Cloud computing: istruzioni per l’uso!

Creato il 12 settembre 2012 da Malefika
Di: Jessica Lambiase

Oggi facciamo un gran bel balzo avanti in termini di tempo: ieri vi ho scritto un po’ della storia della rete, e di quanto fosse stato difficile far comunicare quelle due benedette macchine, ed oggi vi parlo dell’ultima frontiera della comunicazione interprocesso, della sistemistica distribuita, della concorrenza, del mirroring… in una sola parola, oggi parliamo di Cloud Computing.

Preciso sin da subito che non parlerò di quale sia il servizio migliore per il cloud, di quale possa essere il più affidabile e via discorrendo.. magari più in là (se me lo chiederete) tratterò anche questo: il fatto è che non esistono soltanto i servizi di cloud per lo storaging (=la memorizzazione dei dati), quali potrebbero essere Skydrive, Dropbox, Ubuntu One e via discorrendo… ma esistono cloud spaces atti a fare cose ben più complesse – vi porto l’esempio di Microsoft 365, che ad un prezzo più o meno contenuto vi permette di utilizzare online e senza restrizioni tutta la suite Microsoft Office. Si, la stessa che potreste installare sui vostri PC pagando $dollaroni_verdi_verdi. Insomma, il chi fa cosa e come è discorso a parte… e, vi ripeto, potremmo parlarne se vorrete. Chiaramente le architetture cloud sono tutte strettamente interconnesse tra di loro: ad esempio, un servizio PaaS offre implicitamente anche un servizio IaaS, come anche un servizio DaaS offre implicitamente anche un servizio IaaS… vabbè, bando alle ciance, e andiamo avanti.

Ah, qualcuno mi ha chiesto perchè la parola “cloud”: ebbene, i provider cloud spesso non hanno ubicazione precisa, o meglio, si snodano su macchine sparse un po’ qua ed un po’ la per il mondo… i dati non vengono memorizzati/elaborati in un posto preciso, e quale sostantivo migliore per inglobare il concetto… se non la parola nuvola?

DaaS Cloud

La tipologia di cloud computing più conosciuta al giorno d’oggi è la tipologia DaaS (data-as-a-service, dati come servizio): in pratica, l’azienda/associazione/chicchessia mette a disposizione dell’utente (sia gratuitamente, che via abbonamento) un tot di spazio su una batteria di servers (in alcuni casi tale spazio può essere anche illimitato), spazio che può essere utilizzato per la memorizzazione online di dati di qualsivoglia tipo: documenti, files personali, immagini e quant’altro… solitamente si tende ad inviare sul cloud cose che, in caso di avaria dei propri dischi/supporti di memorizzazione/similia_et_similarum non debbono essere assolutamente persi, oppure cose di cui si potrebbe aver bisogno da postazioni diverse da quella in cui questi dati sono fisicamente memorizzati. Un click ed i dati vengono copiati dal PC al cloud, due clicks e tali dati vengono copiati ancora dal cloud a qualsiasi PC (o a qualsiasi periferica in generale, visto che ad oggi c’è una diffusione spaventosa di smartphone e tablet): la comodità è proprio questa. Diciamo che il cloud DaaS è la normale evoluzione dei servizi che, tempo fa, offrivano providers come Telecom e Virgilio… i cosiddetti “ftp web”, li ricordate?

Altro punto a favore del DaaS è la presenza di applicazioni scritte ad hoc per l’accesso e la sincronizzazione dei dati tra le varie periferiche (le nostre, intendo) e lo stesso cloud: quanto è bello aprire l’applicazione, far si che questa sincronizzi una o più cartelle scelte proprio da noi ed aggiorni i dati sul cloud se questi sono stati modificati mentre noi sorseggiamo un caffè… ed è ancora più bello aprire l’applicazione ed accedere immediatamente ai dati memorizzati sul cloud, senza il bisogno di aprire 80 schede del browser.

Mi fu chiesto, tempo fa, “ma se io spedisco dei dati sul cloud, e poi per esempio Dropbox ha problemi… io i miei dati li perdo?” Ebbene, la risposta in teoria dovrebbe essere No, ma vista con occhio un attimino più critico la risposta corretta sarebbe “Le probabilità di perdita sono bassissime“: infatti, a meno che non stiate utilizzando un servizio di cloud storaging tirato giù da una banda di sprovveduti in circa 2 ore, i dati vengono copiati e replicati su più macchine (e quindi più dischi), ragion per cui – se una va in avaria – ve ne sono sempre almeno altre due pronte a recuperarvi i dati. La cosa simpatica è che roba del genere succede praticamente a cadenza giornaliera, ma è difficilissimo accorgersene, vista la solidità dell’architettura su cui un buon sistema di cloud DaaS si basa.

Il rovescio della moneta, però, esiste… eccome se esiste: si chiama privacy. Innanzitutto, non sempre i dati vengono codificati durante la comunicazione tra voi ed il cloud, e oltretutto oggi come oggi si può anche incappare nel rischio che, per via di controlli (scusa o meno che sia, non voglio stare qui a polemizzare) le autorità competenti, o gli addetti stessi al servizio di cloud possano prendere visione dei vostri dati per svariati motivi. Quindi, il consiglio che vi dò è di leggere attentamente i termini di servizio (ToS) prima di sottoscrivervi ad un servizio cloud DaaS, e di scegliere attentamente quello che più si adatta alle vostre esigenze. Perchè, sappiatelo, qualsiasi lamentela voi avanziate riguardo eventuali infrazioni della privacy che potreste riscontrare non otterrà risposta, oppure – qualora dovesse ottenerla – sarà qualcosa del tipo «Beh, era scritto nel contratto, lei l’ha letto?».

SaaS/PaaS Cloud

Questo è un tipo di cloud computing decisamente più utilizzato (insieme all’IaaS ed all’HaaS che vedremo tra breve) a livello aziendale: il cloud computing SaaS (software-as-a-service, il software come servizio) rappresenta l’ultima frontiera dei sistemi distribuiti concorrenti. Un provider di cloud SaaS, infatti, mette a disposizione una batteria di servers, sincronizzati tra loro, tramite cui utilizzare dei software installati su tali servers esattamente come se questi fossero installati sul vostro PC: voi ci mettete la testa, i server in cloud ci mettono il braccio. Esempio materiale: io ho bisogno di utilizzare, ad esempio, un framework di sviluppo, ma non ho modo – per un motivo o per un altro – di installarlo su tutte le macchine della mia azienda; contatto la casa produttrice di tale framework e chiedo di usufruire del servizio cloud SaaS: sottoscrivo l’abbonamento… e, tramite la sola connessione ad internet della mia azienda, potrò fare in modo che tutti i miei impiegati possano utilizzare il framework da me scelto, senza installarlo su nessuno delle loro macchine. Sappiatelo: anche i provider e-mail rientrano nella categoria di cloud computing SaaS :)

Strettissimo parente del cloud SaaS è il cloud computing PaaS (platform-as-a-service, piattaforma come servizio): infatti, mentre nel cloud computing SaaS vengono messi a disposizione software singoli, nelle architetture PaaS vengono messe a disposizione intere piattaforme software (un esempio potrebbe essere Microsoft Office 365).

Anche qui, però, c’è il rovescio della moneta: se i servizi SaaS/PaaS non offrono una certa stabilità, potrebbero essere soggetti a malfunzionamenti di varia natura e, ovviamente, lasciarvi con le mani in mano per ore – ed a volte anche per giorni interi. Leggete bene EULA e configurazione di sistema dei servers, con particolare occhio all’uptime.

HaaS/IaaS Cloud

L’architettura di cloud computing HaaS (hardware-as-a-service, Hardware come servizio) è concettualmente abbastanza semplice: se le risorse a disposizione del mio computer non sono sufficienti ad elaborare una certa quantità di dati, posso rivolgermi ad un ente che offre servizi di cloud computing HaaS per usufruire di una delle loro macchine, mandare via internet i dati da elaborare a tale macchina, e riprenderli belli e pronti all’uso al termine del processo di elaborazione. Un esempio di architettura HaaS potrebbe essere gli archivi PPA di Launchpad (io invio il codice sorgente non compilato di determinate applicazioni e, dopo il processo di compilazione, Launchpad mi restituisce tale codice sottoforma di archivio .deb pronto all’installazione).

Stretto parente dell’architettura cloud HaaS è l’architettura IaaS (infrastructure-as-a-service, infrastruttura come servizio). E’ uno degli esempi più lampanti di come i server possano lavorare in maniera parallela e, contemporaneamente, concorrente: la naturale evoluzione del meccanismo della programmazione a “griglia”! La differenza sostanziale rispetto all’HaaS è che, anzichè offrire singole macchine per l’utilizzo, il cloud IaaS offre delle intere infrastrutture di server collegati tra loro atte ad elaborare i dati, con la particolarità di assegnare le risorse soltanto su richiesta, e non a priori. Il che è un bel toccasana per il nostro portafogli (prendere in fitto delle intere batterie di servers dislocati interagenti tra loro, vi posso garantire, costa davvero un occhio della testa… come è giusto sia).

Rovescio della moneta? Ovviamente la privacy, ed eventuali malfunzionamenti delle infrastrutture: leggete ben bene il contratto e, anche questa volta, occhio alle caratteristiche dei servers.


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