Clima nuvoloso su WISE J0855-0714

Creato il 27 agosto 2014 da Media Inaf

Immagine di una rara nana bruna scattata dall’Osservatorio Keck. Crediti: CREPP ET AL. 2014, APJ

La molecola dell’acqua è una delle più abbondanti dell’universo ed è stata trovata evidenza della sua presenza in quasi tutte le classi di oggetti celesti. Quello che ancora mancava era evidenza dell’esistenza di nubi di vapor d’acqua (o meglio di cristalli di ghiaccio). Nubi di ammoniaca, metano e di acido solforico sono state rivelate sui pianeti del sistema solare, ma le nubi d’acqua sono specifiche della Terra e fanno qualche saltuaria ed evanescente comparsa su Marte.

Dati nel vicino infrarosso, raccolti dal telescopio Magellan Baade di 6,5 m in Cile, sembrerebbero suggerire la presenza di nubi di cristalli di ghiaccio in una nana bruna dal nome poco eccitante di WISE J0855-0714, perché scoperta dei dati del satellite NASA WISE. La nana bruna in questione è un oggetto isolato, grossomodo delle dimensione di Giove, ma da 3 a 10 volte più massivo del nostro pianeta gigante. Spicca nella classe delle stelle che non sono riuscite ad accendersi per la sua temperatura decisamente freddina, poco sotto il punto di congelamento dell’acqua, e per la sua vicinanza al sistema solare, appena 7,3 anni luce. Risulta quindi il quarto oggetto celeste più vicino al sole, dopo Alpha Centauri, La stella di Barnard e Luhman 16.

WISE J0855-0714 è interessante perché offre la possibilità di osservare un oggetto isolato, non molto diverso da un pianeta gigante, senza l’ingombrante presenza di una stella. Un’occasione unica che ha scatenato l’interesse di Jacqueline Faherty che, dopo anni dedicati allo studio dell’emissione ottica delle stelle di neutroni, si è convertita alle nane brune. I limiti superiori ricavati da tre notti di osservazione rendono WISE J0855-0714 la nana bruna più rossa mai studiata e, quando paragonati alle previsioni calcolate sulla base di modelli di atmosfere con e senza nubi di acqua o di acido solforico, sembrano indicare la presenza di nubi di cristalli di ghiaccio. Gli entusiasti autori si spingono fino a dire che il loro limite superiore sembra escludere una copertura nuvolosa superiore al 50%, ma ammettono che per validare le loro conclusioni occorrerà poter misurare lo spettro della nana bruna. Un compito che solo il JWST potrà portare a termine quando, finalmente, sarà operativo in orbita.

Per saperne di più leggete l’articolo su Arxiv.org

Fonte: Media INAF | Scritto da Patrizia Caraveo