Olivia Corio - "Colpiscimi" - ALET, 2011