Un laboratorio radiologico sconfessa l’originalità delle statue di Monti Prama e della Stele di Nora.
Una riunione segretissima e urgente è stata convocata dalla soprintendenza per i beni archeologici al termine della mostra audiovisiva “La Sardegna dei 10.000 nuraghi”, tenutasi a Roma presso il Museo Villa Giulia,
Un noto avvocato di Cagliari e un altrettanto illustre notaio toscano si sono incontrati con i vertici del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia e con quelli del Museo Etnografico Pigorini di Roma in merito a una voce di corridoio che è stata confermata dalle analisi di un frammento di scudo casualmente fratturatosi durante le operazioni di restauro. Si tratta di indiscrezioni e mezze parole, per ora: tutto è ancora un'illazione, una maligna voce di corridoio, un'ipotesi oltraggiosa, ma la storia promette di fare molto rumore, in ogni modo.
Veniamo ai fatti. Il 16 marzo scorso, all'informale cerimonia tra pochi intimi a Villa Giulia, si sono riunite con molta preoccupazione le autorità del mondo archeologico, intervenute segretamente per colpa di un'esplosiva voce di corridoio uscita da un laboratorio radiologico. La clamorosa indiscrezione potrebbe sconvolgere radicalmente molti piani programmatici, porre termine a numerose carriere accademiche e mandare al macero svariati quintali di guide e opuscoli turistici. La questione è stata scatenata da una conferma alla sensazione espressa da un tecnico del restauro del centro di Li Punti che segnalò anomalie strutturali in alcuni grandi pezzi di statue giunti qualche anno fa nel laboratorio sassarese. Il problema si è evidenziato anche durante il trasporto delle statue verso le mostre espositive tuttora in corso a Cagliari e Cabras. Pare che alcuni grossi reperti dei giganti contengano un’anima in metallo. Dato che le sculture in pietra a tutto tondo sono ricavate dalla lavorazione a “togliere” da un unico blocco, si è pensato a un nuovo caso di falso organizzato ad arte da qualche specialista rimasto affascinato dall’episodio avvenuto qualche anno fa con le tre teste di Modigliani, ripescate da tre amici livornesi nel 1984, e salite alla ribalta perché ingannarono esperti e media.
Nel caso dei giganti di Monti Prama, si è proceduto a un’analisi urgente presso un laboratorio radiologico, raschiando un po' di materiale dalla scultura e facendolo analizzare.
Lo studio negherebbe trincerandosi dietro un no comment, visto che non si fanno radiografie alle pietre ma solo a pazienti. Il responsabile del laboratorio sarebbe introvabile, ufficialmente in vacanza.
Il verdetto dell’analisi chimica sul frammento, anziché fornire una risposta confermante, ossia che il materiale ipotizzato sia pietra arenaria locale sarda, dolce e quindi facilmente aggredibile dal punto di vista scultoreo, ha appurato che si tratta di materiale d'impasto con sostegno metallico interno, un tondino di 5 mm di diametro. Ciò suggerisce che il corpus delle statue sarebbe stato lavorato in modo da sembrare frammentato da originali interi scolpiti in arenaria che non mostrano l'anima metallica.
Tutto ciò è, naturalmente, inconcepibile. Chi andrebbe mai a produrre così tante migliaia di falsi?
Possibile che durante le operazioni di restauro su migliaia di pezzi nessuno si sia accorto di nulla?
Se fossimo di fronte ad un falso, sarebbe il più clamoroso dopo quello delle teste di Modigliani e il più grande in assoluto in considerazione della mole di lavoro.
Ma parliamo della famosa Stele di Nora sulla quale fiumi di inchiostro si sono versati da parte di autorevoli studiosi che si sono cimentati nella sua traduzione. Un’attenta analisi nello stesso laboratorio, con la stessa procedura di raschiamento, avrebbe documentato che il materiale del manufatto proviene da cave in pietra in attività solo da pochi secoli, e non da tre millenni. Inoltre, le incisioni sono artefatte ingegnosamente sovrapponendo strati di carboncino misto a olio di lentischio e uovo che sono penetrati nella superficie lasciando residui facilmente analizzabili. Il risultato porterebbe a una datazione risalente al 1832, ossia duecento anni fa, periodo nel quale la realizzazione di falsi fruttava ingenti somme di denaro da parte di ricchi collezionisti. Allo stato attuale delle cose, dunque, due fra i più importanti tasselli della storia dovranno scomparire dai libri in quanto non più probanti di civiltà in grado di scolpire a tutto tondo e scrivere nel IX secolo a.C.