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CITAZIONI | L'infinito viaggiare di Claudio Magris

Creato il 29 settembre 2013 da Roberto Arleo @robertoarleo
Questa è una lettura che ci porta in viaggio. Un viaggio inteso come conoscenza e ricerca, di se stessi e del mondo.

CITAZIONI | L'infinito viaggiare di Claudio Magris

© MB (la spezia)

Perché “il viaggio è anzitutto un ritorno e insegna ad abitare più liberamente, più poeticamente la propria casa”. Viaggio come ricerca e come rinnovamento. “Molte cose cadono, quando si viaggia; certezze, valori, sentimenti, aspettative che si perdono per strada – la strada è una dura, ma anche buona maestra. Altre cose, altri valori e sentimenti si trovano, s’incontrano, si raccattano per via.” Il viaggio come fuga dalla propria realtà quotidiana è “immorale”. Perché “L’avventura più rischiosa, difficile e seducente si svolge a casa; è là che si gioca la vita, la capacità o incapacità di amare e di costruire, di avere e dare felicità, di crescere con coraggio o rattrappirsi nella paura; è là che ci si mette a rischio. La casa non è un idillio; è lo spazio dell’esistenza concreta e dunque esposta al conflitto, al malinteso, all’errore, alla sopraffazione e all’aridità, al naufragio. Per questo essa è il luogo centrale della vita, col suo bene e il suo male; il luogo della passione più forte, talora devastante – per la compagna e il compagno dei propri giorni, per i figli – e la passione coinvolge senza riguardi. Andare in giro per il mondo vuol dire pure riposarsi dall’intensità domestica.”. Viaggio come scuola di umanità. “Viaggiare insegna lo spaesamento, a sentirsi sempre stranieri nella vita, anche a casa propria, ma essere stranieri fra stranieri è forse l’unico modo di essere veramente fratelli. Per questo la meta del viaggio sono gli uomini; non si va in Spagna o in Germania, ma fra gli spagnoli o fra i tedeschi”.

CITAZIONI | L'infinito viaggiare di Claudio Magris

© graziano19

Viaggio come ritorno. “Conoscere è spesso, platonicamente, riconoscere, è l’emergere di qualcosa magari ignorato sino a quell’attimo ma accolto come proprio. Per vedere un luogo occorre rivederlo. Il noto e il familiare, continuamente riscoperti e arricchiti, sono la premessa dell’incontro, della seduzione e dell’avventura; la ventesima o centesima volta in cui si parla con un amico o si fa all’amore con una persona amata sono infinitamente più intense di prima. Ciò vale pure per i luoghi; il viaggio più affascinante è un ritorno, un’odissea, e i luoghi del percorso consueto, i microcosmi quotidiani attraversati da tanti anni, sono una sfida ulissiaca. ‘Perché cavalcate per queste terre?’ chiede nella famosa ballata di Rilke l’alfiere al marchese che procede al suo fianco. ‘Per ritornare’ risponde l’altro”.
Martina Giustra   

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