Città aperta – Teju Cole

Creato il 19 novembre 2015 da Viadeiserpenti @viadeiserpenti

UNA STAGIONE DA LEGGERE Rubrica dedicata alle stagioni nei libri, perché ogni storia ha la sua stagione.

di Emanuela D’Alessio

E così quando lo scorso autunno avevo cominciato a fare le mie passeggiate serali, mi ero reso conto che Morningside Heights è un buon punto di partenza per esplorare la città. (…) 

Dopo aver pagato, camminai per quattro isolati fino al cinema. Ricordo che era una serata tiepida, e il fatto che facesse caldo in quella stagione era ormai una preoccupazione ricorrente. (…)

L’idea che il clima stesse cambiando in maniera palese mi turbava, anche se non c’era nessuna prova che la particolare clemenza di questo autunno non fosse dovuta a una variazione del tutto normale in andamenti climatici secolari. Nel sedicesimo secolo c’era stata una piccola era glaciale nei Paesi Bassi, quindi perché non poteva esserci una piccola era tropicale nella nostra epoca, indipendente dall’intervento umano? Ma non ero più scettico, come anni prima, in tema di riscaldamento globale, anche se non riuscivo ancora a tollerare la tendenza di alcuni a saltare a conclusioni basate su prove aneddotiche: il riscaldamento globale era un fatto ma non rappresentava una spiegazione al perché in un dato giorno la temperatura fosse più alta della media. (…)

Eppure, pensare di frequente al fatto che era metà novembre e non avevo ancora avuto l’occasione di indossare il cappotto mi faceva temere di essere entrato anch’io nella schiera di quelli portati alla sovrainterpetazione.

Questa riflessione sul clima è una delle tante che si susseguono in Città aperta, romanzo di esordio del nigeriano Teju Cole, giudicato uno dei migliori libri del 2011. Il protagonista e narratore, Julius, è uno studente al’ultimo anno della specializzazione in psichiatria che alterna le sue giornate di studio a lunghe peregrinazioni solitarie per le strade di New York, popolate da personaggi sconosciuti e variegati, emarginati e immigrati. Il camminare diventa pretesto di indagine interiore, una digressione continua che ci conduce oltre i grattacieli e le strade affolate di una metropoli per entrare nella musica di Mahler o nei luoghi inaccessibili del proprio io, di rapporti famigliari abbandonati. Una silenziosa lotta tra memoria e oblio sullo sfondo di una New York contemporanea ma fuori dal tempo.

«Un romanzo è come una città. E io amo le città, amo i romanzi, amo gli aeroporti, amo i computer e amo la matematica. Camminare è un modo inconsueto di fare esperienza di tutto questo. Poiché ha a che fare con l’introspezione, camminare è un modo per entrare in sintonia o sentire lo spirito di un luogo in maniera personale: è un percorso psichico».

Teju Cole è nato in Nigeria nel 1975 e vive a Brooklyn. Fotografo e storico dell’arte, esperto di pittura olandese del XVI secolo. Oltre a Città aperta (2013), ha pubblicato, sempre per Einaudi, Ogni giorno è per il ladro (2014).

Città aperta
Teju Cole
traduzione di Gioia Guerzoni
Einaudi, 2013
pp. 288, € 18,00

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