Durante gli accertamenti di rito alla polizia scopre che il padre del delinquente passato a miglior vita è un galeotto di lungo corso, Ben, che ha finito di scontare la sua pena.
Viene da lui minacciato e arriva anche a irrompergli in casa mettendo KO un agente in casa per proteggere lui e la sua famiglia, moglie e un figlio piccolo.
La polizia prende Ben e lo narcotizza lasciandolo di traverso sui binari. Richard che ha scoperto che chi ha ucciso non è colui che la polizia dice di essere, lo salva e lo porta in un capanno nei boschi dove lo rende edotto di quello che ha scoperto e insieme riesumano il cadavere del presunto figlio.
Ma non è lui. C'è qualcosa di molto marcio sotto.
I due aiutati da un vecchio amico di Ben, Jim Bob, un investigatore privato molto sui generis, andranno in fondo alla faccenda.
E se ne vedranno delle belle.
Ho apprezzato molto il lavoro dei due compagnucci di merende Jim Mickle (regista e sceneggiatore)e Nick Damici( attore e sceneggiatore) fin dal loro esordio al cinema con il guizzante horror Mulberry Street ( di cui parlammo a suo tempo qui) per non parlare dei successivi Stake Land e We are what we are ( ne potete leggere quo e qua ).
Temevo che allontanandosi progressivamente dalla loro anima horror avrebbero perso parte della loro carica e invece mi sono dovuto ricredere sia con We are what we are ( più che un horror un gotico americano) e soprattutto con questo Cold in July, tratto da un romanzo di Joe Lansdale, un film che spazia dal thriller , al pulp passando per cospicue digressioni di commedia nera.
Siamo nel 1989, in pieno rigurgito reganiano, un presidente pistolero il cui sogno era che tutti gli americani si armassero e si difendessero da soli, una specie di paladino del diritto di difendersi ad ogni costo, anche della vita.
Siamo in Texas, clima umidiccio che sfianca, nella profonda provincia non sembra mai succedere nulla e vedi per ogni dove girare tizi con cappelloni calati sulla testa in ricordo dei bei tempi andati.
Diciamo che il Texas racchiude in sé quel concetto di frontiera di cui si è tanto vagheggiato nel cinema western e non solo.
E soprattutto abbiamo un protagonista che è il classico esempio di uomo in cui medietà fa rima con mediocrità, eppure trova in se stesso e nel rapporto con gli altri due loschi figuri che lo accompagnano in questa storiaccia , le risorse per emergere dal marasma in cui all'inizio è affondato fino al collo.
Discorso a parte lo merita il redivivo Don Johnson nei panni del folkloristico Jim Bob: l'ex belloccio di Miami Vice ha un personaggio apparentemente più leggero ma ruba spesso la scena agli altri e sa far cantare alle sue armi delle soavi e brutali melodie di piombo.
Cold in July non fa sconti a nessuno, è un percorso che sembra improvvisato e proprio nel suo apparire randomico sorprende ad ogni twist della sceneggiatura e noi siamo un po' come Richard, ci accorgiamo di tutto sempre col classico attimo di ritardo.
In Cold in July ci sono solamente colossi coi piedi d'argilla, anche le istituzioni fondative della società, come la famiglia e anche la polizia, denotano le loro ambiguità e la loro plateale fragilità.
Crolla tutto ma forse può essere utile tirare una linea per poi ripartire.
Se la notte si avvicina e il sangue del tuo sangue si perde in mille rivoli...brividi.
PERCHE' SI : tra thriller e pulp passando per la commedia nera senza soste, ottimi protagonisti, molti colpi di scena
PERCHE' NO : avrei preferito più spazio per Don Johnson
( VOTO : 7,5 / 10 )