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Cole Porter, grande autore di canzoni per musical. Un famoso sconosciuto?

Creato il 07 giugno 2010 da Rita Charbonnier @ritacharbonnier
Cole Porter, grande autore di canzoni per musical. Un famoso sconosciuto?Chi era Cole Porter? L’autore, nato alla fine dell’800, di molte notissime canzoni americane, cantate e pubblicate in tutto il mondo, che dal secolo scorso hanno superato brillantemente i cambiamenti del gusto musicale e sono diventate standard del jazz, e oltre, fino ad oggi. Esempio: I’ve got you under my skin, che è stata cantata da Diana Krall e Michael Bublé; oppure Night and Day, che è stata cantata dagli U2. Eppure, sembra che il nome di Cole Porter in Italia non sia troppo conosciuto. C’è da dire che la forza delle sue canzoni è anche nei testi, che scriveva lui, e che hanno veramente qualcosa di notevole; ma essendo in inglese, per noi sono meno fruibili.
(Nota personale: alcuni anni fa un amico cantante di musical mi chiese di scrivere per lui un recital di canzoni di Cole Porter, che doveva intitolarsi appunto Cole Porter, questo famoso sconosciuto. E’ rimasto un progetto irrealizzato.)
Cole Porter era nato il 9 giugno del 1891: dopodomani, quindi, sarebbe il suo centodiciannovesimo compleanno. L’augurio migliore che possiamo fargli è che le sue canzoni sopravvivano un altro secolo.
Sono stata ospite in due diverse puntate del programma Ridotto dell’Opera di Giorgio Appolonia, in onda sul secondo canale della Radio Svizzera di Lingua Italiana (qui potete ascoltare la radio in diretta web), per parlare di Cole Porter e del suo musical Kiss me, Kate (vedi più in basso). E’ stata una chiacchierata allegra e ridanciana nella quale il conduttore del programma, strettamente dedicato all’opera lirica e al mondo dei “melomani”, si è prestato a condividere argomenti più “leggeri”. Ci sono anche diversi ascolti musicali. Qui sotto, i player con le due puntate del programma.
Prima puntataBiografia di Cole Porter, da bambino prodigio ad autore di canzoni per diletto, fino ai primi successi a Broadway.
Seconda puntataLa trama di Kiss me, Kate. Bonus: diverse versioni, dal jazz al lounge, di una stessa canzone di Cole Porter.
A proposito di Kiss me, Kate
Cole Porter, grande autore di canzoni per musical. Un famoso sconosciuto?Il musical debuttò a Broadway, New York, nel 1948. Musiche e testi delle canzoni erano ovviamente di Porter; la storia e le battute in prosa di Samuel e Bella Spewack, una coppia di coniugi scrittori. Racconta la storia di due attori che un tempo erano marito e moglie, e che si trovano a recitare i ruoli di Petruccio e Caterina in una versione musicale de La bisbetica domata di Shakespeare, e litigano furiosamente. Il tutto prende una piega ancora peggiore quando arrivano dei gangster, creditori del produttore dello spettacolo.
Kiss me, Kate fu subito un successo. A Broadway ebbe oltre 1.000 rappresentazioni, che all’epoca, alla fine degli anni ’40, era un numero molto alto (oggi i musical angloamericani di maggior successo superano le 5.000 repliche). Nel 1953 ne fu realizzata una versione cinematografica. Inizialmente i produttori cercarono di convincere Laurence Olivier a interpretare il protagonista maschile, ma lui rifiutò. I due ruoli principali andarono a Howard Keel e Kathryn Grayson. Nel film compare anche lo stesso Porter in un piccolo ruolo: quello di un artista del teatro alle prese con un’attrice bizzosa e primadonna. C’è molta danza, più che nello spettacolo teatrale. Le coreografie sono di Hermes Pan. Però c’è un però. Nel corpo di ballo c’è un ballerino che allora aveva 26 anni e si chiamava Bob Fosse. Compare in quasi tutti i numeri di danza e ne ha anche coreografato uno, senza che però questo risulti nei crediti. In seguito, come sappiamo, Bob Fosse si è espresso magnificamente sia come coreografo sia come regista, anche cinematografico; ha preso l’Oscar per Cabaret.
Cole Porter, grande autore di canzoni per musical. Un famoso sconosciuto?Nelle versioni cinematografiche dei musical di Cole Porter i testi delle canzoni, che erano molto audaci per l’epoca, venivano regolarmente censurati. Accadde anche in questo caso. Nella canzone I Hate Men, nel testo originale compariva la parola “vergine”, che nella versione per il cinema divenne “signorina”. In teatro il personaggio cantava: “Odio gli uomini. Piuttosto che sposarne uno, rimarrò vergine tutta la vita.” E nel film canta: “Odio gli uomini. Piuttosto che sposarne uno, rimarrò signorina tutta la vita”. Il che sarà pudico, ma è anche lapalissiano.
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