Città metropolitane “Ma non è vero che i Comuni saranno aboliti”

Creato il 17 settembre 2013 da Comunalimenfi

Crocetta difende il varo del Ddl.
I conti. Bianchi annuncia il recupero di oltre cento mln dal ripiano della Sanità.

Con il varo in Giunta del ddl sull’istituzione delle Città metropolitane (Palermo, Catania e Messina) si avvia il processo di riforma degli enti locali siciliani dopo l’abolizione delle Province.

Nelle tre Città metropolitane è concentrato circa un terzo della popolazione isolana, 1.840.127 abitanti: 956.614 nella ipotetica Città metropolitana di Palermo; 598.908 nella Città metropolitana di Catania; 284.605 nella Città metropolitana di Messina. Il resto del territorio sarà organizzato in Liberi consorzi di Comuni.

I Comuni, oltre a quello capoluogo, che faranno parte della Città metropolitana, non saranno aboliti, come hanno sottolineato il presidente della Regione, Crocetta, e l’assessore alle Autonomie locali, Valenti, ma saranno trasformati in municipi metropolitani. Il gruppo di studiosi che ha ridisegnato l’architettura istituzionale delle Città metropolitane si è ispirato ai modelli in vigore a Bruxelles e a Parigi. Ovviamente, sono concetti del tutto nuovi che superano il campanilismo locale e che hanno l’obiettivo di rendere servizi omogenei in queste aree, realizzando anche economie di scala.

Il processo è appena cominciato e, comunque, il nuovo assetto amministrativo non sarà imposto dall’alto: sono previsti incontri con le comunità locali e anche una consultazione referendaria. Le Città metropolitane saranno governate dal sindaco e dall’assemblea metropolitana composta da 35 consiglieri. I municipi saranno retti da un presidente e cinque o sette consiglieri municipali, in base al numero degli abitanti. L’elezione del sindaco e dell’assemblea è a suffraggio diretto.

La novità è che viene reintrodotta la doppia scheda: una per il sindaco; l’altra per l’assemblea. E’ prevista anche una Conferenza metropolitana. L’assessore Valenti, inoltre, ha sottolineato che le Città metropolitane si potranno avvantaggiare di finanziamenti nazionali ed europei. Ciò dovrebbe consentire una migliore organizzazione urbanistica del territorio e più efficienti servizi pubblici.

Dubbi sul modello sono stati sollevati da D’Agostino (Udc): «L’idea che comuni come Acireale o Acicastello possano far parte della costituenda Città metropolitana di Catania ha il suo fascino e potrebbe anche avere risvolti positivi. Tuttavia, non è consentibile la mutilazione dell’autonomia comunale. Queste città tali debbono rimanere eventualmente condividendo o devolvendo funzioni strategiche, ma mai rininciando alla propria storia e autonomia. In caso contrario, erigeremo barricate».

Nel corso della conferenza stampa, sono intervenuti anche gli assessori Bianco, Lo Bello, Stancheris e Vancheri. Quest’ultima ha sottolineato che è stato sbloccato una finanziamento di 120 milioni per l’infrastrutturazione delle aree industriali, e che il governo punta sulla valorizzazione della ceramica artigianale, che avrà un posto di rilievo a Expo 2015. Il 2014 sarà l’anno della ceramica aritigianale siciliana.

L’assessore all’Economia, Bianchi, ha anticipato che entro il mese di settembre è previsto un incontro tra il presidente della Regione, Crocetta, e il ministro dell’Economia, Saccomanni:

«Porteremo a Roma – ha detto – i risultati raggiunti già quest’anno e possiamo anche presentare al ministro le riforme strutturali che sono sul tavolo e che sta seguendo la collega Valenti: sui precari, sui forestali e sul trasporto pubblico locale. Il nostro progetto è un insieme di riforme che consentano di liberare risorse. Inoltre, il tavolo tecnico della Sanità ha certificato che i conti della spesa siciliana sono tornati in equilibrio e ha liberato 110 milioni di euro che potranno essere utilizzati, in quest’ultimo scorcio di anno, per finanziare alcuni interventi, ma una parte andrà a incrementare il fondo rischi. Con l’archiviazione del piano di rientro dal deficit sanitario, la Regione potrà chiedere il prestito di un miliardo di euro allo Stato, senza ricorrere a un ulteriore incremento dell’addizionale Irpef regionale.

«Questi sono fatti concreti – ha concluso il presidente Crocetta – non annunci, come qualcuno sostiene per ridimensionare l’attività del governo».


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