Città di carta ~ Parigi, Utrecht e Amsterdam in “Per un giorno d’amore” di Gayle Forman

Creato il 02 marzo 2016 da Ceenderella @iltempodivivere

Volevo riesumare questa rubrica da tempo, ma tra l'università e la mancanza di libri che mi dessero uno spunto ci ho messo più del previsto. Ma non importa: oggi siamo qui per parlare dei luoghi di un libro che ho amato nel profondo e di come la lista dei luoghi da visitare almeno una volta nella vita diventi incredibilmente più lunga ogni libro letto. Preparatevi a segnarvi queste tre città e soprattutto preparate le valigie che si parte!

La Parigi che mi accoglie fuori dalla Gare du Nord non è quella del cinema. Non ci sono né la Torre Eiffel né gli atelier di alta moda. C'è una strada qualsiasi, con una serie di hotel e uffici di cambiavalute, intasata di taxi e autobus.
Mi guardo intorno. Noto file e file di vecchi palazzi di un color grigio-marroncino. Il loro stile è uniforme e paiono fondersi l'uno nell'altro, con finestre e poggioli aperti da cui sgorgano fiori. Proprio di fronte alla stazione, all'angolo di due strade, si fronteggiano due caffè. Nessuno dei due ha un'aria lussuosa, ma sono entrambi affollatissimi: la gente è ammassata intorno a tavolini rotondi con il piano di vetro, sotto tende e ombrelloni. Sembra così normale, eppure così totalmente diverso.

La Gare du Nord, prima parte di Parigi che vede Allyson arrivando in treno da Londra, è la stazione principale della città, la seconda al mondo per viaggiatori giornalieri, dopo Tokio e, anche se non ci arrivate come lei, un'occhiata merita davvero di dargliela. Soprattutto perché la facciata è qualcosa di meraviglioso, essendo ornata da ventitré statue, che rappresentano le destinazioni che inizialmente venivano collegate suo tramite, tra cui Londra, Berlino, Amsterdam, Bruxelles.

Non ho quasi scattato fotografie nel corso del viaggio. [...]
Non venivano mai bene e di quei posti si potevano comprare le cartoline.
Invece non esistono cartoline della vita.
Scatto una foto a un uomo calvo che porta a passeggio quattro cani pelosissimi. A una ragazzina con una gonna incredibilmente carica di balze e pizzi, che stacca i petali di un fiore. A una coppia che si bacia senza alcun pudore sulla spiaggia finta che costeggia il canale. Ai danesi, che non si accorgono di nulla, ma si divertono come pazzi a giocare a carte.

Qual è una delle cose da fare a Parigi? Un giro sulla Senna, esatto! Ma quello di Willem e Lulù/Allyson non è sul classico e turistico bateau-mouche, quanto su una barchetta di danesi che li porta fino all'Arsenal, il porto della città che collega la Senna con il canal Saint-Martin e costeggia tutto il lato a sud del Marais, a pochi passi da quella che era la Bastiglia e oggi è Place de la Bastiglie.
Interessante in zona, oltre alle navi o battelli convertiti in abitazioni che richiamano in un certo senso Amsterdam, è il centro espositivo Pavillon de l'Arsenal, sede di mostre d'arte contemporanea e fotografia.

Il tratto finale del canale scorre sottoterra. Le pareti della galleria sono arcuate e così basse che allungandomi riesco a toccare i mattoni viscidi e bagnati. È strano lì sotto: silenzioso, ma pieno di echi. Persino i chiassosi danesi sono ammutoliti. Willem e io stiamo seduti con le gambe penzoloni fuori dal bordo della barca e, quando ci arriviamo, allontaniamo a calci le pareti laterali del tunnel.

Lulù fa quello che mi piace fare quando sono in un posto che non conosco e ho tempo da sfruttare: punta il dito sulla mappa e lascia che sia il caso a decidere dove andrà. Lei e Willem capitano nello Château rouge, il quartiere africano vicino a Montmartre e al Sacro Cuore. Un quartiere variopinto, in cui wolof, swahili e bantu si mescolano al francese in una babele di lingue e sfumature caratteristiche che rendono la zona completamente differente rispetto a ciò che la circonda.

Le strade sono strette come nel Quartiere Latino, ma più sconnesse. Musiche vibranti di percussioni erompono dalle vetrine dei negozi, e c'è una tale accozzaglia di odori che il mio naso non sa quale annusare per primo: l'aroma del curry che emana dai forni, l'odore ferroso di sangue delle gigantesche carcasse di animali trasportate attraverso le strade, il profumo dolce ed esotico del fumo di incenso, i gas di scarico di auto e moto, l'onnipresente fragranza del caffè; anche se qui non ci sono molti di quei grandi caffè che occupano un intero angolo di strada, bensì locali più piccoli con i tavolini sparsi lungo i marciapiedi. [...]
Willem però adora questo posto. Perciò lo seguo e mi rilasso, limitandomi a osservare sbalordita come qui Parigi si mescoli con il Medio Oriente che si mescola con l'Africa.
Superiamo prima una moschea, poi una chiesa imponente tutta guglie e contrafforti, che sembra essere approdata in questo quartiere per caso, proprio come abbiamo fatto noi. Girovaghiamo fino ad arrivare in una specie di parco: un rettangolo di erba, sentieri e campetti da pallamano strizzato tra blocchi di appartamenti.

La basilica del Sacro Cuore, quindi, o meglio del Sacré-Cœur, è tra le prime tappe del ritorno a Parigi di Allyson, alla ricerca di Willem - ma anche di Lulù. Posta in cima a Montmartre, è uno dei posti in cui ammirare una vista da togliere il fiato sulla città e ovviamente uno dei must se si va a Parigi. Perché, vi avviso, di più bianco non vedrete mai niente: forse è proprio il suo candore quello che più ricordo dopo esser arrivata lassù in una giornata di grandine e vento.

C'è un portacandele e, pagando qualche euro, se ne può accendere una. Non sono cattolica e non so bene come funziona il rituale, ma sento che in qualche modo devo celebrare questo momento. Porgo qualche moneta, ricevo una candela e, quando l'accendo, mi viene in mente che dovrei recitare una preghiera. Dovrei pregare per qualcuno che è morto, come mio nonno? O per Dee? Per mia madre? O dovrei pregare per riuscire a trovare Willem?
Nessuna delle opzioni mi pare quella giusta. Quello che sembra più giusto è proprio questo. Essere qui. Di nuovo. Per conto mio, questa volta. Non sono sicura di come definire questo, ma gli dedico lo stesso una preghiera.

Non so se capita anche a voi ma non appena ho letto le descrizioni di questa città nel libro, e quando poi ho cercato immagini per il post, ho capito di aver appena aggiunto Utrecht, nei Paesi Bassi, ai luoghi da dover visitare prossimamente.
Città costruita per la maggiore tra il 1500 e il 1600 e dall'aspetto ancora medievale nei suoi edifici, è caratterizzata specialmente dall'essere attraversata in lungo e largo da canali. Su questi si affaccia il duomo (la prima foto nella seconda fila), col campanile più alto dell'intero Stato. Ma oltre a questo mi ha incantata il castello De Haar, risalente addirittura al 1300 e recentemente restaurato e aperto nella sua magnificenza al pubblico. Comunque, se cercate arte contemporanea troverete anche quella: dovete infatti sapere che il progetto Trajectum Lumen si occupa di accompagnare attraverso luoghi e monumenti della città illuminati, dal tramonto a mezzanotte, con istallazioni di artisti provenienti da tutto il mondo - quello che vedete nell'ultima foto (il Ganzenmarkt tunnel) è solo un esempio di quanto possa essere affascinante una cosa simile.

E infine lei, la capitale, Amsterdam, altro luogo in cui voglio, devo andare il prima possibile (sto seriamente pensando di regalarmela per la laurea assieme a Utrecht). Il fascino è dato in primo luogo dai canali, anche qui, per me, che in neerlandese sono chiamati Grachtengordel. Da vedere in città c'è tanto, così tanto che per riassumere diremo che per gli amanti dell'arte è imperdibile il museo di Van Gogh e per chi ama visitare i luoghi che odorano di storia c'è la casa di Anne Frank ad attenderli; se vi spingete oltre c'è il classico quartiere a luci rosse, sempre più piccolo e sempre più turistico. E per noi amanti dei libri e delle librerie, qua affianco vedete la biblioteca di storia dell'arte più grande del Paese, all'interno del Rijksmuseum, che raccoglie assieme a opere d'arte fiamminga anche opere d'arte asiatiche.

Per un giorno d'amore
di Gayle Forman

TITOLO ORIGINALE: Just one day
EDITORE: Mondadori
TRADUTTRICE: Alessandra Orcese
ANNO: 2013
PAGINE: 372
La serie Just one day è così composta:
#1 Per un giorno d'amore ( Just one day) | #2 Per un anno d'amore ( Just one year) | #2.5 Just one night
RECENSIONE

Finite le superiori, Allyson parte dalla Pennsylvania per un tour in Europa, insieme alla migliore amica Melanie. Non sa ancora che l'amore, quello che fa perdere la testa e sconvolge ogni sicurezza, diventerà il suo compagno di viaggio. A Stratford-upon-Avon, il paese di Shakespeare, conosce infatti Willem, affascinante ragazzo olandese, che recita in una rappresentazione underground della Dodicesima notte. Fra i due scocca la scintilla... e Willem propone ad Allyson di seguirlo a Parigi per trascorrere un giorno e una notte insieme. Lei, per la prima volta nella sua vita, decide di seguire l'istinto e provare, finalmente, a scoprire un'altra se stessa. Ma il mattino dopo si ritrova sola. Willem è scomparso. Che fine ha fatto? Era amore o l'ennesima illusione sul palcoscenico della vita?


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