Il Colonnello cercò lo sguardo di Durban e prese a gridare – Cosa le avete fatto? Non osate farle del male o ve ne pentirete, bastardi! – metteva così tanta foga nel tentativo di liberarsi che ci sarebbe anche riuscito, se Anne non fosse intervenuta.
Si avvicinò e chiudendo gli occhi per non piangere ripeté – Selene Levkova è morta e con lei ogni cosa che provava per te. – sentiva la voce incerta e si obbligò a non tradirsi. Aprì gli occhi e lasciò sfogare la propria rabbia verso gli agenti M12, in modo da avere abbastanza forza per recidere il legame che la univa all’uomo.
Il dolore fu più intenso di qualsiasi cosa le avessero fatto in passato, persino più doloroso della tortura psionica a cui avevano sottoposto la sua seconda incarnazione. Larsson gridò di dolore e il sangue prese a colargli dagli occhi, il suo viso si deformò in una maschera di orrore e prima che potesse svenire tentò di colpirla.
Anne dal canto suo cercò di reprimere il dolore, usò tutta la propria mente per contenere il contraccolpo di quella pratica psionica, strinse i denti e chiuse gli occhi per impedirsi di farli sanguinare. Più di ogni altra cosa cercò di trovare un posto nel suo cuore per odiarsi fino alla fine dei suoi giorni. Cadde a terra insieme al Colonnello, sperando che Durban prendesse quell’evento come la conseguenza del colpo di Larsson, ma riuscì a rimanere vigile e si rialzò prima di destare sospetti.
– Avrei dovuto ucciderlo io! – protestò Durban colpendola in pieno volto – Dopo che… –
– Non è morto, pazzo psicopatico! – gridò Anne indicando il corpo di Larsson ancora esanime con il braccio sano – Ho solo voluto fargli capire chi è Anne Gather! –
Durban parve soddisfatto della giustificazione di Anne e afferrandola per il braccio fratturato la trascinò, incurante del dolore e delle grida che causava il suo gesto – Avevo detto che saresti dovuta stare buona, invece come sempre hai voglia di spaccare le cose e mi costringi a punirti. Dammi l’altro braccio! –
– No! – negò Anne cercando di divincolarsi.
– Avanti non voglio spezzarti altre ossa, mi serve per il chip di tracciamento. – con un tocco rapido, l’agente M12 tirò fuori dalla tasca una scatoletta poco più grande del pollice. L’aprì, rivelando una serie fittissima di aghi e glielo applicò sul braccio provocandole una smorfia – Ecco fatto, adesso non potrai andare da nessuna parte! –
Anne cercò di toccarsi il braccio da cui spuntava ancora lo strumento per iniettarle il chip, ma con la frattura non riuscì a muoversi e neanche la richiesta di ricevere cure mediche riuscì a impietosire Durban, il quale continuò a fissarla mangiando un sandwich come nulla fosse.
– Sei disgustoso! –
– Non ho rimorso, figuriamoci un senso della decenza o buona educazione. Ti lascerei morire di fame solo per vedere come può scendere in basso una come te. – ammise l’altro a bocca piena – Non puoi mai sapere cosa sono disposte a sacrificare le persone quando sperano di salvarsi la vita. –
La naturalezza dell’agente nel parlare di simili pratiche spaventò Anne, cosa le avrebbe fatto quando non avessero più avuto bisogno di lei? Davvero l’avrebbero lasciata nelle mani di Durban fino alla morte? Le sue domande non trovarono risposte nello sguardo vuoto dell’uomo o nel silenzio della tenda.
Solo quando Larsson si riprese, Anne si rese conto di averlo fissato per tutto il tempo, lo sguardo ancora iniettato di sangue dell’uomo la fissò e l’odio – Cosa mi hai fatto? –
Anne si avvicinò senza distogliere lo sguardo, sentiva le emozioni dell’uomo come una tempesta pronta a scatenarsi e la sensazione di dolore aumentava ogni passo – Ti ho dimostrato chi sono, la mia vera natura dovrebbe esserti chiara Matias: sono una psionica e sono pericolosa. –
– Sei un mostro come Durban! Eravate tutti d’accordo fin dal principio, anche l’omicidio di Roman e Niemi era nei piani, non è così? – gridò il Colonnello infuriato.
Anne si voltò a Durban, incredula. Attirare l’attenzione del CAO non era un modus operandi sicuro per il settore M12 e nessun agente era autorizzato a uccidere un agente dei servizi segreti, se non dietro ordine diretto – Hai ucciso quei due? Perché? –
– Per lo stesso motivo per cui ti ho spezzato il braccio e sto lasciando morire di fame Larsson: non fate ciò che vi viene chiesto di fare o mi date fastidio. – ammise Durban sopprimendo un rutto – Vuoi che ti spezzi anche l’altro, oppure puoi startene zitta? –
Per tutta risposta Anne si fissò la frattura, chiunque altro avrebbe gridato di dolore e il braccio sarebbe stato inutilizzabile per settimane, ammesso di ricevere le giuste cure mediche. Anne invece attinse all’odio che provava per Durban e usò tutta la propria forza mentale per rimettere a posto la frattura e saldare di nuovo le ossa, emise un lamento nel percepire quel dolore anche dopo che lo aveva rimosso, ma rimase a fissare un Larsson incredulo.
– Anne Gather. – si presentò poi porgendogli la mano del braccio appena guarito.
– Perché dovrebbe importarmi del tuo nome? Ammesso che non sia falso come il precedente! – domandò il Colonnello, scostandosi e fissandola dall’alto in basso con un’espressione di disgusto.
– I ricordi e l’identità di Selene Levkova mi sono stati impiantati a for… –
– Voi due piccioncini volete una stanza tutta per voi per chiacchierare? – li interruppe Durban, immobilizzando Anne con una mossa esperta quanto semplice – Altrimenti posso sempre ammazzarvi e buttarvi in un fosso, ci sono così tante alternative a quello che si può fare con due cadaveri! –
Anne cercò di liberarsi, ma come aveva previsto, Durban era completamente immune al suo controllo mentale, così come alla semplice forza telecinetica – Cosa vuoi, Durban? Lasciami! –
– Oppure cosa? Continuerai a fissarmi spaesata mentre ti rendi conto che non puoi controllarmi come fai con tutti gli altri? – le gridò contro, mandandola a terra – Smettila di dargli informazioni, oppure ti taglierò la lingua e gliela farò mangiare! –
– Quando mi libererò ti farò vedere rimpiangere ogni cosa, Durban! –
L’agente fissò Larsson con un ghigno – Se vuoi saperlo siamo stati veramente a letto insieme, avresti dovuto vedere come le piaceva stringersi a me! Quante volte ha chiesto che la possedessi, ancora e ancora! –
Anne non ricordò quegli eventi, l’unico uomo con cui ricordava di aver condiviso un letto era molto diverso da Durban e non aveva mai abusato di lei in alcun modo, ma quelle menzogne bastarono a far infuriare Larsson ancora di più con grida e strattoni alle manette. Sta cercando di spezzarlo, sta uccidendo la sua mente e tu gli hai dato una mano a farlo: gli hai strappato via una delle poche cose belle che gli erano rimaste.
– Prima o poi mi libererò e ti spaccherò quella faccia da psicopatico che ti ritrovi, fosse l’ultima cosa che faccio! – gridò Larsson con uno strattone tanto forte che gli fece probabilmente slogare una spalla.
Dal canto suo, Durban rimaneva a fissarlo, forse deliziato dal dolore o più incuriosito nel vedere quanto tempo avrebbe impiegato un uomo come Larsson a diventare l’ombra di quello che era. Rimaneva il fatto che Anne aveva aiutato ancora una volta il settore M12.
Liberate la vostra mente da ogni fardello!