Il terzo capitolo è stato scritto per noi da Annaluisa Socher. In calce al post trovate la sua mini-bio e i contatti web. L'illustrazione di copertina è della nostra illustratrice Paola Cocchetto.
Buona lettura!
Al passaggio della DACIA, una macchina con targa mai vista passare in quel piccolo paesino sperduto quasi nel nulla, la vecchia a passeggio con il cane storse la bocca. Era abituata a vedere per le strade sempre tutto noiosamente uguale: le solite facce, le stesse auto, elementi fondamentali della sua ormai stantia routine quotidiana. La vecchia prese sottobraccio il suo piccolo chihuahua e si incamminò verso l'ufficio dei Vigili Urbani; l'anziana non era sicura se ad indignarla per la maggiore fu quello strano uomo pelato dalla folta e riccia barba bianca che guidava la DACIA con la faccia premuta contro il parabrezza, nonostante indossasse occhiali dalla montatura molto spessa. O forse quel bizzarro bambino dagli occhi sporgenti e il naso rosso e a patata, sedutogli accanto.
Dal canto suo Marco era quasi arrivato al negozio di antiquariato; inspirò brevemente, sollevato per averla trovata. Finalmente. Senza bussare, né chiedere permesso Marco entrò all'interno e sbiancò subito in volto: da breve distanza sentiva giungere una voce a lui molto familiare.
«Un tempo in un paese lontano vivevano un re, un principe e una poverella, tanto indigente quanto bella». Agata interruppe il racconto per qualche secondo ad osservare Carlotta che la ascoltava rapita, in trepidante attesa del seguito. La donna sospirò prima di continuare e sollevò un attimo gli occhi verso l'alto quasi volesse così trovare la forza d'animo necessaria per proseguire; il volto di Agata si adombrò giusto il tempo del battere delle ciglia.
Marco, attraversato il piccolo ingresso del negozio, si fermò dietro la porta ad ascoltare.
A vederlo così sembrava un qualunque quindicenne dei giorni nostri con il viso adornato da qualche lentiggine e brufolo qui e lì. Indossava una polo bianca e dei jeans, masticava nervoso una gomma, attento però a non fare il minimo rumore; in una mano teneva un oggetto molto simile ad uno smartphone. Dalla sua espressione, il ragazzo non sembrava essere molto contento di ciò che stava ascoltando.
«In questo paese viveva anche una strega, bassa e brutta peggio che la peste. Era invidiosa della poverella, che nonostante non avesse neppure il necessario per sfamarsi adeguatamente, era sempre allegra e bella persino più di un raggio di sole». Giunta a questa parte del racconto Agata si mise a sedere accanto a Carlotta; la donna poggiò la schiena contro il muro e chiuse gli occhi; alcune lacrime bagnarono il volto della negoziante.
«Stai bene»? domandò l'adolescente, visibilmente preoccupata per la donna.
«Non è niente» replicò Agata mentre tirava un po' su con il naso, asciugandosi il viso. «Dunque, dov'ero rimasta...?»
In quel breve momento di silenzio a Marco salì la pressione a mille; accelerò i movimenti della masticazione mentre attendeva e cercava il coraggio di mostrarsi a lei, dopo tutto quel tempo.
«Un giorno accadde un fatto incredibile e straordinario. La poverella, da indigente qual era, di punto in bianco si svegliò in un letto enorme con lenzuola candide e morbide, arricchite da pizzi tra i più pregiati. Ai piedi del letto vi era una cassa enorme piena di ogni tipo di tesoro e incise sul legno vi erano queste parole: "non di solo pane si nutrono corpo e anima". Lei non riusciva a capire il senso di quella frase, ma non vi prestò poi molta attenzione “starò mica sognando?” si chiese la poverella, circondata dalla ricchezza. Ora sì che si sentiva la fanciulla più fortunata dell'intero paese. Non doveva più patire la fame e pian piano si stava abituando a quel sogno divenuto bellissima realtà.»
Carlotta ascoltava sempre più affascinata il racconto di Agata; dal canto suo Marco voleva solo che giungesse a termine, lì e subito. Aspettava solo che arrivasse al punto proibito di tutta la storia.
«I tesori non danno la ricchezza e la gioia assoluta se intorno a te la gente inizia a cambiare. Ed è quello che successe alla poverella. Tutti ormai la evitavano per l'invidia. Lei, la povera fanciulla era rimasta sempre la stessa, piena di sorrisi e gentilezze per tutti. Poco dopo l'inizio di quella nuova vita la fanciulla cadde lentamente in uno stato di profonda tristezza e apatia; la sua bellezza pian piano appassì. Ora trascorreva gran parte delle sue giornate in solitudine a piangere e ad ogni minuto del giorno ripensava con grande nostalgia alla sua povertà piena di fame, ma anche ricca di momenti di pura gioia».
Man mano che proseguiva il racconto ad Agata sembrò che il cuore le si rimpicciolisse dentro il petto provocandole un dolore immenso, quasi fosse questo stesso racconto a provocarglielo.
«Dai Agata, me lo racconti un'altra volta...» disse Carlotta vedendola in quello stato. «Vado a chiamare il dottore?»
Per tutta risposta Agata poggiò con fermezza una mano su quella della ragazza per fermarla.
«Forse è meglio...» sussurrò a denti stretti Marco; stando dietro la porta lui non poteva certo vedere il gesto di Agata; dalla sua posizione il ragazzo cercò con lo sguardo un posto dove nascondersi in fretta, per non rischiare di essere visto da Carlotta quando fosse uscita in cerca del medico. Nel sentire la donna riprendere il racconto a Marco sembrò che il pavimento gli si aprisse sotto ai piedi per risucchiarlo dentro un vortice senza fine.
«Ma un giorno» continuò Agata un po' sollevata «alla fanciulla si avvicinò una donna che a memoria d'uomo non s'era mai vista in quel paese. Era una donna che vestiva esattamente gli abiti che indossava la fanciulla solo poco tempo prima quando era solo una poverella; vestiti logori e con le toppe, ma nonostante ciò dignitosamente puliti e stirati. La donna le sorrise, dicendole “so cosa ti affligge, è colpa di gente invidiosa”. Nel dire ciò la donna porse alla fanciulla un ciondolo a forma di clessidra, promettendole che questo l'avrebbe aiutata a sconfiggere invidie e...» Agata si fermò di colpo; d'istinto portò una mano al collo dov'era il suo ciondolo; aveva sentito uno strano squillo provenire da dietro la porta.
Carlotta non fiatò, allarmata più dal comportamento della donna.
Marco da dietro la porta imprecò dentro di sé in tutte le lingue possibili ed immaginabili che conosceva quando il suo apparecchio iniziò a squillare; sul display leggeva "Dottor Tempesta".
«Chi c'è lì?» chiese Agata con voce ferma; la donna, stando sempre seduta portò il busto in avanti, quasi volesse proteggere la sua giovane amica.
«Non c'è più tempo per le storie. Non più». La testa di Marco fece capolino da dietro la porta; Agata nel vederlo si alzò di scatto ed ebbe un sussulto «e tu che ci fai... come hai fatto?»
La donna continuava a fissare Marco; era incredula e visibilmente pallida.
«Ma chi è questo?» chiese Carlotta alla donna, mettendosi di fianco a lei, pronta a difenderla. «Tante domande e poco tempo». Mentre parlava Marco aprì del tutto la porta, ma senza entrare all'interno della stanza. Il ragazzo iniziò a premere alcuni tasti sul dispositivo che teneva in mano e continuava a tenere d'occhio il display «non serve a niente nascondersi, neppure in questo posto sperduto del mondo, neanche se fai attenzione». Dal tono di voce, Marco sembrava stesse rimproverando Agata «dovresti averlo capito, non impari mai...»
«Ma tu chi ti credi di essere? Ti intrufoli in casa d'altri, spii e hai la lingua lunga!» Carlotta sbottò senza controllo, non riusciva più a starsene zitta; dal canto suo Marco non fece una piega e continuò impassibile a guardare il display, scuotendo il dispositivo quasi volesse sbloccarlo da qualche strano disturbo di frequenza.
«Siamo... sono perduta. Tu... loro, loro...» così dicendo Agata cadde in ginocchio; lo sguardo sperduto e gli occhi lucidi, il volto pallido. La donna ora portò anche l'altra mano al collo, in un disperato ed estremo tentativo di proteggere quel ciondolo. Carlotta si mise in ginocchio accanto alla donna; non voleva abbandonarla proprio in quel momento critico e anzi, era intenzionata a difenderla a tutti i costi.
«Non preoccuparti» Marco era visibilmente sollevato mentre leggeva qualcosa sul display. Leggendo un messaggio inviato dal Dottor Tempesta, il ragazzo fece l'occhiolino all'anziana negoziante «tra non molto saremo al sicuro!»«Tu dici?» disse una voce piccola e subdola, mentre rideva alle spalle del ragazzo.
Sull'Autrice
Sono nata e vivo in Sardegna.
FIn da piccola ho sempre amato leggere, grazie ai miei genitori che non finirò mai di ringraziare per avermi trasmesso questa preziosa attività per la mente.
Mi sono avvicinata alla scrittura di colpo dopo aver visto al cinema "La Compagnia dell'Anello", che è riuscito a scatenare la mia fantasia a tal punto che ho sentito la necessità di inventare storie.
Da quando mi sono resa conto di quanto la scrittura faccia così bene all’anima, non ho più smesso.
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