Oggi facciamo un gran bel balzo avanti in termini di tempo: ieri vi ho scritto un po’ della storia della rete, e di quanto fosse stato difficile far comunicare quelle due benedette macchine, ed oggi vi parlo dell’ultima frontiera della comunicazione interprocesso, della sistemistica distribuita, della concorrenza, del mirroring… in una sola parola, oggi parliamo di Cloud Computing.
Preciso sin da subito che non parlerò di quale sia il servizio migliore per il cloud, di quale possa essere il più affidabile e via discorrendo.. magari più in là (se me lo chiederete) tratterò anche questo: il fatto è che non esistono soltanto i servizi di cloud per lo storaging (=la memorizzazione dei dati), quali potrebbero essere Skydrive, Dropbox, Ubuntu One e via discorrendo… ma esistono cloud spaces atti a fare cose ben più complesse – vi porto l’esempio di Microsoft 365, che ad un prezzo più o meno contenuto vi permette di utilizzare online e senza restrizioni tutta la suite Microsoft Office. Si, la stessa che potreste installare sui vostri PC pagando $dollaroni_verdi_verdi. Insomma, il chi fa cosa e come è discorso a parte… e, vi ripeto, potremmo parlarne se vorrete. Chiaramente le architetture cloud sono tutte strettamente interconnesse tra di loro: ad esempio, un servizio PaaS offre implicitamente anche un servizio IaaS, come anche un servizio DaaS offre implicitamente anche un servizio IaaS… vabbè, bando alle ciance, e andiamo avanti.
Ah, qualcuno mi ha chiesto perchè la parola “cloud”: ebbene, i provider cloud spesso non hanno ubicazione precisa, o meglio, si snodano su macchine sparse un po’ qua ed un po’ la per il mondo… i dati non vengono memorizzati/elaborati in un posto preciso, e quale sostantivo migliore per inglobare il concetto… se non la parola nuvola?
DaaS Cloud
Altro punto a favore del DaaS è la presenza di applicazioni scritte ad hoc per l’accesso e la sincronizzazione dei dati tra le varie periferiche (le nostre, intendo) e lo stesso cloud: quanto è bello aprire l’applicazione, far si che questa sincronizzi una o più cartelle scelte proprio da noi ed aggiorni i dati sul cloud se questi sono stati modificati mentre noi sorseggiamo un caffè… ed è ancora più bello aprire l’applicazione ed accedere immediatamente ai dati memorizzati sul cloud, senza il bisogno di aprire 80 schede del browser.
Mi fu chiesto, tempo fa, “ma se io spedisco dei dati sul cloud, e poi per esempio Dropbox ha problemi… io i miei dati li perdo?” Ebbene, la risposta in teoria dovrebbe essere No, ma vista con occhio un attimino più critico la risposta corretta sarebbe “Le probabilità di perdita sono bassissime“: infatti, a meno che non stiate utilizzando un servizio di cloud storaging tirato giù da una banda di sprovveduti in circa 2 ore, i dati vengono copiati e replicati su più macchine (e quindi più dischi), ragion per cui – se una va in avaria – ve ne sono sempre almeno altre due pronte a recuperarvi i dati. La cosa simpatica è che roba del genere succede praticamente a cadenza giornaliera, ma è difficilissimo accorgersene, vista la solidità dell’architettura su cui un buon sistema di cloud DaaS si basa.
Il rovescio della moneta, però, esiste… eccome se esiste: si chiama privacy. Innanzitutto, non sempre i dati vengono codificati durante la comunicazione tra voi ed il cloud, e oltretutto oggi come oggi si può anche incappare nel rischio che, per via di controlli (scusa o meno che sia, non voglio stare qui a polemizzare) le autorità competenti, o gli addetti stessi al servizio di cloud possano prendere visione dei vostri dati per svariati motivi. Quindi, il consiglio che vi dò è di leggere attentamente i termini di servizio (ToS) prima di sottoscrivervi ad un servizio cloud DaaS, e di scegliere attentamente quello che più si adatta alle vostre esigenze. Perchè, sappiatelo, qualsiasi lamentela voi avanziate riguardo eventuali infrazioni della privacy che potreste riscontrare non otterrà risposta, oppure – qualora dovesse ottenerla – sarà qualcosa del tipo «Beh, era scritto nel contratto, lei l’ha letto?».
SaaS/PaaS Cloud
Strettissimo parente del cloud SaaS è il cloud computing PaaS (platform-as-a-service, piattaforma come servizio): infatti, mentre nel cloud computing SaaS vengono messi a disposizione software singoli, nelle architetture PaaS vengono messe a disposizione intere piattaforme software (un esempio potrebbe essere Microsoft Office 365).
Anche qui, però, c’è il rovescio della moneta: se i servizi SaaS/PaaS non offrono una certa stabilità, potrebbero essere soggetti a malfunzionamenti di varia natura e, ovviamente, lasciarvi con le mani in mano per ore – ed a volte anche per giorni interi. Leggete bene EULA e configurazione di sistema dei servers, con particolare occhio all’uptime.
HaaS/IaaS Cloud
Stretto parente dell’architettura cloud HaaS è l’architettura IaaS (infrastructure-as-a-service, infrastruttura come servizio). E’ uno degli esempi più lampanti di come i server possano lavorare in maniera parallela e, contemporaneamente, concorrente: la naturale evoluzione del meccanismo della programmazione a “griglia”! La differenza sostanziale rispetto all’HaaS è che, anzichè offrire singole macchine per l’utilizzo, il cloud IaaS offre delle intere infrastrutture di server collegati tra loro atte ad elaborare i dati, con la particolarità di assegnare le risorse soltanto su richiesta, e non a priori. Il che è un bel toccasana per il nostro portafogli (prendere in fitto delle intere batterie di servers dislocati interagenti tra loro, vi posso garantire, costa davvero un occhio della testa… come è giusto sia).
Rovescio della moneta? Ovviamente la privacy, ed eventuali malfunzionamenti delle infrastrutture: leggete ben bene il contratto e, anche questa volta, occhio alle caratteristiche dei servers.