Ci ho pensato un po’ e poi ho realizzato dove Zucchero stavolta aveva copiato il titolo del suo nuovo album. Il dialetto reggiano non c’entra niente, è tutto un depistaggio: la vera ispirazione arriva dai Kellogg’s Choco pops, ma purtroppo il gusto non è lo stesso. O che forse “Chokabeck” stia per “Coca back”, ritorno alla coca?
Ma passiamo, ahimé, al disco: la prima traccia “Un soffio caldo” ha un crescendo alla Coldplay, diciamo alla vorrei fare “Clocks” ma non posso.“Il suono della domenica” è un pezzo davvero deprimente con un ridicolo ritornello che fa “ciao, ciao” con l’eco. La melodia sembra plagiare, udite udite, persino se stesso e la sua “Blu” (quella che fa “c’è un dondolo che dondola”, sì lo so: bel testo!) che a sua volta era già stata citata in tribunale perché simile al pezzo “Era lei” di un certo Michele Pecora messo a pecora da Sugar che non gli ha sganciato nemmeno un euro. Il testo in inglese del pezzo è stato scritto da Bono, in originale “Someone else’s tears”, perché Zucchero a scriversi da solo i suoi testi di merda non ce la fa, deve tradurli dall’inglese e malamente (cosa c’entra infatti il titolo originale?).
Del primo singolo “È un peccato morir” ho già parlato, sia per i plagi (ho detto plagi, non pregi) della canzone che per quelli del video.
“Vedo nero” canta Zucchero. Io invece vedo gli archi di “Viva la vida” dei Coldplay con un coro che somiglia a “Viva la vida” dei Coldplay e un ritmo che somiglia a “Viva la vida” dei Coldplay. Per il resto il risultato è ben lontano da “Viva la vida” dei Coldplay ma se non altro è l’unico pezzo un po’ uptempo finora.
Il resto del disco è davvero deprimente, fatto di ballate desolate e prive di ritmo. Al confronto persino James Blunt sembra un simpatico umorista.“Un uovo sodo” l’ho già sentita: è “Have a nice day” degli Stereophonics, ma ricorda anche almeno un’altra decina di canzoni. E che dire dell’attacco del testo che cita “I gotta feeling” dei Black Eyed Peas?
Il pezzo che dà il titolo all’album “Chocabeck” è l’altro raro pezzo con un ritmo. Ospite Brian Wilson dei Beach Boys. Ma perché??“Alla fine” purtroppo non è l’ultimo brano di sta smaronata di disco: pure qui si sentono echi di Coldplay (“Warning Sign”) cantati però da un rinoceronte invece che da Chris Martin. Ah, ho già segnalato di come i Coldplay siano l’influenza principale di questo disco? Che pure loro ultimamente sono stati accusati per alcuni possibili plagi, quindi Zucchero probabilmente si è sentito in dovere di punirli così.Dai cazzo, persino le divise le ha copiate da quelle di “Viva la vida”…(voto 2)
E ‘sta roba è già al numero 1 della classifica italiana. Vabbè