Claudio Sottocornola
Sarà inaugurata mercoledì 7 agosto, alle ore 18.30, per concludersi martedì 13, presso la Sala Calliope della Libreria Mondadori di Siderno (RC, Centro Commerciale la Gru), la mostra fotografica Il giardino di mia madre e altri luoghi del filosofo, artista e performer Claudio Sottocornola.La presenza dell’autore sarà un’occasione per riprendere il discorso intrapreso negli anni passati proprio presso il Salotto Letterario della Mondadori, dove aveva già intrattenuto il suo pubblico con eventi a cavallo tra filosofia, musica, letteratura e arti visive, in nome di quella interdisciplinarietà che esprime da tempo, nella sua ormai lunga attività.
Al riguardo risulta centrale l’esperienza delle lezioni-concerto sul territorio, recentemente racchiuse nel cofanetto in 5 dvd Working Class, in cui utilizza la canzone come strumento di ricostruzione storica e di riflessione filosofica, a partire dalla reinterpretazione rigorosamente live di brani-simbolo della canzone pop, rock e d’autore italiana.
Figure di genitori e di educatori, presenze familiari e professionali, esempi di impegno sociale o politico, che oggi appaiono naufragare a fronte di un dilagante narcisismo collettivo, ove ciò che conta è apparire, esserci, divenire mediatici. Sembra così muoversi decisamente controcorrente la suddetta mostra fotografica, che ha già toccato altre città italiane, per ricordare la madre Angela Belloni nel decimo anniversario della scomparsa, avvenuta anche a seguito di un ritardo diagnostico e di gravi “errori ed omissioni” nella gestione dell’emergenza medica.
Angela Belloni Sottocornola
E’ infatti dal contrasto fra i valori di impegno e dedizione rappresentati dalla figura materna e l’incuria con cui vede trattata la vita umana nel momento della malattia e della debolezza anche da quanti dovrebbero tutelarla, che nasce in Sottocornola l’esigenza di recuperare il senso della testimonianza materna, attraverso una serie di foto del giardino di casa (luogo eminentemente archetipico e simbolico), salvato dall’attacco del cemento proprio dalla quotidiana cura della madre, per coglierne tutta la luce, il mistero, e catturarne se possibile le tracce della presenza di lei.Ne escono immagini intense, struggenti e minimaliste: un arbusto di rose contro un muricciolo di cemento, un’azalea in fiore accanto a piccoli pini che si protendono verso il cielo, dei cespugli di ortensie, delle bocche di leone…
Colori, profumi, suoni che si immaginano, quelli di una natura una volta riconciliata, in armonia con se stessa e con gli uomini.
E infatti gli “altri luoghi” citati nel titolo della mostra e fotografati sono i più vari, dalla periferia di Bergamo innevata ai grattacieli di Manhattan, da Trinità dei Monti a Roma alle casette del New England, dalle spiagge joniche della Calabria ai siti archeologici di Velia e Pompei. L’idea è che, come armonia e bellezza nel giardino si generano a partire dalla fatica e dall’impegno, così è possibile umanizzare i luoghi del mondo attraverso responsabilità e lavoro. Del resto, ciò che caratterizza il percorso sotteso a queste installazioni fotografiche sono i rimandi a successivi livelli di lettura. La madre dell’artista infatti si è dedicata attivamente al volontariato, e l’autore la ricorda nelle sue frequenti visite ad anziani, ammalati, immigrati, nel tentativo di portare aiuto e conforto.