Questo capitolo è di Daniele Buzzurro, 20liner. L'illustrazione è di Paola Cocchetto.
Buona lettura!
Carlotta guardò Verhit camminare davanti a lei e pensò al senso stesso della vita. Poche ore prima lei era solo Carlotta, una quindicenne che chiacchierava con un’anziana e all’apparenza gentile donnina nel suo affascinante negozio. Ora era invece Carlotta, un’audace adolescente pronta a sfidare la vita per contribuire a salvare il mondo.
Tutto questo era vero, oppure si trattava solo di un sogno? La ragazza iniziò a pensare che la realtà circostante esisteva solo nella sua mente, perché tutto quello che aveva appena vissuto non era razionalmente possibile.
Non poteva esserlo. Come sarebbe del resto potuto essere possibile che tutto accadesse così velocemente e in un modo talmente assurdo e imprevedibile che neppure un film sarebbe potuto essere tanto … strano?
Lei … Moraine … Verhit … il dottor Tempesta … Augusto …
… nonono, non ci posso credere!!! Ti prego Signore, o chiunque Tu sia, ti prego fammi tornare alla realtà … ti pregoooooo ...
* * * * *
“Carlottaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa, ti vuoi alzare?!?!?!!!”
Carlotta aprì gli occhi, e il suo risveglio fu una specie di shock.
Lo sapevo, non poteva essere tutto vero!!! Meno male, ora sì che mi sento meglio … !
“Carlottaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa, allora ti muovi?!?!??? Io devo andare al lavoro, non posso stare dietro a te e ai tuoi comodi ogni santa mattinata!!!”
“Arrivo mamma, scusami!”
Dopo essere andata rapidamente in bagno, Carlotta arrivò in cucina e fece colazione.
“Come sono andati i sogni stanotte, Carlotta?” le chiese sua madre.
“Mamma … possiamo non parlarne per favore?!???”
“Hai fatto degli incubi?” insistette lei.
“Mamma, per favore!!!”
“Ok, ok, ho capito. Non parliamone”.
“Grazie mamma”.
Una volta salita in macchina, Carlotta ormai stava per dimenticare il brutto sogno che aveva avuto, classificandolo nella sua mente come uno strano e bizzarro incubo quando, guardando fuori dal finestrino, vide passare una macchina che attirò decisamente la sua attenzione.
Era una Dacia, guidata da uno strano uomo pelato dalla folta e riccia barba. L’uomo stava stranamente con la faccia quasi premuta contro il parabrezza, nonostante indossasse occhiali dalla montatura molto spessa. Al semaforo la macchina gli fu di fianco e l’uomo giro la testa verso di lei, la guardò e sorrise.
Carlotta rimase senza parole: era lo stesso identico uomo del suo incubo!
Il semaforo da rosso si fece verde e sua madre arrivò finalmente davanti alla sua scuola e, dopo averla salutata con un bacio e i soliti ammonimenti sul comportarsi bene, si diresse velocemente verso il lavoro.
Carlotta era in piedi e si guardò attorno: non c’era nessuna traccia di strane figure.
Forse si è trattato solo un déjà vu. Meglio non dargli troppo peso.
Arrivata in classe iniziò a prepararsi per la lezione quando qualcuno bussò alla porta della stanza.
“Avanti!” disse la maestra di matematica.
La preside entrò nell’aula e non era sola.
“Ragazzi, vi presento Marco. Lo so che siamo a metà anno e questo non è del tutto usuale, ma Marco si è trasferito qui da pochissimo insieme alla sua famiglia. Spero che riuscirete ad accoglierlo in classe come merita. Marco, di anche tu qualcosa per favore per presentarti ai tuoi nuovi compagni di classe”.
Marco si guardò attorno come se fosse alla ricerca di qualcosa o, meglio, di qualcuno. Quando incontrò il suo sguardo si fermò dal cercare e iniziò a parlare dicendo:
“Sono felice di essere tra voi. Spero potrò portare qualcosa di nuovo per tutta la classe”.
Mentre parlava, Marco continuava a guardarla negli occhi, e il cuore di Carlotta batteva all’impazzata. Questo perché Marco era esattamente lo stesso ragazzo del sogno, e perché, pur non volendolo, era già pazza di lui.
I viaggi nel tempo sono iniziati.