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Close, il nuovo film del regista belga Lukas Dhont, è uscito nelle sale italiane il 4 gennaio ma ci è entrato già nell'anima.
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Close è il nuovo film del giovanissimo regista belga Lukas Dhont, nonchè secondo lungometraggio dopo Girl. Distribuito in Francia da Diaphana Distribution, confermato nella shortlist degli Oscar 2023 per Miglior Film Straniero e vincitore del Grand Prix al Festival di Cannes 2022, Close è un intimo racconto di amicizia e perdita d'innocenza.
Con questo delicato e struggente gioiello di film, Lukas riesce a raccontare in modo intimo, il dramma del passaggio dall'innocenza, fatta di libertà e spensieratezza, alla la presa di coscienza, a volte naturale, a volte strappata con la forza dalla culla dell'ingenuità.
Un susseguirsi di primi piani
Close racconta la storia dell' amicizia tra Leo, interpretato in modo effimero e potente da Eden Dambrine, promettente giovane attore, e Remi, interpretato da Gustav de Waele. La storia ci viene raccontata in maniera estremamente elegante, quasi come fosse un sussurro visivo, uno stile voyeuristico risultato di un susseguirsi di primi piani, che sembrano durare un'eternità, ma che allo stesso tempo vorresti non finissero mai.
Le riprese così ravvicinate estrapolano lo spettatore dalla realtà della sala cinematografica, attraverso immagini strappate come di nascosto, spesso infatti si intravedono sfocate le ombre di persone attorno ai protagonisti, ma la lente rimane incollata ai loro volti per coglierne le più profonde sfaccettatura. Un dramma che gioca su moltissimi elementi e la loro combinazione, con una regia di una potenza segnante, che allo stesso tempo riesce a cullarti e farti sprofondare nella storia.
Giochi di luci e ambienti
Close ci racconta molte cose su diversi livelli e attraverso diversi elementi. Uno di quelli che spicca sicuramente più di altri e l'ambientazione del film, che fa da contorno e allo stesso tempo diventa protagonista di questo dramma sublime. I campi di papaveri che splendono e riflettono una sfumatura dorata tipica della campagna, accompagnate dall'uso pensato delle luci che creano giochi di colori caldi.
Dall'oro del grano al rosso dei fiori e al giallo dell'erba estiva, i due protagonisti corrono spensierati, seguiti da lunghi piani sequenza, la libertà che emerge dalle immagini è decisamente poetica. Con lo scorrere dei frame, percepiamo anche lo scorrere del tempo, i rapporti che si complicano e le piogge che arrivano prepotenti, facendo subentrare blu e grigio nella gamma dei colori, sintomo dell'arrivo dell'inverno e della crisi che verrà poi affrontata durante il film.
Una scrittura profondamente realistica
L' elemento che rende Close, mi azzardo a dire, un piccolo capolavoro è sicuramente la sceneggiatura. Scritta a quattro mani dal regista Lukas Dhont e da Angelo Tijssens, ha un ritmo estremamente calmo, riesce a giocare molto sui silenzi senza sprecare parole inutili. Sono proprio le pause e i "non detti" nel film che rendono la storia così profondamente reale, la difficoltà della comunicazione che si abbraccia ad una bravura immensa da parte degli interpreti di riuscire a urlare senza emettere nemmeno un suono.
Tutto è equilibrato, parole calibrate alla perfezione, non ci sono esagerazioni e nemmeno quelle "frasi ovvie" tipiche, tendenzialmente, del cinema italiano come di quello hollywoodiano. Una sceneggiatura che, leggendola senza guardare le immagini, probabilmente ci darebbe la sensazione di leggere il diario segreto di qualcuno. Sicuramente gli interpreti hanno svolto un lavoro eccezionale dando alle lunghe scene di silenzi mille significati. Non solo Eden Dambrine e Gustav de Waele sono stati incredibili, ma anche Émilie Dequenne ha dato prova di controllo ed esperienza per quanto riguarda il suo personaggio, la madre di Remi.
Close, Recensione - L'urlo silenzioso dell'innocenza
Conclusione
Close è sicuramente un film da guardare e gustare, frame dopo frame, lentamente, lasciando che ci prenda per mano e ci porti con sé. Con questo delicato e struggente gioiello di film, Lukas riesce a raccontare in modo intimo, il dramma del passaggio dall'innocenza, fatta di libertà e spensieratezza, alla la presa di coscienza, a volte naturale, a volte strappata con la forza dalla culla dell'ingenuità.