Co-creazione di Valore

Creato il 04 gennaio 2013 da Pedroelrey

Coltivare il dialogo con le persone e ascoltarne le motivazioni, accogliendone opinioni e suggerimenti, è la strategia più efficace a disposizione di un’azienda per migliorare i propri prodotti e servizi e inventarne di nuovi, modellandoli sulle esigenze espresse dalle personen stesse. Questa strategia ha un nome, si chiama marketing conversazionale e co-creazione di valore.

Processo di co-creazione che dovrebbe essere l’essenza di quello che comunemente si racchiude nella definizione di Web 2.0 per troppo tempo colpevolmente trascurato, anche, dai giornali e ricercato sempre più dalle persone, che richiamavo a chiare lettere ragionando su quelli che a mio avviso dovranno essere i capisaldi del 2013 per l’industria dell’informazione.

Mentre il mondo intero guarda con attenzione ed interesse al “freemium-based meter” annunciato da Andrew Sullivan per la sua iniziativa editoriale indipendente, che pare iniziare sotto buoni auspici ma che, come dicevo ieri non  credo possa essere preso ad esempio per una struttura che ha costi importanti e dunque necessita di un insieme più articolato di fonti di ricavo, in Italia, finalmente, qualcuno inizia ad applicare i principi della co-creazione anche in ambito editoriale.

@pedroelrey buongiorno! Beh, loro sono una piccola redazione. In realtà mi chiedevo se altri seguiranno il suo esempio e se ha senso.


Antonella Napolitano (@svaroschi) January 03, 2013

E’ il caso dell’edizione online del «Il Fatto Quotidiano» che a firma del suo Direttore Peter Gomez, a testimonianza dell’importanza attribuita alla cosa, chiude l’anno chiedendo ai propri lettori come trovare l’equilibrio economico sul web per la testata.

Succede che la richiesta, al momento della redazione di questo articolo, raccoglie 475 commenti. Certamente un’inezia rispetto ai 400mila che mediamente visitano il sito del giornale in questione ma nella maggior parte dei casi emergono spunti davvero interessanti.

E’ il caso, ad esempio, del commento di Vittorio Capozzi che suggerisce di “concretizzare il primo giornale on-line ‘peer-reviewed’: per mettere a valore con metodo le competenze disciplinari dei lettori, una comunità ‘peer-to-peer’ per una rigorosa verifica del giornalismo che incontra le discipline. Un esperimento di spessore internazionale, di transdisciplinarità giornalistica, che potrebbe non essere complesso da implementare”, o, per citarne almeno un altro, di quello di Maurizio Mineo che afferma “suggerirei una maggiore integrazione tra sito e giornale: per esempio, negli articoli del giornale rimandi al sito [tramite url accorciati come quelli su twitter, bit.ly/..., cliccabili sulla versione elettronica!] per approfondimenti – anche video – sull’argomento, come anche qualcosa di simile al “Come è andata a finire” della trasmissione Report. [...] 4€ al mese non sono esagerati: come “premium” potrei immaginarmi l’accesso all’archivio del giornale per non abbonati e la lettura su sito di una selezione di articoli e inchieste del giornale in contemporanea alla pubblicazione degli stessi [penso per esempio agli editoriali delle firme del giornale, Marco Travaglio, Antonio Padellaro, che raramente appaiono sui rispettivi blog]“.

Quelli soprariportati sono solo due, per brevità, dei tanti commenti e suggerimenti davvero interessanti, che consiglio di leggere, raccolti dal giornale nei tre giorni dalla pubblicazione.

Esempio concreto di come creare senso di community e valore aggiunto attraverso il convolgimento delle persone, da seguire come buona pratica.


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