Città abbandonate: Oradour sur Glane, simbolo di barbarie nazista

Creato il 06 giugno 2013 da Alessiamocci

Oradour-sur-Glane è un piccolo comune francese che si trova nel dipartimento della Haute-Vienne a circa 200 km da Bordeaux. Inserito nella regione del Limosino, è ubicato in quella parte centro occidentale della Francia nella quasi totalità del Massiccio Centrale, che ha come capoluogo Limoges.

Dal 1944 è una città fantasma, ma soprattutto rappresenta il simbolo delle atrocità perpetrate dai tedeschi al popolo francese, nonché testimonianza di barbarie naziste.
Il Limosino fu una regione della Francia di Vichy che passò sotto il diretto controllo dei tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale, precisamente nel 1942.

Quando si iniziò ad intravedere l’arrivo di un probabile attacco alleato in Europa, la locale resistenza aumentò le sue attività, allo scopo di tenere occupate le forze tedesche e ostacolare le comunicazioni. Le risposte dei nazisti si intensificarono, successivamente al D-Day ed all’invasione della Normandia, avvenuta il 6 giugno 1944 che segnò l’inizio della liberazione dell’Europa dalla dominazione tedesca.

Per soffocare la resistenza, le SS (forze armate del Terzo Reich) decisero di attuare una rappresaglia all’interno di un villaggio che si trovava nel cuore dell’area problematica. Il 10 giugno 1944, appena 4 giorni dopo lo Sbarco in Normandia (D-Day), avvenne il massacro del piccolo paese. Il comandante della missione punitiva era Heinz Lammerding, e fu proprio lui ad ordinare l’esecuzione dell’eccidio come rivalsa a seguito dell’uccisione, da parte dei partigiani francesi, di Helmut Kampfe, un maggiore dell’esercito tedesco.

642 abitanti del villaggio, tra cui 207 bambini, furono massacrati senza pietà dai soldati tedeschi, ed il paese fu saccheggiato e dato alle fiamme. Il quarto Reggimento Panzer Grenadier der Fuhrer della divisione Das Reich circondò la città ed ordinò a tutti gli abitanti di radunarsi in un parco pubblico, vicino al centro del villaggio, apparentemente per un normale controllo dei documenti. Le donne ed i bambini vennero chiusi nella chiesa di Oradour, mentre il paese veniva saccheggiato.

Nel frattempo, gli uomini vennero condotti all’interno di alcuni granai, dove erano già state in precedenza posizionate delle mitragliatrici. Fu l’inferno. Secondo il racconto di un sopravvissuto, i tedeschi iniziarono a sparare prima alle gambe, affinché la morte fosse più lenta. Una volta che le vittime non furono più in grado di muoversi, i nazisti coprirono i corpi con delle frasche e diedero fuoco ai granai. Solo 5 uomini si salvarono, mentre 197 morirono lì, come topi.

Avendo finito con gli uomini, i soldati entrarono in chiesa e vi collocarono un ordigno esplosivo. Dopo la detonazione, le donne e i bambini sopravvissuti cercarono di fuggire da porte e finestre, ma fu loro impedito, ed essi andarono incontro al fuoco delle mitragliatrici. Solo una donna sopravvisse, mentre altre 240 e 205 bambini persero la vita. Un piccolo gruppo di circa 20 abitanti aveva lasciato il paese quando erano apparsi i nazisti. Nella notte il resto del villaggio venne raso al suolo. Pochi giorni dopo ai sopravvissuti venne permesso di seppellire i morti.

Il Generale Charles de Gaulle decise che il villaggio non sarebbe mai più stato ricostruito, e che sarebbe rimasto come memoriale della sofferenza francese sotto l’occupazione tedesca. Le rovine furono appositamente lasciate come si trovavano, al fine di istituire un museo della memoria a cielo aperto.
Nel 1999, il presidente Jacques Chirac dedicò un centro visitatori a Oradour- sur- Glane e ribattezzò il luogo come Villaggio Martire. Una via al paese è dedicata nelle città italiane di Reggio Emilia, Correggio, Scandiano, Parma e S.Giorgio di Piano.

La descrizione di questo paese non richiede troppa fantasia: case distrutte, auto bruciate, binari dei tram morti, un’aria spettrale ovunque.

Sembra di vivere uno di quei videogiochi sulla seconda guerra mondiale, con la differenza che la morte e la sofferenza qui sono state vere e tastabili. Il villaggio era una città pacifica, prospera ed attraente con i suoi caffè, negozi e tram. Ora regnano soltanto rovine e desolazione. Nel 1960 una nuova città è stata costruita a poche centinaia di metri, per permettere alla vita di tornare ed intravedere un po’ di luce.

Mattoni, mura, strade che hanno conosciuto la morte ed ancora gridano il loro dolore. Simbolo delle sevizie e della barbarie alle quali fin troppe volte il genere umano è stato sottoposto. In ogni scorcio del paese, episodi di sangue versato, e molte targhe commemorative a ricordarlo. Città dei Martiri, città fantasma, defraudata ed annientata dagli orrori della guerra e dalla crudeltà umana.

Written by Cristina Biolcati


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