Civiltà nuragica: la società in equilibrio cosmico

Creato il 09 febbraio 2012 da Pierluigimontalbano


Dopo un lungo e laborioso lavoro di ricerca, e una ricca documentazione consegnata alla Soprintendenza di Cagliari, l'amico Marcello Onnis, ha deciso di regalare agli appassionati di archeologia della Sardegna un nuovo strumento di indagine che consentirà di "osservare" l'evoluzione dell'antica civiltà sarda da un punto di vista innovativo.
La sintesi oggi pubblicata sarà presto esposta in convegni, arricchita di tutto quel materiale informativo che per ragioni di spazio non può essere fornito in questa sede.
Buona lettura.


Individuazione delle aree archeologiche.
di Marcello Onnis

Premessa:
Chi scrive è un dilettante non addetto ai lavori che, visti i tangibili risultati ottenuti a tavolino, porta all’attenzione degli Studiosi una nuova e originale ipotesi di studio e d’indagine del patrimonio Nuragico della Sardegna, la cui sperimentazione è riproducibile su buona parte del territorio regionale, ed è basata esclusivamente su dati oggettivi noti.
Ricerca:
Come prima esperienza, si è presa in esame la valle di Seruci nel comune di Gonnesa (CI). Si è utilizzata una fotocopia della carta IGM con scala 1:25.000 in cui sono stati evidenziati tutti i nuraghi, le tombe, i pozzi, i menhir, ecc. indicati sulla mappa. Successivamente, la carta è stata integrata con i dati degli altri manufatti noti. Verificato che, due o più nuraghi costruiti lungo i bordi della vallata erano reciprocamente visibili, si sono tracciate delle direttrici per unirli in coppia. Il risultato finale è simile a una vecchia ruota di bicicletta. (foto n° 1 Clan di Seruci a Gonnesa ).
Si è definito “punto A“ della direttrice, il nuraghe posto nelle adiacenze dei passi dove potevano transitare i carri, giacché strategici e obbligati dalla naturale conformazione del fondo, mentre si è chiamato “punto B“, quelli contrapposti. Questa convenzione tornerà utile anche in fase di rilevamento e successiva informatizzazione dei dati. L’ordine delle direttrici si è attribuito partendo dal nuraghe più importante per dimensione e/o per annesso villaggio.
In tal modo, le direttrici s’intersecano in un punto che convenzionalmente abbiamo chiamato “Centro”, non coincidente con il centro geometrico dell’area perché, trattandosi di una superficie ondulata con perimetro irregolare, gli estremi delle direttrici non possono distare equamente dal centro.
Durante la definizione delle direttrici, si sono tralasciati temporaneamente i nuraghi singoli.
Partendo da questi, si è tracciata una direttrice passante per il centro, sulla quale, si è concentrata la ricerca di eventuali altri manufatti archeologici a noi sconosciuti. Grazie all’ausilio del programma Wikimapia (www.wikimapia.org), si è potuto verificare che lungo quelle direttrici erano stati già censiti altri nuraghi.
Come contro prova, una volta tracciate le direttrici, si è spostato virtualmente un nuraghe anche di soli 30/40 metri lungo il bordo della vallata. Il risultato è stato che la direttrice non passava più per il “Centro”.
Con l’uso della funzione “3D“ di Google Earth , si apprezzano meglio i risultati ottenuti e si dimostra come tale disposizione collima con l’orografia dei luoghi.
Partendo dai nuraghi edificati nei punti “A”, si sono evidenziate le strade con una matita rossa, ottenendo un tracciato utile anche alla determinazione della rete stradale esistente nel territorio nuragico.
Non sempre la parte “B” della direttrice si trova alla stessa quota del punto “A”, questo può coincidere con la quota più bassa della stessa vallata. Nel caso in cui si tratti di un nuraghe, il rispetto di tale regola ne vanifica l’ipotesi “d’esclusiva funzione strategica di vedetta militare” e spiegherebbe il motivo per il quale molti nuraghi non sono stati realizzati all’altezza massima del rilievo su cui sono stati edificati.

Dall’analisi di 14 “Clan” finora accertati, si è riscontrato che nel “Centro” si rilevano prevalentemente dei corsi o sorgenti o pozzi d’acqua. In una buona percentuale dei “Clan” del bacino del Sulcis-Iglesiente, (foto n° 2 Bacino del Sulcis) il centro coincide con il punto di congiunzione di due affluenti che generano una “Y”. S’ipotizza che fosse considerato come naturale rappresentazione del simbolo di fertilità femminile e luogo in cui verosimilmente si celebravano delle cerimonie dedicate al culto dell’acqua.
In altri casi, come già detto, nel centro sono stati rinvenuti dei siti più interessanti, come una necropoli (Giara di Gesturi) o una probabile Tomba dei Giganti non ancora censita (Sant’Antioco).
Verosimilmente il “Centro” era individuato dal Capo Clan/Sacerdote in sede di occupazione e antropizzazione del territorio e, come avveniva per le civiltà di quell’epoca, si svolgeva un rito di fondazione.
Lo scopo, ipotizzato dallo scrivente, è che per fini propiziatori si volesse determinare un punto in equilibrio cosmico del Clan, il “Centro” appunto, ottenuto dalla neutralizzazione di “forze”(i nuraghi) con “direzioni” opposte tra loro.
A questo punto, è utile ricordare il significato esoterico del termine “Centro“, quale elemento basilare nella maggior parte delle religioni delle antiche popolazioni. Dal sito www.filosofiaelogos.it :
“Il centro è uno dei simboli esoterici fondamentali. Esso rappresenta l’Uno, l’origine di tutte le cose, il principio primo da cui ha inizio la creazione. Il Centro è essenzialmente il Principio: il centro principiale, a partire dal quale tutto ha origine, il punto indiviso, senza dimensione né forma, immagine perfetta dell’Unità primigenia e finale in cui ogni cosa trova inizio e fine, perché tutte le cose ritornano all’energia principale che le ha create, riunendosi alla perfezione assoluta. Il centro è l’Essere puro, l’Assoluto, il Trascendente, diffuso nello spazio-tempo materiale, che altro non è che l’irradiazione dell’Assoluto. Senza tale riferimento naturale, lo spazio-tempo non sarebbe che privazione, vuoto nel caos. Per gli antichi, il cielo non è che un mare, in cui la Stella Polare manifesta il punto primordiale dell’oceano celeste, del quale il mondo è solo una frangia esterna, l’ultima creata”.

L’ipotetica metodologia usata per gli allineamenti, è la seguente:
Stabilito il Centro della vallata da antropizzare, veniva acceso un fuoco alimentato con degli arbusti freschi che sviluppavano un’alta colonna di fumo, questa permetteva l’individuazione del punto anche a grandi distanze, superando l’eventuale scarsa visibilità per una folta vegetazione e/o eventuali dislivelli presenti nella vallata.
Analogamente, veniva acceso un altro fuoco in prossimità del passo più importante del Clan/vallata, sul quale veniva successivamente eretto un nuraghe, ottenendo così due punti in linea tra loro.
Per individuare il terzo punto ci si allontanava dal Centro, seguendo l’allineamento dato dalle due colonne di fumo, fino al raggiungimento del confine posto ai bordi opposti della vallata. In caso di lunghe distanze si accendevano diversi falò lungo l’allineamento dato dai primi due.
Se tale ipotesi di lavoro troverà conferma, non sarà azzardato associare tali “Clan“ con i “Cantoni Nuragici“ ipotizzati dall’esimio Prof. Lilliu. Tale disposizione del territorio, si prestava anche alla funzione di “mandala”.

Il Capo Tribù o il Sacerdote, postosi al Centro del Clan, avrà certamente riscontrato che, col trascorrere delle stagioni, precisi punti all’orizzonte coincidevano con il solstizio estivo e quello invernale, così come per i cicli lunari. Elementi fondamentali per la corretta gestione dell’attività agraria, pastorale e religiosa dell’intera collettività.
Non è azzardato ritenere che, mentre all’estremo oriente nascevano le “Città Stato” circondate da possenti mura, in Sardegna esistevano già dei Clan che non avevano bisogno di cingere il loro territorio con grosse mura poiché delimitato da Nuraghi/capanne con funzione di “Punti Fiduciali” ante litteram, pacificamente rispettati dai Clan vicini.
Nelle grandi vallate del Sulcis, si sono individuati dei Clan i cui nuraghi partecipano alla contemporanea delimitazione di tre Clan complementari tra loro e le intere vallate, viste sotto tale punto di vista, assumono l’aspetto di un enorme puzzle composto d’aree perfettamente adiacenti tra loro, senza “spazi morti”.
Ciò fa supporre una società gerarchica, organizzata in diverse classi sociali “specializzate” che partecipavano al bene del Clan con persone preposte all’agricoltura, alla pastorizia, alla caccia, alla pesca o alla difesa e così via. Verosimilmente, tutti i membri del Clan partecipavano all’edificazione dei nuraghi, delle tombe e dei pozzi attorno e nel loro territorio, così come, contribuivano al bene comune del medesimo.
Dalle stratigrafie dei nuraghi si è potuto verificare che molti furono edificati su insediamenti preesistenti.

Ciò non spiega, purtroppo, se i Nuragici siano la naturale evoluzione delle popolazioni sarde preesistenti che hanno continuato ad occupare territori in precedenza antropizzati dai loro antenati, oppure se una nuova civiltà occupò le stesse aree. Si ha ragione di credere che il medesimo sistema venne applicato anche in alcune Giare, in funzione della loro conformazione.
Nella Giara di Gesturi, in prossimità del “Centro”, sono state rinvenute delle capanne a base ellittica con annessa necropoli costituita da almeno una decina di tombe litiche a cupola, alcune delle quali a cista. (foto n° 3 tombe a ciste) Inoltre, si è rinvenuto un sistema litico a spalliera che forse poteva essere usato come altare.(foto n° 4 altare)
Come è noto, nella Giara di Gesturi, non sono censiti dei nuraghi edificati all’interno.
Ciò stride fortemente con l’alta densità di nuraghi edificati tutto attorno e sui bordi della stessa Giara.
Si presume che il motivo sia da attribuire al fatto che la Giara, con la sua naturale disposizione in direzione WNW-ESE, fosse considerata come “Zona Sacra” e che, ciò che rappresentava il nuraghe, non fosse compatibile con gli usi praticati nell’interno dell’Area Sacra.
Nell’individuazione delle direttrici della Giara, in alcuni punti B, con l’uso di Google Earth, si sono individuati numerosi resti murari, non indicati nelle carte IGM, che apparentemente fanno supporre a dei resti di capanne e villaggi che senz’altro saranno oggetto di studio più approfondito. (foto n° 5 direttrici Giara di Gesturi). Anche in questa giara i nuraghi sono stati edificati prevalentemente in prossimità degli accessi, evidentemente per controllarne l’ingresso.
La sperimentazione di tale metodologia, applicata a “macchia di leopardo” in campo regionale, ha permesso l’individuazione di altri 15 potenziali “Clan”. Ciò, fa supporre che il metodo fosse applicato in tutta la Sardegna, isole comprese (foto n° 6 Clan Sant’Antioco; foto n°7 probabile Tomba dei Giganti Cannai).

Vista la mole di dati che si stanno rilevando, si è predisposto un database per il “Censimento dei Clan Nuragici” che consentirà di fare delle comparazioni tra i diversi “Clan” dell’intero territorio Regionale.
E’ doveroso ringraziare due Studiosi che, da punti di vista differenti, hanno sostenuto lo scrivente, con incoraggiamenti e fondamentali utili consigli, alla prosecuzione di tale ricerca rendendo possibile arrivare alle suddette conclusioni, in rigoroso ordine alfabetico, il Prof. Nicolino De Pasquale e il Dr. Pierluigi Montalbano, ai quali si porgono i più sinceri ringraziamenti.
Marcello Onnis
FOTO ALLEGATE:
foto n° 1 Clan di Seruci a Gonnesa;
foto n° 2 Bacino del Sulcis;
foto n° 3 Tombe a ciste Giara di Gesturi;
foto n° 4 Altare Giara di Gesturi;
foto n° 5 Google Direttrici Giara di Gesturi;
foto n° 6 Google Sant’Antioco
foto n° 7 Probabile tomba dei Giganti c/o Cannai
Tutti i diritti sono riservati.


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