La teoria cognitivista dell’apprendimento condivide con quella comportamentista lo studio oggettivo dell’apprendimento; L’innovazione principale del cognitivismo, però è quella di esaltare il ruolo attivo del soggetto nella elaborazione della realtà circostante, dando maggior rilievo ai processi interni di elaborazione e rappresentazione. E’ bene notare che con l’affermarsi del cognitivismo lo studio dell’apprendimento subisce una radicale trasformazione rispetto alla tradizione precedente. Se nella prospettiva comportamentista l’apprendimento viene studiato attraverso il comportamento manifesto e trattato come un fenomeno ‘unitario’, nella nuova prospettiva cognitivista si osserva una frammentazione dell’ambito di indagine e l’apprendimento viene ridefinito in relazione alle diverse componenti cognitive coinvolte.
L’affermazione del paradigma dell’ HIP ha portato a considerare l’uomo ed i suoi processi cognitivi attraverso la metafora dell’elaboratore d’informazioni (il computer), ovvero come un “puro e semplice” sistema di elaborazione di simboli, avulso da qualsiasi contesto, e studiato in laboratorio. Questo va incontro a modifiche con l’affermarsi di una prospettiva ecologica, ispirata all’opera dello studioso della percezione J. Gibson, che ritiene che la mente accolga e riconosca in modo diretto le strutture di informazione che sono presenti nell’ambiente, senza che siano richieste operazioni di rielaborazione. Le versioni ecologiche del cognitivismo sottolineano la funzione adattativa dei sistemi psichici e la loro plasticità.
L’approccio dell’elaborazione delle informazioni assume che alcuni processi cognitivi elementari facciano parte dell’architettura di base del sistema cognitivo e che come tali essi siano presenti dalla nascita e funzionino nello stesso modo nei diversi momenti dello sviluppo.
Partendo da questi assunti teorici prende forma il modello di Fodor del modularismo (1975) e quello di Spelke sull’innatismo rappresentazionale. Il primo assume che l’architettura della mente sia vincolata da un’organizzazione altamente dominio specifica innata rigida e immutabile. L’apprendimento consiste nell’emergere nel corso del tempo di moduli non visibili fin dalla nascita ma comunque codificati dai geni. La posizione di Spelke invece ipotizza la presenza di una struttura di conoscenze dominio specifiche innate che consentono al bambino anche molto piccolo di interpretare la realtà e l’apprendimento consiste proprio in un arricchimento di tale struttura di conoscenza.
In ultimo la teoria dell’apprendimento sociale (1977), sviluppata da Bandura, ipotizza l’apprendere attraverso l’imitazione e la riproduzione. Questo tipo di apprendimento, presente anche negli animali, si verifica attraverso una serie di condizioni:
- L’attenzione dell’osservatore è rivolta verso il modello. Tale attenzione si rivolge a lui anche senza essere rinforzata o premiata.
- L’osservatore deve cogliere il comportamento osservato come modello valido da apprendere (alto coinvolgimento nei confronti del modello).
- Deve esistere la capacità di ricordare e richiamare il modello comportamentale a distanza di tempo quando si sviluppano le situazioni adeguate.
Questo processo di identificazione è legato anche ad aspetti cognitivo-affettivi, e si ritrova spesso in condotte di identificazione che le persone adottano in determinati ruoli o personaggi sociali. Bandura, negli esiti più recenti della sua teoria, attraverso la definizione del concetto di autoefficacia percepita ha segnato il passaggio dalla teoria dell’apprendimento sociale alla teoria sociale cognitiva, ponendo l’accento sui fattori interni dell’individuo (cognizioni, emozioni, rappresentazioni, valutazioni), oltre che gli stimoli esterni, come concause della condotta.