Pestis eram vivus moriens tua mors ero
Martin Lutero
Non è colpa mia, la copertina è portatrice del virus. Dunque fate attenzione nel maneggiare l’artwork (che sia cd o tape), anche se potrebbe non servire, poiché i germi sono furbi, penetrano nell’organismo attraverso le onde sonore. Personalmente, ascoltando questo debutto dei Cober Ord (duo francese di Tolosa nato nel 2014) ho seriamente rischiato di ammalarmi di peste nera, mi sono salvato perché non c’è spazio, di malattie (mentali) ne ho già fin troppe.
Sonorità morenti e decadenti, paesaggi horror, leggende medievali e caccia alle streghe. Un ottimo concentrato di dark ambient spettrale, scheletri post-industrial e – perché no? – qualche sanguinolento schizzo di metal infernale e satanico. Rituali pagani, occultismo, formule magiche. Cattedrali gotiche sconsacrate, riti funebri e messe nere. Malefici gargoyles che vomitano puzzolenti succhi gastrici e inquietanti immagini di ossari scolpiti su imponenti archi a sesto acuto che ne delimitano il perimetro di paura. In sostanza, quello che esce dalla miscelazione in un calderone bollente dei mistici monaci Phurpa, delle fitte nebbie delle Aghast e dei candelabri a forma di teschio del sacerdote Zero Kama. Ovvio, se cercate la luce, dovete stare lontani da questo disco, qui comanda il rovescio della luce (Le Revers Du Soleil), la tenebra. Sì, ma qui andiamo oltre, scendiamo ancora più in fondo, nell’antro più oscuro e mesto, quello dove le pareti sono smaltate con almeno altre tre o quattro passate della più spessa vernice nera in circolazione.
Un album monumentale, da lazzaretto per appestati o da cimitero. Se la morte deve chiamare, beh, vorrei che si presentasse con questi rumori e versi. Personalmente ha fatto uno strano effetto: tempo un attimo mi sono ritrovato (per la quarta volta) a osservare i macabri bassorilievi e il povero micio mummificato dell’Aître Saint-Maclou a Rouen.